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Marco Bellavia: era difficile fare di peggio ma il Grande Fratello c'è comunque riuscito

Peggio dei leoni da tastiera ci sono solo i buonisti da tastiera, gli ottimamente posizionati dalla parte giusta sui social che poi nella vita reale hanno l'empatia di un comodino

di Camilla Soru   

La vicenda di Marco Bellavia al Grande Fratello Vip ci ha costretti tutti ad avere a che fare con la trasmissione e con i suoi protagonisti. Persino chi fino a quel momento aveva avuto la fortuna di riuscire a non sapere nulla di nulla del programma di Signorini, si è trovato catapultato in un vortice di trash dal sapore anni ’90, crudeltà e mancanza di empatia. 

A una cosa però è sicuramente servito questo teatro degli orrori: a capire che non esistono solamente i leoni da tastiera, ma anche i buonisti da tastiera. Che forse, anzi certamente, sono molto peggio. Se da una parte ci sono gli odiatori seriali che si trasformano in agnellini quando non sono protetti da schermo e tastiera, dall’altra ci sono i buoni a tutti i costi, gli ottimamente posizionati dalla parte giusta sui social che poi, nella vita reale (o artefatta nel caso del GFVip), si scopre avere l’empatia di un comodino.

Si pensava di aver toccato il fondo, ma dovremmo sapere che nel mondo della tv c’è sempre terreno morbido da poter scavare. Così, nell’ultima puntata del reality, Marco Bellavia - si spera a questo punto profumatamente pagato - si ripresenta in trasmissione. Accolto tra le braccia di Signorini che quasi commosso gli propina un video tremendo delle peggiori cose che gli abitanti della casa hanno detto alle sue spalle. Difficile credere che questa trovata geniale servisse per fare un remind ai telespettatori. La sensazione è più quella che per resuscitare un programma mummificato da gaffe, scivoloni e pessima tv, si sia pensato di spremere il povero Bellavia fino all’ultima goccia di succo. O di lacrime, che ovviamente arrivano copiose: “A casa mia madre piangeva”. 

Non regge nemmeno la scusa di voler in qualche modo aiutare Bellavia, dargli una seconda chance, la possibilità di far valere le sue ragioni. Perché dal bullismo si è solo passati al pietismo spiccio e obbligato, privo di consapevolezza. Nessun atto d’amore, solo un riposizionamento dalla parte giusta del mondo a favore di social.

Il clou arriva quando Marco viene fatto rientrare nel giardino della casa, davanti a lui i suoi ex compagni di viaggio. Tutti in piedi e in silenzio ascoltano la strigliata che ha in serbo per loro “Ho sperato per 22 anni di riuscire ad entrare in questa trasmissione, per me bellissima. E voi ci avete impiegato 22 giorni a buttarmi fuori”. Commozione, scuse, voglia di abbracci a favore di telecamera. 

Chissà se questa cosa sia servita, se Marco Bellavia possa ritenersi soddisfatto, se gli altri concorrenti abbiano davvero imparato qualcosa e se il pubblico a casa sia sentito più appagato o più preso in giro. La sensazione che rimane è che sia stata scritta un’altra pagina di pessima tv. 

di Camilla Soru   
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In passato ha scritto per L’Unione Sarda, Il Sole 24 Ore, Cineforum, Rockstar...