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Svelati anni di abusi sessuali su attrici e assistenti: nei guai Weinstein, gigante di Hollywood

Il produttore di La vita è bella, di Pulp Fiction e Shakespeare In Love inchiodato da un dossier. Da tempo le accuse piovevano su di lui, insabbiate o minimizzate

Cristiano Sanna Martinidi Cr.S.   
Ai lati: Rose McGowan e Ashley Judd, attrici vittime di molestie. Al centro, Harvey Weinstein
Ai lati: Rose McGowan e Ashley Judd, attrici vittime di molestie. Al centro, Harvey Weinstein

Quando la realtà supera qualsiasi Pulp Fiction. Non ci sarebbero il capolavoro di Tarantino, molti film dei fratelli Coen, La vita è bella di Benigni, gli acclamati Sesso, Bugie e Videotape che lanciò Soderberg, The Imitation Game, Il discorso del re, Will Hunting e il vincitore di Oscar Shakespeare in Love senza Harvey Weinstein e suo fratello. Potentissimi produttori di Hollywood (creatori della Miramax, ora proprietari della società che porta il loro cognome) veri pesi massimi del cinema e della tv. Fra premi prestigiosi e incassi milionari, da più di vent'anni un'accusa infamante insegue Harvey Weinstein: molestie sessuali. La prima a denunciarlo fu l'attrice Ashey Judd (Nella morsa del ragno), poi progressivamente sparita dai ruoli importanti, come è accaduto ad un'altra bellissima di carattere, Rose McGowan. Anche lei disse di essere stata molestata. Ora è un'inchiesta del New York Times a far cadere il gigante di Hollywood. 

La sua ammissione

Di fronte alla ricca ricostruzione del New York Times, Harvey Weinstein ha parzialmente capitolato. In una nota scritta ha ammesso i suoi abusi: "Ho sbagliato, me ne prendo la responsabilità. Sono cresciuto in un'altra epoca. Ma la mia famiglia è con me". Ma poi è passato al contrattacco accusando di disonestà il quotidiano che lo ha inchiodato: "Il nostro accordo era che ci avrebbe detto quali persone aveva incluso nella storia, affinché noi potessimo rispondere in modo appropriato. Aveva così paura di essere battuto sul tempo dal New York Magazine che è andato avanti per la sua strada e pubblicato un’inchiesta avventata. Ci ha messo sei mesi a fare ricerche per l’articolo e a noi ha dato solo 24 ore per rispondere". Ma la storia che raccontano le testimonianze e le carte legali è chiara.

Una lunga sequenza di molestie

Secondo il New York Times, Weinstein non avrebbe molestato soltanto Ashley Judd, l'attrice invitata per un colloquio di lavoro al Peninsula Beverly Hills Hotel, durante il quale le avrebbe chiesto di guardarlo mentre si spogliava sotto la doccia e poi di massaggiarlo. La modella italiana Ambra Battilana lo incontrò a TriBeCa, e si vide mettere le mani sul seno e sotto la gonna. Altre accuse di molestie sessuali, già anni fa, arrivarono da Rose McGowan, star del telefilm Streghe, poi molto attiva nel cinema indipendente e per un certo periodo compagna del rocker Marilyn Manson. A queste si aggiungono la denuncia dell'attrice e produttrice Emily Nelson, a cui Weinstein disse che se non gli avesse concesso favori sessuali non avrebbe avuto il suo aiuto. Poi toccò ad una assistente, lasciata "sconvolta e in lacrime" secondo la testimonianza di Lauren O' Connor, altra collaboratrice di Weinstein. Il New York Times ha raccolto un corposo dossier con nomi, luoghi, fatti, compresa la decisione del consiglio di amministrazione della società di insabbiare le accuse attorno al produttore, già note da anni. Risulterebbe inoltre che Harvey Weinstein abbia patteggiato in sede stragiudiziale con otto delle sue vittime. I suoi legali negano alcune accuse e promettono sfracelli contro il New York Times. Secondo Variety, "bibbia" dell'informazione legata allo spettacolo, Weinstein è già un uomo finito. Con queste accuse sul capo ha perso tutto il suo credito di uomo di cultura vicino alla causa democratica, ad Obama (una delle figlie dell'ex presidente lavora per una sua società), alle battaglie di Michael Moore, alle manifestazioni in favore dei diritti delle donne. Le sue imprese non hanno più conti floridi, gli affari vanno maluccio, ma questo è niente al cospetto del grave scandalo sessuale che affonda il gigante di Hollywood. 

Cristiano Sanna Martinidi Cr.S.   
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