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"Becoming Karl Lagerfeld" la trasformazione di Daniel Bruhl da Lauda al Kaiser della moda. La storia d'amore con il compagno

Prima di diventare una leggenda, Lagerfeld era timido, si sentiva inadeguato e lottava per emergere. La serie di Disney, disponibile dal 7 giugno, ci proietta nella Parigi anni Settanta e racconta l'amore di una vita con Jacques De Bascher

Andrea Giordanodi Andrea Giordano   

 

Il 1° maggio del 2023, a distanza di quattro anni dalla scomparsa, il Met Gala, la più importante passerella glamour del mondo, ospitata al Metropolitan Art Museum, rendeva omaggio attraverso il tema portante della serata, ad uno dei geni assoluti della moda e design, Karl Lagerfeld. Era lui l’ispirazione, il punto di riferimento, il linguaggio da incorporare. Le celebrities, allora, si è vestirono alla Lagerfeld, provando a emularne lo stile, attingendo dagli archivi storici, fu una pillola magica, rispetto ai 65 anni di carriera del “Kaiser della moda”, ma ne chiarificò ancora la grandezza, la visione.

Il privato di Karl lagerfeld 

Ora, però, è una serie a narrarne la forza e potenza, l’aspetto professionale, ma sopratutto privato, partendo proprio dalle origini del suo mito, quando il Karl (persona) sperimentava, si innamorava, lottava per emergere, e stava per mostrare la propria ascesa e diventare il Lagerfeld (personaggio), come poi lo abbiamo conosciuto fino alla fine.

L'amore di una vita con lo scrittore dandy

Becoming Karl Lagerfeld, in onda dal 7 giugno su Disney+, ci proietta proprio lì, nella Parigi del 1972, in un mix di pantaloni a zampa d'elefante e discoteca, di trasgressioni e solitudine (lui tedesco, snobbato inizialmente dal settore in quanto tale), in cui lo ritroviamo già a 38 anni, a vivere ancora con sua madre, timido, ma capace di sbloccarsi, sarà una delle tante svolte emotive, dopo l’incontro con un giovane scrittore dandy, Jacques De Bascher, che sarà compagno e amore di una vita.  Lo chiamarono in tanti modi, “mercenario del prêt-à-porter”, “ragazzo prodigio” pieno di idee, “uomo d’affari”. La prima sfilata cambiò tutto. Sul volto di chi vede le prime creazioni ecco lo stupore , una sorta di ammirazione sconfinata, che spiega il perché di quella futura leggenda, in grado di sovvertire di lì a poco le regole.

 "MI nascondo ogni giorno"

"Mi nascondo ogni giorno", dice ad un certo punto della serie Lagerfeld, lo fa mentendo sulla proprietà età, camuffandosi, per paura che la gente, una volta scoperta la sua natura, inizi a ignorarlo. Non sarà così. 

A dar volto al Karl seriale è un Daniel Brühl votato a trasformarsi, prima come Niki Lauda (in Rush) e ora in lui.Perfetto a incarnarne le fragilità, le contraddizioni, la vulnerabilità, fisica, esistenziale, quanto quell’ardore e perseveranza, prima lavorando da Chloè, e poi diventato diventato direttore creativo di Saint Laurent.

Daniel Bruhl: "L'unica volta che ci siamo guardati negli occhi"

«Una esperienza arricchente» ci racconta lo stesso Brühl. «Ebbi modo di conoscerlo una volta sola, 20 anni fa, era per un servizio fotografico. Vidi il personaggio che si era inventato, occhiali neri, guanti, capelli bianchi raccolti, ma perun istante sono riuscito a incrociare il suo sguardo. In questo caso mi interessava poter esplorare anche le sue fragilità, le contraddizioni, le insicurezze, il lato romantico. Ho visto diverse interviste rilasciate quando era giovane, incontrando anche suoi vecchi amici, i quali mi hanno fornito nuovi particolari da cui attingere. Da lì mi sono voluto tuffare».

 Karl Lagerfeld era un uomo estremo

«Riesco a rapportarmi con Lagerfeld per quel suo desiderio di riuscire a superare i confini, non a conquistare territori, ma a lavorare con culture diverse. Mia madre è spagnola, ho due zie francesi, papà è tedesco, mi sono abituato a una commistione culturale, ed ora mi diverte recitare, come qui, anche in più lingue. Karl era uomo estremo. Ricordo quando parlava di letteratura, ma era anche vera icona pop, sapeva dividersi tra un mondo folle e i ritmi frenetici della moda. È stato artista, fotografo, illustratore, uomo d’affari, mi sono molto divertito, in questa realtà di contraddizioni. Con gli anni non aveva perso la voglia di rapportarsi coi giovani, di condividere il suo spirito, diceva che aveva otto libri sul comodino, poteva passare da Proust, ai romantici tedeschi, fino alle sfilate. Da lui ho imparato molto»

 

Andrea Giordanodi Andrea Giordano   
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