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Stone: "Gli inferni che ho affrontato,e come li ho usati per arrivare fino all'Oscar"

E' uscita "Cercando la luce", ricca autobiografia del premiatissimo ribelle di Hollywood, sceneggiatore e regista. Ovvero: come mettere in scena i propri demoni

di Cristiano Sanna   
Oliver Stone giovane e stravolto in Vietnam, e con uno degli Oscar vinti
Oliver Stone giovane e stravolto in Vietnam, e con uno degli Oscar vinti

Le montagne di cocaina in cui affonda il naso il Tony Montana di Scarface, impersonato magnificamente da Al Pacino, erano quelle da cui stava cercando di fuggire uno stravolto Oliver Stone quando riparò in Francia per cercare di terminare la sceneggiatura di quello che è tra i crime movies più amati di sempre, uno dei capolavori di Brian De Palma. La coca. Usata per cercare di placare i propri demoni interiori (ma prima ci fu l'arresto per possesso di marijuana). Risalenti a molto prima della totalizzante esperienza come giovane volontario in Vietnam. Perché ogni vero demone che ci perseguita ha origine nella nostra infanzia. E' lì che si è sprigionato il buio contro cui Stone, regista e sceneggiatore pluri premiato, più volte premio Oscar e dissidente di successo come pochi ne esistono a Hollywood, lotta da sempre. Non a caso la sua autobiografia edita da La Nave di Teseo si intitola Cercando la luce. Ed è scritta con la potenza e il ritmo dei migliori film.

Far esplodere Hollywood da dentro

In Cercando la luce, Oliver Stone ritrae la sua vita e carriera fino al punto in cui è diventato tutto ciò che è oggi. L'autore capace di conquistare Hollywood da ribelle, e di farla esplodere da dentro. E quel punto ha un solo nome: Platoon. Il film scritto, immaginato, più volte proposto, più volte rimandato, quasi perso, che quando uscì nel 1986 fece un botto enorme. Successo al botteghino, critica in subbuglio ma comunque impossibilitata a negare la bellezza di quella pellicola, dibattiti a non finire, un maestro del calibro di Stanley Kubrick che, travolto dall'impatto del film di Stone, decise di rinviare di parecchi mesi l'uscita del suo Full Metal Jacket (pure quello ambientato durante la guerra del Vietnam). Ma il cinema arriva dopo la scrittura, e la scrittura arriva come risposta all'ansia di luce interiore. In copertina della sua autobiografia, un 23enne Stone stravolto in Vietnam ha nello sguardo il vortice che lo attanagliava, cominciato in tenera età con il divorzio dei suoi e il senso di vuoto e abbandono che può provare solo un figlio unico che precipita nel nulla esistenziale. 

Come una palla di lava

Cercando la luce ripercorre la storia di questo figlio di una coppia molto particolare, padre broker di Borsa di sangue ebraico (che contribuirà a ispirargli il copione di Wall Street, altro suo film acclamato) e madre francese e cattolica. Educato nella chiesa episcopale, con l'esplosione della famiglia, Oliver Stone cominciò la ricerca della sola domanda che in fondo ci ossessiona tutti: chi sono io? Andò a cercarsi in Vietnam, dove fu soldato decorato e poi insegnante. La scuola di cinema con Scorsese e la vicinanza del megalomane per eccellenza di Hollywood, Michael Cimino, lo spinse a dedicarsi prima alla sceneggiatura e poi alla regia. Nel 1978 la svolta con l'Oscar per la sceneggiatura di Fuga di Mezzanotte, poi l'escalation, dalla scrittura di Scarface a quella del controverso L'anno del Dragone, fino al debutto con nessun successo alla regia di Seizure e La Mano. Quindi il film che è la prima guerra di Stone con Hollywood: nell'America di Reagan, che si era assolta dai suoi crimini ma continuava ad avvelenare mezzo mondo appoggiando golpe, rovesciando leader politici e creandone altri, ponendo le basi per la finanza fuori controllo così come ci arriva fino ad oggi, un film sull'avvelenamento del Salvador da parte delle politiche occulte Usa apparve come pericoloso e fuori contesto. Invece fu come una palla di lava che lievita, lievita mentre corre giù per il pendio, travolgendo tutto. 

Ritmo indiavolato e ritratti al vetriolo

E naturalmente, da grande narratore, Stone ricorda molto e lo fa con precisione piena di sentimento ed emozione. E di satira. Come quando parla dell'attrazione che provava per Elpidia Carrillo, attrice messicana di umili origini e grande carattere, che lanciò in Salvador, dimostrando in piena era #MeToo e Weinstein-mostro che si può dire di no, anche quando hai potere: "Avevo una gran voglia di approfondire la sua conoscenza. Elpidia era più che disposta, a giudicare dai segnali che mi lanciava quando eravamo soli...mi convinsi però che l'autocontrollo...avrebbe reso migliore il film". Fino a Gilles Jacob, guru della cultura cinematografica francese e boss a Cannes che rifiutava regolarmente i suoi film perché giudicati violenti e volgari. Stone lo dipinge come "il mandarino francese".

Non avevo idea della tempesta che mi aspettava

A Michael Cimino, quello del Cacciatore e del disastro epocale di I cancelli del cielo, sono dedicate pagine indimenticabili per un "maniaco del controllo" ed "egocentrico" terminale dipinto con fascino e affetto. Poi ci sono gli incontri, tanti, da Harry Kissinger definito un novello "dottor Stranamore" ai tanti attori allora poco o niente conosciuti (Dafoe, Francesco Quinn, Depp, Berenger, Sheen) che diedero tutto sul set di Platoon. Fino ai maestri del grande cinema del passato (il musicista Georges Delerue, il regista Billy Wilder). L'amore esagerato per la madre, il sogno erotico per Elizabeth Taylor e le donne che le somigliavano, la critica costante del modello americano (con interviste, poi, a Castro, Chavez, Putin, il film su Snowden) e la voglia di elevarsi, di uscire dal fango personale in cui era precipitato dall'infanzia alla guerra nel Vietnam. "Oggi - scrive Oliver Stone - dopo trent'anni mi guardo indietro e capisco che allora non avevo idea della tempesta che mi aspettava". Ma oltre c'era la luce. 

 

di Cristiano Sanna   
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