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Indiana Jones fa 5 e va al Festival Cannes: ritratto di mito del cinema. Nato da un cane

Il Festival inaugura il quinto film della saga dell'avventuriero archeologo. Creato da Lucas e Spielberg e con un battesimo pieno di curiosità

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   
Harrison Ford come Indiana Jones nel 1981 all'esordio del personaggio, e oggi (Montaggio foto da Listal)
Harrison Ford come Indiana Jones nel 1981 all'esordio del personaggio, e oggi (Montaggio foto da Listal)

Era un cane. Non ce la stiamo prendendo con Harrison Ford, forse il più affascinante e ironico esponente di una Hollywood ormai scomparsa, oggi 79enne che gira ancora senza controfigure su set. No, Indiana senza Jones era un cane. Quattro zampe, occhi affettuosi e legatissimo al padrone che ne usò il nome per darlo a un personaggio nato quasi 50 anni fa, diventato mitico e arrivato al quinto film. Con Indiana Jones e il quadrante del destino, l'avventuriero archeologo nato dalle discussioni fra i grandi amici George Lucas e Steven Spielberg arriva al quinto film della saga a lui dedicata e conquista un dei templi del cinema d'autore, il Festival di Cannes.

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A ritroso nel tempo

Da dove si riparte allora? Indiana Jones e il quadrante del destino mette l'archeologo interpretato da Harrison Ford in mezzo agli intrighi per portare il primo uomo sulla Luna. La corsa allo spazio vede gli Usa contro l'Urss in una rivalità talmente sfrenata che la Nasa non ha esistato a collaborare con ex nazisti pur di vincere la corsa. E' un dottor Jones disilluso e decisamente maturo quello che torna in azione. Ed è un film, questo diretto da James Mangold, che arriva dopo anni di preparazione, ripensamenti, sceneggiatori sostituiti, lo stesso Spielberg che avrebbe dovuto essere regista ma che si è dimesso nel 2020. E' il film su cui punta moltissimo la Disney. A 42 anni da I Predatori dell'Arca perduta.

Come nasce un mito

Cosa ha reso Indiana Jones uno dei personaggi più amati di tutto il cinema d'avventura? Intanto il nome che non ti scordi. In realtà il personaggio interpretato da Ford si chiama Henry Walton Jones Junior ma lo detesta e così si è tenuto stretto il nomignolo Indiana. Che era il nome del cane di George Lucas, un alaskan malamute, quando cominciò a pensare a questo personaggio. Subito dopo sarebbe arrivato il successo di Star Wars a portarlo via dal progetto, "costringendo" Spielberg a prendere le redini del primo film. Ma il nome non basta. Indiana Jones diventa mitico perché riporta di grande attualità il film d'avventura e di mistero classico, quello da vecchia Hollywood fatto di eroi invincibili ma umani e doloranti, scanzonati, dentro esplorazioni fra antichi misteri, culture affascinanti, lingue che danno accesso a documenti rarissimi (e Indiana Jones ne parla e scrive parecchie). E' colto ma anche diretto come uno qualunque, seduttore ma pasticcione con le donne, pieno di dubbi e fragilità, perfetto per essere sentito dal pubblico come uno di noi. Ultimo ma non da meno, Harrison Ford. Con il fisico e il portamento da attore classico stile Spencer Tracy, e l'ironia di chi ha capito da subito di muoversi fra misteri di cartapesta. Ma divertendosi da morire.  

 

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   
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