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"True Detective: Night Country": Jodie Foster era Clarice e ora è Liz, a indagare fra ghiacci e orrore

La quarta serie della grande serie tv riparte da capo e si sposta in Alaska. La detective idealista del Silenzio degli innocenti qui è invecchiata, dura, disillusa. Dentro una storia splendida

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   
Jodie Foster nei panni di Clarice Sterling e ora di Liz Danvers. Al centro, uno dei simboli su cui ruota la serie (immagini da Sky/HBO)
Jodie Foster nei panni di Clarice Sterling e ora di Liz Danvers. Al centro, uno dei simboli su cui ruota la serie (immagini da Sky/HBO)

Bianco e nero dentro un freddo polare che nasconde cadaveri, allucinazioni, misteri, tracce da decifrare. Come ci è finita in una indagine del genere l'agente Clarice Sterling che dava la caccia al più perfido ed elegante dei serial killer in Il silenzio degli innocenti? E' una Jodie Foster tutta rughe, segni della vita, mascella dura e storta dal tempo, carattere appuntito quella che si muove al centro di True Detective: Night Country, il ritorno della serie che dieci anni fa è stata come un boato tv di cui si sente ancora l'eco. Dal 15 dicembre è in streaming su Sky e Now la quarta stagione, che omaggia l'epica del creatore Nic Pizzolatto ma di fatto lo esclude per i mezzi flop a segure, affidando questi episodi ad una nuova showrunner. Il risultato è ottimo.

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I due volti di Jodie

La giovane, determinata e segnata dal suo passato Clarice qui si chiama Liz Danvers. Jodie Foster le dà volto e lividi interiori ("col tempo puoi accettare anche parti da brutta persona, come sto facendo da un po'" ha commentato l'attrice in una serie di interviste). Il confronto è inevitabile e il casting voluto: una detective che la vita ha reso più stanca e disillusa ma non meno tenace. E' lei con la collega Evangeline Navarro, una Kaili Reis perfetta partner, ad affrontare un mistero che affiora dai ghiacci dell'Alaska (l'inesistente cittadina di Ennis ricreata sul freddissimo set islandese). Si comincia dall'indagare sulla scomparsa si una nativa inuit e ci si imbatte in otto corpi di uomini di una stazione di ricerca. Da lì è un muoversi in una natura selvaggia, severa e a temperature tali da favorire i peggiori ricordi e far nascere allucinazioni. E' ormai diventata celebre la frase della nuova showrunner e regista Issa Lopez che se "True Detective prima era maschio e sudato, Night Country è buia, fredda e femmina". Ed è chiaro che, a parte la grande bravura di tutti gli attori (e molte sono le attrici nel cast) è lo scenario ad essere coprotagonista

Immagine Sky/HBO

Quando Carcosa è ovunque

Non sveleremo altro delle indagini della nuova coppia Danvers-Navarro, ottima erede degli indimenticabili Cohle e Hart impersonati nel primo True Detective da Matthew McConaughey e Woody Harrelson. E Pizzolatto, che fino a dieci anni fa era la nuova superstar della scrittura per la televisione? Si è rapidamente eclissato (ma con degno pagamento dei diritti) dopo aver sbandato nella scrittura delle due serie precedenti, anche se la terza era ottima, ma gli omaggi dell'auttrice Lopez alla sua epica scura e filosofica ci sono anche in Night Country. Tornano i simboli misteriosi sulla pelle e sui muri, gli strani vortici stilizzati a ricordare il mondo di Carcosa in cui si agitavano gli assassini abusatori della prima serie, quella volta fra le paludi della Louisiana distrutta dall'uragano. Tornano i personaggi violati e inquietanti, torna il rapporto fra cultura americana bianca, consumistica, materialista e le comunità locali piccole, ferite, determinate a resistere, con dentro segreti inconfessabili. Torna Jodie Foster, stavolta Clarice non ha il dottor Lecter a guidarla a prendere gli assassini, ma solo tanti fantasmi che si agitano fra neve e ghiaccio. In un meraviglioso orrore che ha molti risvolti etici. Altrimenti non ci sarebbero stati due inuit (i nativi dell'Alaska) fra i produttori di True Detective: Night Country

Immagine Sky/HBO
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In passato ha scritto per L’Unione Sarda, Il Sole 24 Ore, Cineforum, Rockstar...