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Roberto Bolle, il messaggio contro il bullismo e Nureyev: "Cosa vedo quando mi guardo allo specchio"

Per il sesto anno consecutivo sarà l'etoile italiana a dare il benvenuto nel nuovo anno agli italiani con il suo "Danza con me". E stavolta sbarca nel metaverso e si concede un omaggio toccante

Andrea Giordanodi Andrea Giordano   
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La danza come passione, vocazione assoluta, missione professionale e umana, è diventata oltremodo per Roberto Bolle lo strumento in cui combinare classicità e innovazione, dove passato, presente e futuro scandiscono però ogni passo, regalando magia ed evoluzioni. Quel suo sguardo, sempre attento al cambiamento, si rinnova allora in Danza con me,  giunto alla sesta edizione, un programma prodotto da Rai Direzione Intrattenimento Prime Time in collaborazione con Ballandi e Artedanza Srl, lo show-evento, diretto alla regia da Fabrizio Guttuso, in onda il 1° gennaio su Rai Uno.

Ho voglia di sperimentare

Una vera esperienza, trasversale e di intrattenimento, ricca di sorpresa, commozione, ironia, attimi unici. Tra assoli, duetti, movimenti perfetti e coreografie di grande suggestioni, tutto prende forma, senso, visione, c’è un sempre un filo conduttore a collegare tutto, ad intervallare i momenti di gioco, divertimento, riflessione, i messaggi importanti, in questo caso (all’inizio) contro il bullismo e ogni sua forma. La danza, in quanto tale, non è più solo il linguaggio in cui Bolle esprime la propria arte impeccabile, ma è un mondo trasversale, in cui invece desidera elevarla a qualcosa di più, abbracciando epoche, personaggi, pubblici diversi. Dai teatri al Bolle&Friends, fino ai progetti speciali, l’étoile italiano (riconosciuto da oltre 25 anni a livello internazionale) sembra però non conoscere limiti e confini, affronta sfide e tabù, cerca nuove soluzioni, guarda in avanti. In lui domina una forza disarmante, che si trasforma sempre in stile, eleganza, ricerca, perfezione, generosità, voglia di mettersi in discussione e provare strade alternative.

«È importante capire la tradizione», racconta Bolle. «ma l’idea è anche quella di sperimentare, di far qualcosa di nuovo con la danza, provando ad abbinare un’arte classica e la sua evoluzione». E lo spettacolo danza e parla da solo. Ci sono gli omaggi suggestivi a Loïe Fuller, la pioniera della Serpentine Dance di fine Ottocento-inizio Novecento e di un modo (allora) straordinario di mixare luci e movimenti, alle donne dunque, come lei, capaci di oltrepassare gli schermi, quelli intensi dedicati ad Ezio Bosso, a Rudolf Nureyev, a 30 anni dalla scomparsa, a Roland Petit, al cinema (Ghostbusters), alle serie iconiche e in bianconero (La Famiglia Addams).

Ma basta un soffio, e in un attimo ogni cosa muta, e si passa da un mondo all’altro, sconfinando addirittura nel Metaverso e nella contemporaneità tecnologica, nel quale si vedrà anche un Avatar dello stesso Bolle. Tanti ospiti, amici, protagonisti, a partire dai due conduttori, Luca Zingaretti e Cristiana Capotondi, che si alterneranno ad Elio, Dargen D’Amico, Virginia Raffaele, Blanco, Paola Minaccioni, Alberto Angela, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Dardust.

In un mix di musica, immagini, parole, ci sono soprattutto i grandi ballerini di oggi a danzare (e duettare): da Fumi Kaneko, Principal Dancer del Royal Ballet di Londra, Melissa Hamilton, Prima Solista del Royal Ballet, a Nicoletta Mani, Prima Balleria della Scala di Milano, le musiche, tra le altre, di Čajkovskij, tratte da opere (Il lago dei cigni), gli adattamenti come La bella addormentata, Cenerentola, e Onegin di John Cranko, per citarne alcuni.

 La danza ha cambiato il mio carattere

«La danza mi ha formato e forgiato come persona e uomo», continua Bolle. «Ha cambiato il mio carattere, mi ha dato dei valori, quelli del lavoro, dell’impegno quotidiano, del sacrificio, della dedizione, della disciplina, del cercare a piccoli passi di raggiungere un obiettivo nonostante le cadute, perché c’è sempre il modo di rialzarsi con fatica e impegno. Mi ha dato un modo di essere più sicuro in me stesso, quindi una sicurezza di confrontarsi e relazionarsi con le altre persone, di abbandonare una timidezza che avevo, forzandomi a stare al centro dell’attenzione, a parlare con il pubblico. Rimane una grande passione, un motore che mi spinge a fare qualcosa in più, e che mi da la possibilità di riconoscermi, un’identità, dandomi grandi possibilità. Sento una responsabilità verso i ragazzi che studiano e vogliono iniziare, verso quest’arte che troppo spesso non è considerata come dovrebbe essere».

 Cerco di dare degli input ai ragazzi

Un viaggio, il suo, partito da ragazzino, talento e prodigio alla Scala, lanciato nell’Olimpo da Nureyev, che è riuscito però da quel momento a far sentire pienamente la propria personale e renderla universale, e che è riuscito poi gradualmente a cambiare la grammatica, l’estetica, il significato della danza, mostrandocela in tutte le sue sfumature.

«È stato un percorso ungo, non facile, che ha richiesto, e richiede onestà intellettuale, mettersi in gioco fino in fondo». «Negli anni», dice, «ho dimostrato una serietà, un’etica, c’è un grande lavoro dietro e si vede, ha un valore importante, e alla fine il pubblico lo vede, ha fiducia in te. Ogni volta cerco di dare degli input che siano positivi per i ragazzi, che li possano ispirare: tanti giovani vedranno il programma e un domani magari inizieranno a ballare anche grazie a questo».

Cosa vede Bolle quando si guarda allo specchio? «Uno che ha una grande passione fin da bambino, quello che c’è dietro ad ogni progetto, in tv, a teatro. È la mia vita. Vedo un uomo che ha ancora tanta voglia di fare ed entusiasmo».

Andrea Giordanodi Andrea Giordano   
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