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"Brennero": la vera storia del mostro di Bolzano e della Notte dei fuochi. E le differenze con la fiction

La serie in 8 puntate ha esordito in prima serata su Rai Due. Mette fatti storici dentro un'investigazione di polizia. Rimescolandoli in libertà

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   
Da sinistra: Elena Radonicich e Matteo Martari, protagonisti di 'Brennero', e il vero mostro di Bolzano, Marco Bergamo
Da sinistra: Elena Radonicich e Matteo Martari, protagonisti di "Brennero", e il vero mostro di Bolzano, Marco Bergamo

Freddo, luce livida, scorci di alta montagna con i loro silenzi, l'inquietudine in mezzo, e un caso da risolvere il più in fretta possibile. Perché dentro Brennero, che ha appena esordito in prima serata su Rai 1, protagonisti Elena Radonicich e Matteo Martari (e un ottimo risultato col 17,22% di share e 2.814.000 spettatori), c'è un serial killer che ammazza e sparisce. Lasciandosi dietro una scia di terrore che intreccia due fatti storici davvero accaduti da quelle parti, ma incrociati in un modo che non rispetta ciò che accadde. 

Marco Bergamo e la "Notte dei fuochi"

Brennero ribalta quel che accadde fra il 1961 e gli anni Novanta. Quando la provincia di Bolzano fu sconvolta da due fatti differenti. La prima, rievocata velocemente nella trama da fiction, è la Notte dei fuochi del 1961, quando una banda di "terroristi" attaccò e danneggiò le infrastrutture per colpire l'opinione pubblica e tenere viva l'attenzione sulla specificità "tedesca" della popolazione che non si sentiva a suo agio costretta nello Stato italiano (che peraltro ha impegnato e continua a farlo, molti soldi per agevolare la specialità del Trentino-Alto Adige). Nella serie tv che vede impegnati nelle indagini Eva Koslter (Radonicich) e Paolo Costa (Martari), lei magistrata di cultura mista con l'ombra discutibile di suo padre sulle spalle, lui ispettore dalle radici italiane che ha perso una gamba in una tragedia professionale e sentimentale, la questione politica viene ribaltata. Nella serie tv (in 8 puntate complessive) gli atti di terrorismo poltiico vengono mescolati agli omicidi come se questi fossero una vendetta contro le discriminazioni tedesco-austriache verso i cittadini madrelingua italiani. E il mostro di Bolzano rievoca in modo molto libero la figura di Marco Bergamo.

Un'Italia di confine fra misteri e tensioni multietniche

Bergamo colpì in Alto Adige fra il 1985 e il 1992, era lui il vero Frauenmörder von Bozen, il mostro che ammantò di terrore quelle zone di frontiera fra Italia e Austria, uccidendo a coltellate cinque donne prima dell'arresto nell'agosto del 1992 (in tv il killer uccide anche uomini). Era un tipo introverso, segnato dall'obesità e dalla psoriasi, aveva perso un testicolo. Al processo le perizie sottolinearono il suo godimento nell'uccidere, fino alla condanna a quattro ergastoli. Seguirono accesi dibattiti sull'ipotesi di richiesta della semilibertà dopo un permesso premio. Ma quello "sconto" non arrivò mai, fino alla morte di Bergamo nel carcere di Bollate, a causa di una infezione polmonare. Era il 2017. Brennero, scritta da Giulio Calvani, Carlo Mazzotta, Daniele Rielli, Andrea Valagussa e diretta da Davide Marengo e Giuseppe Bonito, rimescola e drammatizza il tutto in nome di una trama poliziesca attorno alle gesta di un serial killer, con due anime segnate a provare a catturarlo. La partenza, per ambientazione e solidità della trama, è stata molto buona. Vedremo il seguito. 

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In passato ha scritto per L’Unione Sarda, Il Sole 24 Ore, Cineforum, Rockstar...