Quando Donatella e Rosaria furono massacrate: l'orrore di "Circeo" in tv è il processo a un'Italia marcia
Era il 1975 quando tre giovani di buona famiglia, neofascisti e con delirio di onnipotenza rapirono e usarono ogni tipo di violenza alle due. Miniserie in prima serata
C'è stato un momento in cui il dibattito pubblico in Italia su come cosiderare lo stupro, la violenza carnale, ha preso il volo e fra molte resistenze culturali e l'inevitabile moralsmo conservatore, non si è più fermato. Il momento arriva quando una guardia notturna, attirata dai colpi e le urla provenienti dentro il vano di carico di una Fiat 127 parcheggiata in via Pola a Roma, chiama le forze dell'ordine. Quando arrivano, dentro il bagagliaio trovano i corpi di due ragazze: sono nude, coperte di sangue, ferite e lividi. Rosaria Lopez è morta da ore, Donatella Colasanti è stremata ma viva e per farcela ha dovuto fingere di essere morta. Vengono così catturati Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido, i tre autori della strage che per ore si sono accaniti sui corpi di Rosaria e Donatella, due giorni infernali: 29 e 30 settembre 1975 (ascolta il podcast Rosa Crimine). Per l'Italia è uno shock, quei fatti tornano in tv in Circeo, la miniserie diretta da Andrea Molaioli e vista su Paramount+ lo scorso anno, dal 14 novembre in prima serata su Rai Uno.
L'autopsia del pensiero marcio di un Paese, il nostro
Circeo è la storia di come due ragazze dei quartieri popolari romani vennero invitate a stare assieme da tre giovani della borghesia bene capitolina, con protezioni e amicizie familiari influenti, tanto che uno di loro, Angelo Izzo, era già stato condannato per stupro, pena mai scontata. E Izzo e Ghira avevano compiuto una rapina a mano armata. Venivano da ambienti neofascisti, avevano fra i 19 e i 22 anni e ostentavano la loro condizione. Portarono le ragazze nella villa della famiglia di Ghira sul promontorio del Circeo e qui cominciarono le ore di abusi, violenze, percosse.
Il tentativo di liberarsi che peggiorò le cose
Peggiorati dal tentativo delle due ragazze di liberarsi dopo essere state chiuse nel bagno della villa, rompendo in questo tentativo un lavandino. Circeo non racconta solo quei fatti che hanno segnato l'Italia ma soprattutto una cultura, un pensiero, un humus sociale per cui lo stupro non veniva ancora considerato un reato contro la persona e la mentalità prevalente era, molto più di oggi, il classico "ma tu cosa hai fatto, ragazza, te la sei cercata, ti è piaciuto, perché non sei scappata?". Circeo è anche la storia del processo ai tre massacratori con la sopravvissuta Colasanti, al centro di dicerie di ogni tipo, in aula assistita dall'avvocatessa Teresa Capogrossi, personaggio di fantasia interpretato da Greta Scarano e ispirato alla grande legale Tina Lagostena Bassi. E' più che mai l'autopsia sul corpo marcio di un Paese maschilista, politicamente più diviso che mai e in preda alla violenza giovanile alimentata dall'estremsmo politico (rossi contro neri) e in questo caso dalla presunzione di farla franca.
Donatella morta troppo presto
Della strage del Circeo si sono occupati documentari e inchieste giornalistiche, su quei fatti è stato girato il film La scuola cattolica, ora la miniserie arriva sulla Rai. La coda velenosa e violenta di quei fatti arriva fino ad oggi. Andrea Ghira fuggì all'estero, Guido e Izzo furono condannati all'ergastolo. Gianni Guido nonostante la riduzione di pena riuscì a fuggire dal carcere riparando a Panama, catturato ed estradato è uscito nel 2009 per via dell'indulto. Andrea Ghira scappato all'estero sarebbe stato avvistato in Spagna sotto il falso nome di Massimo Testa de Andres, i suoi resti sarebbero stati riesumati nell'enclave spagnola di Melilla in Marocco. I famliari di Lopez e Colasanti non ci hanno mai creduto. Ed eccoci ad Angelo Izzo, colui che più che mai è diventato il mostro del Circeo: rimesso in libertà nel 2004, ha subito rapito e ucciso rapito e ucciso la 49enne Maria Carmela Linciano e la 14enne Valentina Maiorano, moglie e figlia del pentito della Sacra Corona Unita Giovanni Maiorano. Donatella Colasanti, sempre sostenuta dalle attiviste femministe, si è a lungo battuta contro questo rilascio. E' morta nel 2005 per un tumore al seno. Due anni dopo Izzo tornava in carcere per un nuovo ergastolo, cinque anni fa ha confessato l'omicidio di una donna in Friuli. Le ultime parole di Donatella Colasanti prima di morire sono state: "Battiamoci per la libertà".