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Colin Farrell, mostro in tv e padre amorevole di un disabile raro: "Cosa ho chiesto ai dottori quando ho saputo"

Mentre arriva la serie The Penguin, dove interpreta il nemico deforme di Batman, l'attore apre la sua vita privata all'incontro col dolore e alla sua missione

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   

Mai sottovalutarlo. E' lo slogan con cui Max ed HBO lanciano The Penguin, la saga televisiva dedicata a quel che è diventato Oswald Cobblepot, il gobbo, sgraziato e poi spietato Pinguino. Fra i nemici più pericolosi di Batman, in questa nuova versione voluta da Matt Reeves, già autore dell'ennesimo reboot The Batman, in cui alla deformità fisica corrisponde una decisione e una capacità di compiere il male degna dei gangster più temuti. A dare voce, pose, carne e orribile viso al Pinguino (che vedremo entro l'anno su Sky) è Colin Farrell. Dopo anni difficili, costellati da pesanti dipendenze da stupefacenti e alcolici, l'oggi 48enne Farrell vive una nuova vita. Attiva al suo meglio su due fronti, a svelare per la prima volta il suo privato come mai prima.

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Il mostro che nasce da una reazione

A ben vedere, il Farrell-Penguin è qualcosa che si era visto già in precedenza, e in una delle serie tv più amate degli ultimi anni. Certo, la seconda stagione di True Detective è stata la meno fortunata delle quattro viste finora, ma il poliziotto duro, corrotto, segnato dai traumi lì interpretato dall'attore irlandese, si accendeva di violenza incontrollabile e allo stesso tempo di tenerezza insospettabile nella reazione ad una ingiustizia. In quel caso, all'ingiustizia di un bullo nei confronti di suo figlio, preso di mira perché mite e sovrappeso. La reazione del detective interpretato in quella serie da Farrell è quanto di più animalesco e meno corretto ci si aspetti da un tutore dell'ordine, e in The Penguin cade anche il fragile muro rispettabile della Legge. In nome dell'amore per il figlio. Così accade anche nella vita reale, privata di Farrell. Dove però non c'è violenza, ma la cura per un figlio nato con necessità "speciali" che ha spinto l'attore a diventare un personaggio "pubblico" anche nella cura dei disabili.

"La prima domanda che ho fatto quando ho saputo di mio figlio" 

In una intervista a People, Colin Farrell ha condiviso in pubblico per la prima volta la sua condizione di padre di un figlio, James, disabile perché nato con la sindrome genetica di Angelman. Che porta il soggetto che ne è colpito ad avere ritardo grave dello sviluppo psicomotorio, con linguaggio gravemente compromesso o assente, deficit di equilibrioìe atassia con tremore degli arti e movimenti fuori coordinazione. Un disturbo dato dalla macanza del cromosoma 15 di provenienza materna. Non c'è ad oggi una cura per questa malattia. Ma Farrell non si arrende e per questo ha fondato la Colin Farrell Foundation per fornire supporto nell'istruzione, l'integrazione sociale e l'assistenza di pazienti interessati dalla sindrome di Angelman. "Voglio che il mondo sia gentile con James - nato nel 2003 dalla relazione con la modella Kim Bordenave, Farrell ha anche avuto nel 2009 Henry dall'attrice Alicja Bachleda, ndr - voglio che lui ed altri come lui ricevano tutto il sostegno che meritano, in tutti gli ambiti della vita". Una missione cominciata dopo aver scoperto di cosa soffrisse il figlio, quando al medico chiese: "Qual è l'aspettativa di vita e quanto dolore c'è di mezzo? E il dottore rispose: 'L'aspettativa di vita, per quanto ne sappiamo, è la stessa che per te e me, e il dolore, no". A quel punto, non c'era altro tempo da perdere. 

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   
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