Grillo da Fazio, il boom di ascolti tv di un uomo stanco e un comico dalle idee confuse

Un'ora di soliloquio punteggiato dal balbettio del conduttore, per mettere in scena i propri pentimenti, la presunzione e i dolori che lo consumano da un po'

Beppe Grillo nel suo show a 'Che tempo che fa' (foto Ansa)
Beppe Grillo nel suo show a "Che tempo che fa" (foto Ansa)

Il potere logora chi non ce l'ha, disse con perfidia democristiana Giulio Andreotti. Ma anche chi ce l'ha, potrebbe rispondere Giulio Cesare sotto la veste che si stese sul corpo martoriato dalle coltellate dei congiurati, prima di spirare. Dei passaggi politici dello show di Beppe Grillo come ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa si può leggere qui. Il botto di ascolti, 12,1% di share e 2,4 milioni di telespettatori, miglior risultato di sempre per il canale Nove, è di fatto lo show di maggiore successo di Grillo da anni a questa parte. Ma anche il momento in cui il giullare giustizialista e moralista che ha fatto nascere un MoVimento anti partitico poi diventato partito e molto attaccato al potere, si è messo di fronte allo specchio. Non ne esce un bel ritratto.

Era già tutto scritto nel 2016

In molti ricorderanno lo show di Beppe Grillo trasmesso sette anni fa da Netflix, intitolato in modo eloquente: Grillo Vs. Grillo. In quella occasione il comico poi diventato l'Elevato di un MoVimento in cui "uno vale uno" ma tutti valevano meno di lui che scomunicava politicamente chi non agiva come avrebbe dovuto a suo dire, si mostrava già stanco. Un uomo stanco, un comico stanco, che passava tutta la prima parte dello spettacolo a ricordare la sua vita ("io sono stato tornitore in fabbrica, io sono un operaio, non Landini e la Cgil"), le sue frequentazioni nel vicinato ("con Donato Bilancia, poi serial killer, che doveva occuparsi che io non finissi male, pensate voi"), le amicizie liguri di sempre (Gino Paoli, evocato anche da Fazio, lo stesso Fazio da lui sempre difeso anche quando il contratto Rai era fra i più ricchi e criticati).

Il pentimento tardivo di uno diventato guru

Seconda parte sul suo impegno politico, di un uomo che è sempre stato bravo soprattutto a stare con se stesso, la sua furia bastonatrice di costumi che lo infastidivano, il suo ego, ma che si era poi catapultato a misto di figura di guru sociale, di maestro di una nuova umanità possibile. "Cittadini con l'elmetto, informati dei fatti, che vedono tutto, riprendono tutto, inchiodano i politici di professione" era l'idea alla base del M5S. E' andata molto diversamente per le modalità da setta iper controllata e in cui l'individualità veniva polverizzata dalle votazioni online a cui partecipava qualche migliaio di persone, per poi sbattere contro il direttorio formato da lui, Casaleggio e i prescelti da loro. Tutti a guardare verso Beppe, tutti a chiedere permesso, sostegno, uno sguardo che si sperava fosse benevolo. Grillo era già stanco di tutto questo sette anni fa. Perché il potere ti cambia più velocemente di quanto tu riesca a cambiare il potere. 

Non sarà Plauto a salvare Beppe

L'espediente usato da Grillo nella sua ora di soliloquio nello studio di Fazio è una delle macchine comiche più antiche di sempre e risale alla palliata, la commedia romana antica inventata da Plauto per portare nella cultura latina le forme d'arte greche. Plauto faceva parlare il servo maligno, il buffone intrigante, direttamente col pubblico, presentando ciò che lui e gli altri personaggi stavano per fare in scena, e prendendosi spesso tutte le colpe, sorta di capro espiatorio spinto dallo humor. Così Grillo, la sua stanchezza, gli anni che passano, il figlio sotto processo per stupro, la gente che lo adorava per quanto fosse contro e che ora si tiene salda sotto il sedere la sedia di quei palazzi del potere che avrebbe dovuto abbattere. "Io sono il peggiore" ripete da un po' l'uomo che tirava banconote false ai giornalisti che lo intervistavano, perché #noncielodicono. Il collettore di molti complottismi, di molto giustizialismo spiccio, di un nuovo modo di fare accentramento come leader, senza peraltro mai candidarsi o essere eletto ad alcunché. L'autoproclamazione della propria specialità Grillo se l'è sempre fatta da sé. Ora che lo scenario che aveva creato gli è esploso in mano e di fronte agli occhi, resta tanta presunzione, molti errori, e il desiderio che lui stesso provava sette anni fa nello show su Netflix. In cui per terminare, andava in mezzo alla gente, guardava con loro il suo faccione proiettato su un maxischermo, ed invitava tutto il pubblico: "Tre, due uno, mandatemi affan...".