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Littizzetto e l'offesa pesante ai militari: nel botta e risposta al veleno a fare "cagar......o" è la sua risata

La battuta della comica torinese sui militari italiani scatena polemiche: offesa gratuita o satira? Le reazioni di Paglia e Bertolini

Maria Elena Pistuddidi M.E.P.   

Un'uscita infelice, un'espressione colorita, e una bufera che non accenna a placarsi. Luciana Littizzetto, nota per la sua ironia pungente, ha acceso un dibattito rovente con una battuta pronunciata durante la sua "letterina" a Che tempo che fa sul Nove, lo scorso 9 marzo. Parlando del piano di difesa europeo e rivolgendosi alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, la comica torinese ha detto: "Noi italiani non siamo capaci di fare la guerra, facciamo cagarissimo". Un’affermazione che, accompagnata da un sarcasmo sulla presunta inettitudine bellica dei nostri soldati, ha scatenato reazioni durissime, soprattutto tra i militari e sui social. Ma è davvero lecito sacrificare il rispetto sull’altare della risata? E, soprattutto, è il momento giusto per farlo?

Ridurre l'operato dell'esercito ad una caricatura è troppo

Lucianina Littizzetto ha dipinto un’immagine dell’Esercito italiano che si nutre di un vecchio stereotipo: quello del soldato nostrano buono solo per "tornei di calcetto in caserma" o per suonare nella banda, incapace di reggere il confronto con le potenze militari d’Europa. Un luogo comune che ignora la realtà: i militari italiani, da decenni, sono impegnati in missioni di pace in teatri complessi come Afghanistan, Iraq e Libano, dove dimostrano professionalità e coraggio. Non saranno addestrati per guerre di conquista – e forse è un bene, vista la nostra Costituzione che ripudia la guerra come strumento di offesa – ma ridurre il loro operato a una caricatura è sembrato a molti un'offesa gratuita.

La reazione non si è fatta attendere

Il tenente colonnello Gianfranco Paglia, eroe di guerra pluridecorato e consigliere del ministro della Difesa Guido Crosetto, ha risposto con parole misurate ma ferme: "Rispetto la signora Littizzetto come artista, ma esiste un limite. Di fronte a chi indossa l'uniforme con onore bisogna solo inchinarsi". Paglia, che nel 1993 perse l'uso delle gambe a Mogadiscio, ha chiesto scuse non per sé, ma per i caduti che "hanno sacrificato la vita per renderci liberi". Anche il generale Marco Bertolini ha ribattuto, definendo il commento "tutt’altro che spontaneo" e inquadrándolo in una narrativa che sminuisce la sovranità militare italiana, forse per favorire un esercito europeo.

Il punto non è solo il confine tra comicità e offesa

È il contesto a rendere questa battuta un ordigno inesploso e pericolosissimo. Viviamo un momento di tensione geopolitica senza precedenti: la guerra in Ucraina, le minacce di Putin, la rottura tra Trump e Zelensky dopo le recenti prese di posizione del presidente Usa, e il dibattito interno all’Italia tra chi vuole mantenere la sovranità nazionale e chi spinge per cederla a un esercito europeo. In questo scenario, ridicolizzare le Forze Armate italiane non è solo un rischio, ma un segnale che può alimentare divisioni. L’Italia, con i suoi militari rispettati a livello internazionale, è un attore chiave nelle missioni Nato e Onu. Sminuirne il valore, anche solo per strappare una risata, è un lusso che forse non possiamo permetterci.

L'altra gag che fece infuriare parecchio

Luciana Littizzetto non è nuova a questo genere di polemiche: nel dicembre scorso, la sua "letterina" natalizia che metteva sullo stesso piano Putin e Zelensky aveva già fatto infuriare molti. Stavolta, però, il bersaglio è più vicino, più tangibile. La comicità ha un prezzo, e spesso lo pagano gli altri. La domanda resta: vale la pena danneggiare il morale di chi ci difende per un applauso facile? Forse, come ha suggerito Paglia, un gesto di scuse potrebbe trasformare questa gaffe in un'occasione di riflessione. Altrimenti, il rischio è che a "fare cagarissimo" sia solo il tentativo di far ridere.

Maria Elena Pistuddidi M.E.P.   
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