"Vatican Girl" shock e premi: la doppia pista su cui si è riaperto il caso Orlandi
La serie in streaming su Netflix è una dele più viste al mondo e candidata a premi prestigiosi. Ora sul mistero si muove una nuova Commissione

Andare a Roma a metà degli anni Ottanta e non vedere Emanuela era impossibile. Lei era ovunque, dentro la paura dei romani che la stessa cosa potesse accadere alle loro figlie, e di fronte agli occhi di tutti coloro che si muovevano per la Capitale presi ciascuno dagli affari suoi. Ma non abbastanza da non fermarsi con un brivido a guardarla almeno per un po', la foto di Emanuela Orlandi appesa ovunque: lei col cerchietto attorno alla fronte e sotto la scritta scomparsa. Era 40 anni fa. E se c'è una cosa sicura è che la grande risonanza che sta avendo la serie tv di Netflix Vatican Girl. Tra le 10 più viste al mondo tra quelle a tema documentario, e candidata ai Bafta, i prestigiosi "oscar" britannici nella categoria Factual Series.
Manuela, intrecci, depistaggi e le due piste contrapposte
Vatican Girl ha avuto un impatto così forte da accelerare la riapertura delle indagini su un caso che tormenta l'Italia e il Vaticano da decenni. E spingere la Santa Sede a dirsi finalmente disposta a collaborare a scoprire la verità sulla scomparsa della figlia di un impiegato laico del Vaticano, devoto di Wojtyla. Perché da quel 22 giugno de 1983, quando la 15enne Emanuela Orlandi non fece ritorno a casa ma no+n prima di aver fatto sapere che aveva un appuntamento con un misterioso "uomo della Avon" che le aveva proposto 375mila lire per distribuire cosmetici ad una sfilata per un solo pomeriggio, sulla sua scomparsa è stato detto di tutto. Scritto di tutto. Inchieste e processi si sono susseguiti portando nel corso degli anni a due archiviazioni. Nulla di fatto. Fino a Vatican Girl.
I soldi dello Ior o la pedofilia in Vaticano: le due ipotesi
La serie sulla scomparsa di Emanuela Orlandi ha soprattutto un elemento dirompente, su cui va esercitata la massima cautela ma di cui già tutti parlano e scrivono. L'audio in cui un uomo vicino alla Banda della Magliana e usato come confidenze dei Servizi dice che sia Emanuela che un'altra ragazza erano oggetto di abusi sessuali da parte di un personaggio importante in ambiente vaticano. La domanda è: come può questa pista essere compatibile con quella a lungo seguita circa il possibile rapimento della ragazza con ricatto per riavere i soldi riciclati dallo Ior e dal Banco Ambrosiano? Secondo Chiara Messineo, produttrice di Vatican Girl sentita dal Corriere della Sera, le due piste potrebbero intrecciarsi. Emanuela porebbe essere stata rapita, aver subito violenza, aver perso la vita, è ancora probabile che quelli della Magliana abbiano poi fatto sparire il corpo. Quarant'anni, nessuna verità.
Una lunga serie di false verità e piste verso il nulla
Molti depistaggi, il mistero del nastro in cui una giovane chiede che smettano di farle qualcosa che la sta facendo soffrire in cui alcuni dicono di riconoscere la voce della Orlandi e altri sostengono che sia un audio preso da un film porno per spaventare e confondere ulteriormente. Vatican Girl riporta il caso all'attenzione internazionale mentre si muove la Commissione bicamerale d'inchiesta che il 6 giugno sentirà Laura Sgrò, avvocata della famiglia Orlandi, Giuseppe Pignatone ex procuratore capo della Repubblica a Roma che ora presiede il Tribunale di prima istanza della Città del Vaticano, Alessandro Diddi, promotore di Giustizia della Città del Vaticano, il giornalista e conduttore di Atlantide Andrea Purgatori che si occupò a lungo del caso e Francesco Lo Voi, attuale capo della Procura di Roma. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela da decenni si batte per la verità ma guarda la realtà: "Mi avrebbero detto che le cose stavolta sarebbero state più veloci, ma non è così".