Arriva in tv la fiction della discordia: il lato inedito del generale Dalla Chiesa. "Perché è stato difficile raccontarlo"

La fiction, diretta da Lucio Pellegrini, doveva andare in onda il 3 settembre, ma la candidatura di Rita Dalla Chiesa sollevò il problema della par condicio

TiscaliNews

Arriva in tv, in 4 serate su Rai1 dal 9 gennaio, la serie di Lucio Pellegrini 'Il nostro generale' che - a quarant'anni dalla strage di via Carini - mette in scena la storia di Carlo Alberto dalla Chiesa e dei 'suoi' ragazzi del nucleo speciale antiterrorismo, una sorta di 'docufiction', a metà tra il girato reale e l'uso di immagini e filmati di repertorio, in cui si intrecciano le vicende del Paese e il racconto più intimo e personale. Protagonista un grande Sergio Castellito, che veste appunto i panni del Generale. La serie racconta in particolare gli ultimi 10 anni della vita di Dalla Chiesa, partendo dal suo trasferimento da Palermo, dove era impegnato nella lotta alla mafia, a Torino, dove diventa Generale di brigata e dal 1973 lotta contro le Brigate Rosse, creando il "Nucleo Speciale Antiterrorismo". 

La polemica e il ritardo

La fiction, diretta da Lucio Pellegrini, prodotta da Simona Ercolani e co-prodotta da Rai Fiction e Stand By Me doveva andare in onda il 3 settembre, proprio in occasione del 40esimo anniversario dalla strage di via Carini, ma la discesa in campo di Rita Dalla Chiesa (figlia del generale) con Forza Italia, nelle ultime elezioni, sollevò il problema della par condicio, così la miniserie è stata programmata per il primo mese del 2023. 

"E' stato più difficile raccontare il privato"

Castellito, ormai diventato per tutti "il Generale", racconta come ha vissuto la registrazione della fiction (che lui chiama film in 4 atti): "È stato più difficile raccontare il privato, le relazioni sentimentali, ma anche quella con il ragazzi del Nucleo. Mi fa piacere il rispetto con cui si parla ancora oggi di quest'uomo, non solo per la presenza dei figli, ma anche perché sono ferite aperte. Per interpretare Dalla Chiesa ho fatto ciò che ogni attore dovrebbe fare, superare la performance e raccontare la storia. L'attore deve capire che il suo lavoro è narrare un personaggio. È un film di cui ho nostalgia, e questo è sempre un buon segno". 

Nicola Folletto e gli altri attori nel cast

Dalla Chiesa aveva messo in piedi il Nucleo speciale antiterrorismo, un gruppo scelto di uomini, giovanissimi, fortemente specializzato e capace di muoversi negli ambienti vicini ai brigatisti. Per i "ragazzi del generale" la lotta al terrorismo diventa un impegno totalizzante, non ci sono vacanze, pause e vita privata. Tra loro spicca il pugliese Nicola, il prediletto di dalla Chiesa, interpretato da Nicola Folletto, voce narrante della serie. In scena anche Flavio Furno (capitano Gian Paolo Sechi), Andrea Di Maria (Trucido), Viola Sartoretto (Minnie), Stefano Rossi Giordani (Tedesco), Romano Reggiani (funzionario), Teresa Saponangelo, che interpreta la moglie Dora Fabbo scomparsa prematuramente, Cecilia Bertozzi, Camilla Semino Favro e Luigi Imola nei panni dei tre figli Simona, Rita e Nando dalla Chiesa, e Claudia Marchiori in quelli della seconda moglie Emanuela Setti Carraro.

Nando Dalla Chiesa: "Mi disse quella frase che si trova sulle magliette"

Alla conferenza di presentazione della fiction c'era anche Nando Dalla Chiesa. "Mio padre è stato l’uomo delle istituzioni, ha insegnato cosa siano. Ripeto che mio padre non mi ha mai insegnato la Costituzione leggendomela, ma ma l’ha insegnata con i fatti. Durante l’ultima vacanza gli chiesi perché era ancora a Palermo, mi rispose che c’era ancora tanta gente che aveva fiducia in lui. E poi mi disse quella frase che ora si trova sulle magliette dei ragazzi di Libera: "Certe cose si fanno non perché si è coraggiosi, ma per avere il coraggio di guardare in faccia i figli ed i figli dei propri figli".

Rita Dalla Chiesa: "Non capisco perché non vengano studiati a scuola"

"Grazie alla fiction la storia di mio padre, delle Brigate rosse, e quella dei ragazzi del suo Nucleo antiterrorismo potrà finalmente essere conosciuta anche dai più giovani". È il pensiero di Rita Dalla Chiesa, che si chiede ancora "perché i carabinieri, i poliziotti, il generale Dalla Chiesa, chiunque abbia partecipato a fermare quegli anni bui, anche rimettendoci la vita, non vengano studiati a scuola, dove ancora si preferisce parlare degli assiro-babilonesi o delle guerre puniche. Eppure fanno parte del patrimonio della nostra Repubblica e di tutti gli Italiani che hanno vissuto con angoscia quel periodo. Questi eroi dovrebbero diventare dei punti di riferimento anche per i giovani".

Castellito: "Ci fermiamo alla Seconda guerra mondiale"

E a proposito dello studio della storia, anche Sergio Castellito si mostra abbastanza critico: "Mi sapete dire quale sia l'ultima pagina dei libri di storia che i nostri ragazzi studiano? Ci fermiamo alla Seconda Guerra Mondiale".