La furia di Ultimo: sui social attacca di nuovo i giornalisti. La proposta di Baglioni
Il cantautore romano, arrivato secondo in classifica, aveva già attaccato i cronisti, rei di "rompere il cazzo" e di avergliela "tirata". Intanto anche i politici si tuffano sulla polemica del giorno

Polemiche e veleni. Sanremo e il suo verdetto a sorpresa si stanno portando dietro il solito corredo di accuse e fango. Perché in Italia, si sa, tutti vogliono vincere. Gli antichi romani dicevano: "Dura lex, sed Lex". Ma la patria del diritto da molto tempo sembra essersene dimenticata. E il Festival non fa eccezione.
A cominciare da Ultimo, vincitore annunciato, finito invece al secondo posto dietro all’esordiente Mahmood, trionfatore a sorpresa. Il cantautore romano, già nella notte tra sabato e domenica, mentre il verdetto bruciava ancora, aveva attaccato con arroganza i giornalisti in sala stampa, rei, a suo dire, di “rompere il cazzo” e di “avergliela tirata”. Poi ha preferito disertare ”Domenica in” e infine sfogarsi a ruota libera sul suo account Instagram, assumendo la parte della vittima. “Stanno scrivendo un sacco di cattiverie. Innazitutto voglio ringraziare tutte le persone, e sono tante, che mi stanno inviando messaggi d'amore e sostegno. Siete più di quanto pensano loro. La mia incazzatura è molto semplice: com'è possibile che il festival di Sanremo dia la possibilità di televotare da casa e di spendere dei soldi. La gente vota e spende e io arrivo al 46,5%, poi un altro (Mahmood, ndr) arriva al 14% e questa differenza viene ribaltata dal giudizio di giornalisti e da 8 persone, la giuria d'onore, che con la musica c'entrano poco o nulla”.

Il peso delle tre giurie sul voto finale
Peccato che le argomentazioni di Ultimo non tengano conto del regolamento che prevede che il televoto abbia un peso sul giudizio finale pari al 50%, mentre la giuria della stampa del 30% e quella d’onore del 20%. Quando si accetta di partecipare a una gara, si accettano le regole di quella gara. Anche quando non si vince. Poi, certo, è comprensibile la delusione di chi si sentiva già la vittoria in tasca. Ma dispiacersi per l'esito di una gara è una cosa. Attaccare e insultare le due giurie che non ti hanno premiato come tu ritieni di meritare e pretendere di piegare le regole a proprio piacimento, è tutt'altra cosa. Ultimo, come va di moda nell'Italia di oggi, si appella direttamente alla “gente” e al “popolo”. “Mi viene da pensare che non è il Festival scelto dal popolo ma dai giornalisti”. Poi, rivolto sempre ai suoi fan, aggiunge: “Vi chiedo scusa per l'impegno che non ha dato i suoi frutti. Detto questo non ne parlerò più, sono felice di come sta andando la canzone, siamo tutti felici e compatti”.
Di Maio, Meloni, Gelmini: la politica si tuffa sul Festival
Naturalmente la polemica non si placa e tracima sul web, che grida allo scandalo contro le giurie tecniche, complice anche un filmato nel quale si sentono alcuni giornalisti sbeffeggiare “Il Volo”. Ma non solo. C’è pure chi la butta in politica, e nel voto dato a Mahmood (che va sottolineato, è “italiano al 100%”, come ha detto lui stesso), intravede un complotto per dare un segnale contro il governo della Lega e dei 5Stelle e della loro politica sull’immigrazione. Tanto che il vicepremier Di Maio si avventura perfino in questa improbabile analisi: "Chi ora sta usando la canzone che ha vinto Sanremo contro il governo è un po' a pezzi e fa un favore a questo esecutivo". E poteva mancare il commento di Giorgia Meloni su questo fondamentale argomento per le sorti dell'Italia? Eccolo: "La giuria dei soliti noti decide di testa sua". Senza contare l'onnipresente Salvini che appena finito il Festival già twittava le sue simpatie per Ultimo, salvo poi correggere il tiro e telefonare al vincitore. Insomma, siamo al ridicolo e alla follia. Anche perché, come giurata della sala stampa, posso testimoniare direttamente che non c'è stato nessun complotto o giochino di sponda. Si è votato liberamente e secondo coscienza scegliendo semplicemente le canzoni che si riteneva fossero più meritevoli. Proprio come facciamo tutti gli anni. Va anche ricordato che le tre giurie (televoto, giuria della stampa e giuria d'onore) hanno votato due volte nel corso della finale. La prima volta l'esito ha fornito la classifica dei 24 artisti in gara e ha decretato i tre artisti che avrebbbero occupato il podio. A quel punto il voto è stato azzerato e se ne è fatto uno nuovo nel quale si poteva votare solo uno dei tre artisti ancora in gara, ovvero Mahmood, Ultimo e Il Volo. Tutto qua.

La proposta di Baglioni
Il problema delle giurie esiste da tempo. È ovvio e normale che il televoto e una giuria tecnica non diano gli stessi esiti, anche se a volte è capitato che coincidessero. L'introduzione delle giurie tecniche, d'altra parte, avviene proprio per mitigare gli eccessi del televoto che spesso in Italia hanno fatto gridare allo scandalo. Ricordate le polemiche per la vittoria di Valerio Scanu? Oppure per il voto che premiava Pupo ed Emanuele Filiberto? E ricordate di quando gli orchestrali stracciarono gli spartiti per l'esclusione dal podio di Malika Ayane? Sono tutte proteste figlie del televoto. Va inoltre ricordato che il voto è strutturato in questo modo per mitigare un televoto spesso sospettato di essere manipolato attraverso i call cennter, comprando i voti e organizzando tifoserie. Poi, certo, le regole si possono cambiare. Come ha giustamente detto lo stesso Claudio Baglioni a commento del verdetto: "Se il festival vuole davvero essere una manifestazione popolare, potrebbe essere giudicato solo dal televoto. O il risultato finale viene deciso da giurie ristrette di addetti ai lavori, certificati come tali, o questa mescolanza rischia di essere discutibile. Si crea una situazione nella quale pochi pensano in un modo, molti altri in un altro, ma si bilanciano. È lo specchio della società". Sia come sia, le regole di qualsiasi gioco non si cambiano in corsa. Meno che mai quelle di Sanremo.