Basta pornografia del dolore: perché "Per Elisa" la miniserie sul caso Claps è un gioiello che conquista i giovanissimi
Sei episodi per raccontare i misteri della studentessa scomparsa e ritrovata morta nel sottotetto di una chiesa. Piace molto ai giovanissimi e non indulge in orrori

Dicono che i giovani sono presi dai balletti su TikTok e le stramberie da intrattenimento su Instagram e affini. Che a loro non importi niente dell'attualità e dei drammatici casi di cui è costellata. E molti si lamentano del fatto che i grandi fatti di "nera" italiani si trasformino molto, troppo facilmente in fiction morbose, piene di colpi di scena sanguinosi e che appiattiscono il ragionamento sull'orrore del Male in nome dei numeri Auditel. Ecco perché Per Elisa - Il caso Claps, la miniserie appena cominciata in Rai sta diventando un fenomeno in controtendenza. Narrazione asciutta, lavoro di documentazione rigoroso, cast azzeccato. Ed ecco l'avvicinarsi di due pubblici tradizionalmente opposti: i "grandi" che guardano la Rai di Domenica In e Montalbano e chi è cresciuto a pane e streaming su altre piattaforme.

"Una di noi" che non c'è più
Era il 12 settembre 1993 quando Elisa Claps, 16enne studentessa al terzo anno del liceo classico di Potenza, usciva di casa per non fare mai più ritorno. La verità è venuta a galla solo il 17 marzo 2010, quando i resti di Elisa vennero trovati murati nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità del capoluogo lucano. Nel mezzo c'è stata la dura e lunghissima battaglia dei familiari per scoprire cosa fosse successo e la rivelazione finale è stata un autentico shock. Perché Elisa era stata murata in una chiesa? Perché c'era un bottone rosso di probabile appartenenza a un abito cardinalizio accanto al suo corpo? Come aveva potuto il suo assassino arrivare a fare un lavoro del genere dentro un edificio religioso? Di chi era il Dna della seconda persona collegabile ai resti di Elisa? Come si scoprì poi, a uccidere Elisa (probabilmente dopo aver abusato di lei) fu Danilo Restivo, feticista e persecutore di donne che dopo aver tolto la vita alla Claps si era trasferito in Inghilterra uccidendo anche Heather Barnett. Macabro il particolare che Restivo conservasse come feticci le ciocche di capelli delle sue vittime. Il caso Claps non si è ancora chiuso del tutto (c'è un filone di inchiesta sui probabili complici di Restivo) ma la miniserie Rai ne ripercorre tutte le tappe, le ambiguità, le zone oscure e la dolorosa dignità dei familiari nella tenace ricerca della loro amata. Si è detto e scritto che Per Elisa ha sfondato presso il pubblico di giovanissimi un po' come ha fatto precedentemente Mare Fuori. Top trend sui social, molto commentata dai teenager, Elisa è "una di noi", una ragazzina privata di tutto, della vita nel fiore dell'esistenza.

La messa in scena misurata
A far molto apprezzare Per Elisa - Il caso Claps è anche il modo in cui è stata scritta e filmata. Non c'è compiacimento, non c'è violenza gratuita, ha una bella ricostruzione dei fatti (citando anche format come Chi l'ha visto?) e lavora di sottrazione, mostrando meno ma lasciando tensione e magone in chi guarda e sviluppa la stessa serie di verità. Di più, ha il coraggio di usare in un ruolo che non ti aspetteresti (come fanno le migliori fiction americane) Giulio Della Monica qui nei panni dell'assassino maniacale, così come sono perfetti e in parte Gianmarco Saurino passato dai ruoli medici in Doc a quello di fratello dolente della vittima, che fonderà l'Associazione Penelope per dare voce e forza a tutti i familiare di vittime di violenza, e la Elisa del piccolo schermo, Ludovica Ciaschetti. Tutti insieme in un grande progetto di narrazione che restituisce il senso del servizio pubblico televisivo.
