Vinicio Marchioni: "Il successo di Romanzo Criminale non mitizza la Banda della Magliana"

Per tutti ormai è il "Freddo" ovvero il carismatico gangster alla romana che ha raccolto l'eredità del Libanese e gestito la Banda della Magliana nella fase decadente, fino alla sua autodistruzione. Il Freddo ha il volto dell'attore Vinicio Marchioni, uno dei protagonisti delle due serie di Sky, Romanzo Criminale, quella che è considerata dagli addetti ai lavori come la migliore fiction televisiva prodotta in Italia negli ultimi anni. Il progetto nato anni fa dalla penna di Giancarlo De Cataldo ed erede dell'omonimo film è riuscito a convincere la critica e conquistare un vasto pubblico. Conclusasi trionfalmente in Italia anche la seconda e ultima serie, la fiction si prepara a confermare i consensi ottenuti l'anno scorso nel mercato europeo. A gennaio poi debutterà in tutti i Paesi del Sudamerica. Dal piccolo schermo, la "romanzomania" è dilagata in altri ambiti: dal concept album alle magliette firmate Joe Rivetto. "Un bilancio assolutamente positivo perché nessuno di noi si aspettava un successo come quello ottenuto. E’ andato al di là delle previsioni che potevamo fare agli inizi", afferma con soddisfazione Vinicio Marchioni a Tiscali Notizie.
Marchioni, avete sentito la responsabilità di replicare il successo ottenuto con la prima serie?
"Assolutamente sì. Eravamo consapevoli che per l'uscita della prima serie non ci conosceva nessuno, mentre per la seconda sapevamo che c'era un vasto pubblico che ci stava aspettando. Questo senso di responsabilità sicuramente lo abbiamo sentito durante il set di Romanzo Criminale 2".
Con la parziale uscita di scena di Francesco "Libanese" Montanari nella seconda serie si è dato molto spazio ai profili degli altri personaggi. Quali le differenze tra le due serie?
"La prima differenza che si è vista sin dai primi episodi della seconda serie è stata proprio l'attenzione particolare nel tracciare dei profili più drammatici di tutti i personaggi. Questo si vede moltissimo grazie alla meravigliosa regia di Stefano Sollima che ha fatto molte più riprese da vicino. E' una serie molto più claustrofobica, ha dei colori molto più scuri e drammatici".
Il regista voleva creare un contesto ambientale cupo che riflettesse il declino della Banda?
"Sì credo che sia stato un apologo della discesa agli inferi di tutti questi personaggi. Come avete visto, nell'ultimo episodio c'è un'ecatombe".
La conclusione tragica cerca di limitare la fascinazione del criminale che si era venuta a creare nei confronti del Freddo, del Dandi e degli altri?
"Non è solo il finale tragico, ma anche tutto lo sviluppo di questi episodi ha questa funzione. Le storie di tutti i personaggi della serie testimoniano il fatto che chi decide di intraprendere un'esistenza di quel tipo, finisce con una vita assolutamente distrutta. Nessun personaggio ha un risvolto positivo ed è evidente in tutti gli episodi della seconda serie. Mi auguro che tutto quello che abbiamo cercato di mettere nelle serie possa porre fine alle polemiche sulla emulazione da parte degli adolescenti. Penso che nessuno dei giovani che hanno visto la serie voglia avere un'esistenza assolutamente rovinata come quella del Freddo, del Dandi, del Bufalo e di tutti quanti i protagonisti della serie".
Il successo clamoroso ottenuto anche all'estero non finisce per perpetuare e consolidare il binomio poco piacevole di italiano-mafioso?
"Purtroppo non abbiamo esempi molto positivi da questo punto di vista. Il successo che la serie ha avuto conferma il fascino dei malavitosi che ha caratterizzato la storia del cinema, della televisione e del teatro. Sicuramente però dal punto di vista del pubblico straniero l'immagine dell'Italia non è buona anche se vengono raccontati avvenimenti degli anni Settanta e Ottanta. Nelle due serie compaiono accadimenti politici e sociali come la scoperta della P2, il delitto di Calvi e quello di Moro. Si sfiorano le stragi degli anni della tensione e gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino. Questi sono fatti che, purtroppo, sono realmente accaduti in questo Paese ed per questo che alla fine la critica internazionale conosce l'Italia soprattutto per questi aspetti assolutamente negativi".
Come ha lavorato sul personaggio che le ha dato tanta visibilità? Ha analizzato la vita di Maurizio Abbatino detto Crispino?
"Lo studio sulla vera Banda della Magliana è stato effettuato prima di iniziare le riprese della prima serie. Non ho assolutamente preso in considerazione la vita reale di Abbatino perché il Freddo è forse il personaggio più inventato da parte di De Cataldo. Quello che abbiamo messo in scena noi è il libro Romanzo criminale. E' ovvio che molte cose che sono state messe in scena, soprattutto nella prima serie, sono state ispirate alle vicende della banda reale. Però per interpretare il Freddo nella seconda serie mi sono affidato solamente alla sceneggiatura lavorando a quella che poteva essere la evoluzione del mio personaggio rispetto ai fatti raccontati nella prima serie".