Maurizio Costanzo: "Le volte che mi sono sentito usato. L'amore? Ecco il mio segreto"
La fede che "vorrei avere ma non ho mai conosciuto", gli amici "rari perché gli italiani corrono sempre in soccorso del vincitore","il pessimismo che fa parte di me", l'orgoglio per il successo del figlio Saverio con "L'amica geniale", i nipoti, Maria, il culto per il lavoro: il re dell'intervista si racconta a tutto campo

“Allora, di che cosa dobbiamo parlare?”. Asciutto, attento, quasi frettoloso: Maurizio Costanzo ama le interviste, delle quali è assoluto maestro, ma soltanto quando a fare le domande è lui. Passano gli anni ma la sua bulimia di lavoro non conosce crisi: lo scorso agosto ha compiuto 80 anni e li ha festeggiati modo suo e cioè con una nuova stagione del “Maurizio Costanzo Show” ma anche del suo nuovo format “L’Intervista” e perfino con un nuovo libro in cui racconta gli anni Novanta che per lui sono stati particolarmente densi di gioie e dolori riassunti in un titolo emblematico “Il tritolo e le rose”. Laddove il riferimento all’esplosivo racconta l’attentato di Cosa Nostra con un’autobomba che doveva ucciderlo il 14 maggio del 1993 mentre il riferimento alle rose è un omaggio all’amore che proprio in quegli anni è sbocciato per Maria De Filippi che dopo quell’attentato è diventata sua moglie.
Maurizio, mi ha molto colpito il modo in cui ha raccontato la sua storia con Maria. C’è un certo romanticismo e molta tenerezza.
“Con l’età si diventa impudichi. Anni fa non credo che avrei mai scritto un libro del genere”.
A ottant’anni che cosa la sorprende?
“Tutto, soprattutto le notizie. L’Etna che ritorna a eruttare, la vita che scorre. Io vivo di notizie. Leggo molti giornali. La mattina presto ogni giorno”.
Come è cambiato con l’avanzare dell’età?
“Non sono cambiato. Il mio pessimismo è esattamente lo stesso di quando avevo 40 anni. Sono nato così. Un tipo non ottimista. Poi la vita mi ha contraddetto. Io comunque mi sono sempre difeso dalle illusioni e dalle megalomanie”.
C’è mai stato un momento nel quale ha rischiato di montarsi la testa? Che so, magari quando l’Italia si fermava a guardare il suo talk show…
“No, mai. E credo sia stata la mia grande fortuna. Fa parte del mio carattere. Mi ricordo agli inizi, quando “Bontà loro” cominciava ad avere un grande successo, alcune persone che mi fermavano e mi chiedevano gli autografi. Io dicevo: “E poi che ci fate?”. Li smontavo così”.
L’attentato le ha cambiato la vita? In che modo?
“No, non direi. L’unica differenza è che da allora vivo sotto scorta perché sono uno dei rari ci in cui Cosa Nostra ha fallito. Ormai i poliziotti che mi seguono quotidianamente sino quasi dei parenti”.
Da allora le è venuta maggiore paura della morte?
“Sono molto fatalista. Se muoio, muoio. Se non muoio, vado avanti. Non mi preoccupo più di tanto”.
È credente?
“Vorrei ma non lo sono. Non lo sono mai stato. Mi sarebbe piaciuto molto. Quello della fede è un discorso che mi interessa”.
Ha visto in tv “L’amica geniale”. Cosa ne pensa del grande successo che ha avuto suo figlio Saverio, che ne è il regista e lo sceneggiatore?
“Ne sono orgoglioso. Certo che l’ho vista e a Saverio ho detto che con lui rinasceva il neorealismo . E poi mi sono complimentato per il lavoro “dietro”, a cominciare dalla scelta delle attrici che è avvenuta dopo 6 mila provini”.

Qualche settimana fa l’ho intervistato e gli ho chiesto che cosa aveva imparato da lei. Saverio mi ha risposto “il rispetto per il lavoro”. E a lei suo figlio che cosa le ha insegnato?
“Che il rapporto padre-figlio può essere molto bello. Il nostro lo è stato sempre, senza mai un’ombra. Abbiamo un rapporto molto vero. Ora ce l’ho anche con mia figlia Camilla. A Natale vado a pranzo da loro e mi godo i nipoti”.
Che nonno è Maurizio Costanzo?
“Mi piaccio molto come nonno. Adoro i bambini. Il mio nipote più grande si chiama Brando, ha 14 anni e spesso viene a trovarmi mentre registro la trasmissione”.
Che rapporto ha con il suo figlio più piccolo, Gabriele?
“Lo abbiamo adottato con Maria. Con lui ho un rapporto molto piacevole. Ancora oggi ceniamo insieme quasi tutte le sere”.
Il suo rapporto con Maria resiste da più di 25 anni. Che cosa bisogna fare per far durare un amore?
“Per mantenere vivo l’amore secondo me ci vuole la buona educazione. Bisogna avere rispetto dell’altra persona e comportarsi bene. In 25 anni credo di non aver mai litigato con Maria. L’importante è ricordarsi che c’è un’altra persona e cercare di non fare delle cose che a questa persona potrebbero dispiacere”.
Ad esempio?
“Le faccio un esempio banale. Maria si prende molto cura di me e sta attenta a che io rispetti la dieta. Io cerco di rispettarla soprattutto perché se non lo facessi le darei un dolore”.
Anni fa chiuse il Maurizio Costanzo Show. Ma lei ha mai creduto che quello fosse il suo addio alla tv? O sapeva che di lì a poco sarebbe ritornato?
“Sapevo che sarebbe stata una sosta e niente di più”.
Ma si aspettava di tornare ad avere così tanto successo? In seconda serata spesso il suo è il programma più visto della tv.
“Ci speravo. Ma, vede, per avere successo bisogna lavorare tanto. Perderci del tempo. Quando si improvvisa non succede niente. Io, per esempio, non sono mai andato nei salotti. Preferisco stare a casa e prepararmi bene, parlare con i miei collaboratori e sapere di cosa parlo. Il successo non arriva mai a caso. C’è il lavoro dietro. Esattamente come nel caso di mio figlio Saverio: 6 mila provini vogliono dire lavoro”.
E ora qual è il suo obiettivo?
“Vivere. Fare qualcosa. Non ho ambizioni particolari. Va bene così”.
Qual è il suo vero talento?
“Saper lavorare e aver imparato a conoscere le persone quando ci parlo. Credo di essere molto migliorato nel fare le interviste”.
La più bella?
“Tutte perché tutte mi hanno dato qualcosa. Anche se poi io quando mi viene rivolta questa domanda in genere rispondo che la più bella è la prossima. Quella che devo ancora fare”.
Ne ha amici?
“Ne coltivo pochi. Un avvocato con il quale siamo amici da una vita. Un medico, che purtroppo non c’è più. I miei amici stanno sulle dita di una mano. E ne avanzano pure. L’amicizia è una cosa importante”.
E tutte le persone che conosce e che ha conosciuto nel suo lavoro? Si è mai sentito usato?
“Un miliardo di volte”.
E come ha reagito?
“In certo casi ho cercato di sfilarmi. In altri sono andato avanti, consapevole del fatto che questi comportamenti fanno parte della natura dell’uomo. Flaiano diceva che l’italiano corre sempre in soccorso del vincitore. E credo che sia davvero così. Mi scusi, ma quante domande mi deve fare ancora?
“Tranquillo, questa era l’ultima”.