Gabriella Carlucci: l'eterna "sorella" a cui davano della scema sentenzia: "Non mi vedrete mai a Ballando"
Essere sorelle Carlucci non è (sempre) stato un pass partout. Chiedere a Gabriella Carlucci, la "numero due" per anagrafe e, diciamolo, per fama rispetto all'onnipresente Milly Carlucci, regina del sabato sera Rai. In una recente intervista fiume al Corriere della Sera, Gabriella si racconta senza troppi filtri, svelando un percorso pieno di curve, successi e qualche paletto tra le ruote, spesso vissuto – suo malgrado? – con l'etichetta ingombrante di "sorella di". Un'ombra lunga, quella di Milly, tanto che Gaby confessa candidamente come già da piccola sgobbasse sui libri per non sfigurare: "Milly prendeva tutti 10, per non sfigurare mi impegnavo al massimo". La sindrome della "seconda", un classico che a quanto pare non risparmia neanche le famiglie dello spettacolo.
Dalla tv al campo minato della politica
Ma Gabriella Carlucci non è certo rimasta a guardare. Dagli esordi come inviata spericolata per Portobello ("non mi spaventava nulla"), alla conduzione di Sanremo (ricordato più per lo stress e i puntini rossi che per altro), fino al ruolo di "Super-Gabry" a Buona Domenica accanto a Gerry Scotti, la televisione se l'è divorata. Poi, la svolta che non ti aspetti: la politica. Complice un apprezzamento pubblico per il programma di Berlusconi che le valse la chiamata diretta del Cavaliere. Lei disse no alla candidatura immediata, ma fondò il dipartimento Spettacolo e Cultura di Forza Italia, trampolino che la portò dritta alla Camera nel 2001. Un mondo scintillante sulla carta, ma che per lei si rivelò un campo minato.
"Di destra e con i tacchi? Scema"
Ed è qui che arriva il bello. Una volta entrata nei palazzi del potere, Gabriella Carlucci sostiene di essersi scontrata con un muro di pregiudizi. La sua colpa? Essere di destra e, dettaglio non trascurabile per i suoi detrattori, portare i tacchi. "La cosa più carina che mi dicevano era che ero scema", racconta senza mezzi termini. Una discriminazione bella e buona, stando alle sue parole, legata all'orientamento politico. Non la prima a lamentarlo, certo, ma sentirlo da un volto noto fa sempre un certo effetto.
Imprenditrice ma per la tv ha le idee chiare: "Mai a Ballando"
Oggi Gabriella Carlucci si è "reinventata imprenditrice nel cinema", promuovendo film italiani all'estero. Un nuovo capitolo lontano dai riflettori e dalle beghe politiche. Tornerebbe in televisione? Sì, ma scordatevi siparietti familiari a Ballando con le Stelle ("troppo scontato"). La tentazione ci sarebbe solo per un programma di storia o un format utile per l'occupazione.
La storia di Gabriella è emblematica di tante cose
La difficoltà di scrollarsi di dosso etichette familiari nel mondo dello spettacolo, la brutalità spesso gratuita dell'arena politica (dove l'apparenza e l'appartenenza contano, ahimè, ancora tanto) e la capacità, tutta femminile, di reinventarsi. Che la sua denuncia sulla discriminazione politica sia fondata o frutto di una delusione personale è difficile dirlo senza contraddittorio, ma è indubbio che il suo racconto aggiunge un tassello al complesso mosaico del rapporto tra donne, potere e pregiudizi in Italia. Una "Super-Gabry" forse meno spericolata, ma non meno combattiva.