Fuochi d'artificio in TV: perché i baby partigiani ci ricordano tanto gli amati "Goonies". E già li amiamo
La nuova serie evento di Rai 1 sulla Resistenza vista dai bambini sembra un successo già scritto. A giudicare dai giudizi sui social: ecco perché piace

Sembra proprio che Rai 1 abbia fatto di nuovo centro. Parliamo di Fuochi d'artificio, la nuova miniserie diretta da Susanna Nicchiarelli che, stando ai mormorii social e ai trend di ricerca, ha letteralmente acceso la miccia dell'entusiasmo fin dalla prima puntata. L'attesa era alta, ma la risposta del pubblico sembra andare oltre le aspettative. Sui social non si parla d'altro: commenti entusiasti, condivisioni e una curiosità palpabile per questa storia che affronta un tema difficile come la Resistenza partigiana da una prospettiva totalmente inedita: quella di un gruppo di ragazzini coraggiosi.
La magia di uno sguardo bambino sulla storia
Ma cosa ha colpito così nel segno? Dai commenti che circolano online, emerge un mix vincente: l'originalità del punto di vista, innanzitutto. Vedere la Seconda Guerra Mondiale e la lotta partigiana attraverso gli occhi di Marta (la bravissima esordiente Anna Losano), del fratello Davide (un sorprendente Lucas Charles Brucini) e della loro banda di amici, mescola dramma storico e avventura quasi fiabesca. C'è il coraggio, la paura, l'incoscienza tipica dell'età, ma anche una determinazione incredibile. La gente sembra apprezzare questa capacità di raccontare la Storia con S maiuscola unendo le generazioni, proprio come voleva la regista Nicchiarelli, parlando al cuore di nonni, genitori e nipoti con un linguaggio universale fatto di emozioni forti, amicizia e lotta per la libertà.
Giovani talenti e volti noti: le curiosità dal set
A dare vita a questa banda improvvisata, che si dà il nome in codice "Sandokan" per aiutare i partigiani, un cast di giovanissimi attori, molti alla loro prima esperienza sul set, che stanno già conquistando il pubblico. La già citata Anna Losano (Marta) che è il cuore pulsante, capace di usare la sua età come scudo. Lucas Charles Brucini (Davide) è la mente del gruppo, fragile ma geniale. Accanto a loro Lorenzo Enrico (Marco), l'amico più grande per cui Marta ha un debole, e Carlotta Dosi (Sara), l'amica timida che scopre una forza inaspettata. Curiosità: questi ragazzi si sono messi in gioco con grande naturalezza, supportati da veterani amatissimi come Carla Signoris e Bebo Storti nei panni degli apprensivi nonni, figure fondamentali che radicano la storia nella realtà familiare.
Tra le Alpi e il cuore
Ambientata tra le suggestive Alpi piemontesi nel 1943, e tratta dall'omonimo romanzo di Andrea Bouchard, Fuochi d'artificio non è solo una fiction ben fatta. È un ponte tra passato e presente, un modo per ricordare (non a caso l'ultima puntata cadrà il 25 Aprile, 80° anniversario della Liberazione) senza retorica, ma con l'intensità di un'avventura vissuta sulla pelle. La capacità di mostrare anche sfumature inaspettate, come il rapporto tra Marta e il tenente tedesco che ama Louis Armstrong, aggiunge profondità a un racconto che sa essere teso, commovente e persino divertente.
Perché ci ricordano tanto i Goonies
Se la banda di ragazzini protagonisti di Fuochi d'artificio ci fa pensare ai mitici Goonies, un motivo c'è, al di là delle ovvie e abissali differenze di contesto. È la dinamica del gruppo che ce li ricorda: un manipolo di amici giovanissimi, un po' outsider, uniti da un forte legame e da una missione "segreta" che li vede agire all'insaputa (o quasi) degli adulti, sfidando pericoli più grandi di loro. Proprio come nel film cult degli anni '80, anche qui ci sono ruoli quasi definiti – Davide come mente ingegnosa del gruppo, una sorta di "Data" che decodifica messaggi – e un obiettivo comune che richiede coraggio, astuzia e lavoro di squadra. Certo, qui non si cerca un tesoro pirata ma si lotta per la libertà rischiando la vita contro i nazisti, eppure quello spirito di avventura, di sfida corale e di amicizia indissolubile che anima Marta, Davide e i loro compagni crea un ponte emotivo immediato con l'immaginario avventuroso dei Goonies.

Le carte in regola per diventare un successo e non solo
L'entusiasmo iniziale per Fuochi d'artificio sembra dunque più che giustificato. C'era bisogno di una storia così: capace di parlare di Resistenza senza appesantire, ma anzi, appassionando con la forza dell'avventura e la purezza dello sguardo infantile. Se manterrà questa freschezza e intensità anche nelle prossime puntate, potremmo trovarci di fronte a una piccola perla della nostra fiction, capace di lasciare un segno non solo negli ascolti, ma anche nei cuori. Staremo a vedere, ma la partenza è decisamente col botto.