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Addio a Elsa Martinelli

gianluca arnone

di Cinematografo   
Addio a Elsa Martinelli

E’ morta Elsa Martinelli, tra le attrici italiane più note a livello internazionale. Aveva 82 anni.

Nata a Grosseto nel 1935, si trasferisce presto con la famiglia nella capitale dove viene notata dallo stilista Roberto Capucci, che la lancia nel mondo della moda, divenendo un’indossatrice conosciuta in tutto il mondo.

GLI ESORDI. Il debutto al cinema arriva negli anni cinquanta con un film di Claude Autant-Lara (L’uomo e il diavolo, 1954) ma la notorietà giunge un anno dopo con il western Il cacciatore di indiani accanto a Kirk Douglas, che la scelse personalmente dopo aver visto una sua foto sulla rivista Life.
Considerata l’Audrey Hepburn italiana a causa del suo fisico longilineo (nell’epoca delle maggiorate), la Martinelli non si impone cinematograficamente solo per il suo aspetto esteriore ma conquista anche la critica vincendo l’Orso d’Argento per la migliore attrice al Festival di Berlino nel 1956 grazie all’interpretazione nel film Donatella di Mario Monicelli.

IL SUCCESSO.
In seguito avrebbe lavorato con i più importanti registi e attori del panorama internazionale. Con Mauro Bolognini ne La notte brava (1959); con Roger Vadim ne Il sangue e la rosa (1960); con John Wayne in Hatari! di Howard Hawks (1962); con  Robert Mitchum ne Il grande safari di Phil Karlson (1963); con Michel Piccoli ne La calda pelle di Jean Aurel (1965); con Orson Welles gira Il processo (1962), mentre con Elio Petri figura accanto a Marcello Mastroianni e Ursula Andress in un film dal sapore fantascientifico, La decima vittima (1965).
Dagli anni ’70 dirada la sua attività, ma nel 1976 è tra i protagonisti di Il garofano rosso, tratto dall’omonimo romanzo di Elio Vittorini.

LA VITA PRIVATA
. Nel 1957 aveva sposato il conte Franco Mancinelli Scotti da cui avrebbe avuto la figlia Cristiana. L’unione sarebbe durata una decina d’anni, al termine dei quali la Martinelli divorzia e nel 1968 sposa il fotografo Willy Rizzo.
Nel 1971 conduce il Festival di Sanremo accanto a Carlo Giuffrè. Sempre per la televisione, nel 1986 compare nella serie dei telefilm Atelier, per la regia di Vito Molinari e, dopo molti anni di assenza, fa capolino nuovamente al cinema con un film dell’esordiente Eugene Levy, Sette criminali e un bassotto (1992), remake dell’indimenticabile Crimen (1960) di Mario Camerini.
Della sua vita privata e professionale ha raccontato molti aneddoti lei stessa nell’autobiografia Sono come sono. Dalla dolce vita e ritorno pubblicato da Rusconi nel 1995.

di Cinematografo   
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