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[Il ritratto] Keanu Reeves, il successo e la tragedia che gli ha sconvolto la vita: "Ecco cosa c'è dopo la morte"

Bellezza e disperazione. Ferocia e grazia inaudita. Profondità e solitudine. Quando si parla di Keanu Reeves gli estremi arrivano a sfiorarsi perché questo attore, così pervaso di misticismo e così refrattario alle leggi dello star system, è davvero un caso unico al mondo

Cinzia Marongiudi Cinzia Marongiu   

Bellezza e disperazione. Ferocia e grazia inaudita. Profondità e solitudine. Quando si parla di Keanu Reeves gli estremi arrivano a sfiorarsi perché questo attore, così pervaso di misticismo e così refrattario alle leggi dello star system, è davvero un caso unico al mondo. E, pur portando sul grande schermo personaggi estremi, arriva nella sua vita a confondersi con loro, almeno negli aspetti più umani. Succede anche con John Wick, l’assassino mercenario più amato che ci sia, che proprio in questi giorni atterra al cinema con il terzo capitolo della sua saga (qui la recensione). Un capitolo nel quale da vendicatore si trasforma in preda, scomunicato dalla Gran Tavola e braccato da tutti ovunque vada, dai sotterranei di New York al più sperduto deserto africano. Un action movie che lascia senza fiato, dove le scene di combattimento sono incredibilmente autentiche e i colpi di scena si susseguono fino alla fine e dove l’attore cinquantaquattrenne dà ancora una volta dimostrazione della sua prestanza fisica che gli permette di girare scene rischiose senza stuntman.

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Sequenze spettacolari e il dolore più grande

 

Lui stesso racconta di essersi allenato duramente per quattro mesi prima dell’inizio delle riprese: "Ci sono così tanti tipi diversi di sequenze d'azione, non solo numerosi stili di arti marziali e varie tipologie di armi da fuoco, ma anche motociclette, cavalli e cani. L’allenamento quindi è stato molto intenso. Ma onestamente, lo adoro. Amo questo personaggio, amo il suo universo”. Ma ciò che di John Wick conquista più di ogni cosa è la disperazione che lo muove, il dolore sordo per la morte dall’amata moglie, un dolore così grande che finisce per diventare la sua stessa ragione di vita. Vivere per ricordare l’amore. Esistere per ricordare di quando si era felici. Quasi una contraddizione, di sicuro una dannazione che in questo film è bene evidenziata dalla lotta che John Wick sembra fare oltre che con tutto il mondo soprattutto contro se stesso. Reeves lo spiega così: "C'è una battaglia di cui sta diventando più consapevole, una battaglia tra due parti di se stesso che chiamo John e John Wick. John è l’uomo che vuole essere lasciato in pace, che cerca una vita tranquilla in cui ricordare sua moglie. Per farlo deve coinvolgere il lato di se stesso che è John Wick, il lato che sa come combattere fino alla morte. Sembra assurdo, ma John Wick è l'unico che può aiutare John a sopravvivere".

Keanu Reeves ritratto per Yves Saint Laurent.

La tragedia come compagna ineluttabile

 

Una dannazione ben descritta dalla frase latina che ne costituisce parte del sottotitolo: “Si vis pacem, para bellum”, ovvero: “Se vuoi la pace, preparati alla guerra”. Una dannazione che Keanu Reeves conosce molto bene visto che la sua vita personale sembra avere come compagna ineluttabile la tragedia. La prima volta ha bussato alla sua porta proprio quando era al culmine della felicità, in attesa di diventare padre. Era il 1999 e Keanu una stella già lanciata nel firmamento di Hollywood grazie al surfista rapinatore di “Point Break”, all’ex gigolo di “Belli e dannati” e al principe Siddharta interpretato per Bernardo Bertolucci in “Piccolo Buddha”. “Matrix” lo stava consacrando numero uno al mondo ma Keanu la sua bambina ha potuto vederla soltanto senza vita, nata già morta. Il suo amore con Jennifer Syme non è riuscito a sopravvivere a quel lutto così grande. I due si sono lasciati poco tempo dopo anche se sono rimasti legatissimi fino a quando anche Jennifer, un anno e mezzo dopo, ha finito la sua vita in un incidente stradale: aveva in corpo un mix micidiale di antidepressivi e anestetici quando la sua Jeep si è scontrata contro un albero. Keanu da allora non si è più accompagnato ufficialmente a nessuna donna: gli sono stati attribuiti decine di flirt ma lui ha sempre smentito tutto.

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La vera generosità, quella che non richiede palcoscenici

Di sé e del suo privato non ama parlare più di tanto. Due anni fa lo ha sintetizzato così: “Tra le 984 mila manifestazioni diverse che può avere l’amore io ne ho conosciute alcune migliaia. Ma non sono sposato, non ho figli. Quindi in una visione del mondo più tradizionale forse io dell’amore proprio non so niente”. O forse semplicemente preferisce amare a modo suo, con la generosità più grande che è quella che non pretende palcoscenici. Così di lui si sa che dona in beneficenza cifre sfacciate, come gli 80 milioni di dollari guadagnati con “Matrix” e regalati ai bisognosi. Si sa che mangia panini seduto sulle panchine del parco in solitudine, che si decurta lo stipendio per permettere il coinvolgimento di altre star nella realizzazione di film nei quali crede, che fa la fila per entrare in un locale e che prende la metropolitana. I dettagli sulla sua esistenza da mosca bianca hollywodiana lo inseguono da almeno vent’anni e da soli potrebbero costituire un libro.

Keanu Reeves in "John Wick 3" - Parabellum". Diretto da Chad Stahelski, ha nel cast anche Halle Berry

Soave e indomabile proprio come il vento

Libro peraltro che lui ha scritto nel 2010 quando per tirare su di morale un’amica depressa si è scoperto scrittore con “Ode alla felicità”, breviario di rime sull’autocommiserazione che ne hanno svelato anche il lato ironico. Il musicista che è in lui invece qui in Italia lo abbiamo ammirato sul palco dell’Ariston quando si è esibito con il basso che per anni ha suonato nella sua band grunge, i Dogstar. Al nostro paeselo lega anche un affetto del tutto speciale, visto che è proprio l’Italia il paese scelto per vivere dall’amatissima sorella Kim, gravemente malata di leucemia. Così non deve stupire se qualche giorno fa, ospite del Late Show di Stephen Colbert, alla fine di una giocosa ospitata, Keanu ha dato una risposta commovente a questa domanda: “Che cosa pensi che accada dopo la morte?”. Lui ci ha pensato su e poi molto seriamente ha detto: “So che le persone che ci amano sentono la nostra mancanza”. Il pubblico è esploso in un applauso, il conduttore non ha più detto niente limitandosi a stringergli la mano e in tanti, mentre continuano a condividere sui social quella frase, pensano a quanto la vita e la morte in John Wick ma soprattutto in Keanu Reeves siano vicine. Il suo nome di battesimo, forma abbreviata dell’hawaiiano Keaweaheulu significa “vento leggero che sale dal mare verso i monti” e sembra davvero inventato per una persona soave ma allo stesso tempo indomabile, proprio come il vento.

Cinzia Marongiudi Cinzia Marongiu   
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È cresciuto con la passione per il cinema che non lo ha mai mollato. È autore...

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