"Sceemo, sceeemo": quando Molko dei Placebo spaccò tutto a Sanremo. Sbagliando, fra fischi annoiati
Nel 2001 la band tentò la carta della trasgressione rock di fronte al pubblico di "Centovetrine". Ando malissimo, e questo ha molto da insegnarci

"Amico, sei nel posto sbagliato al momento sbagliato". E' una delle frasi della mitologia western più usate e citate, non a caso la troviamo in una delle istituzioni culturali italiane davvero intoccabili: Tex. L'altra è Sanremo e nel mezzo ci stanno, malissimo come vedremo, i Placebo. Che furono chiamati nel 2001 sul palco del Festival per tentare di colorare di vitalità e ribellione rockandrolla il Festival delle Nille Pizzi e delle Oriette Berti. Quest'ultima ancora adesso beniamina dei giovanissimi dopo essere stata intercettata da Fedez e Achille Lauro. E questo già la dice lunga su certe dinamiche indistruttibili che Brian Molko, cantante belga dei Placebo, cercò di distruggere a calci e chitarrate di fronte a una platea di signore in gioielli e visone, con i mariti in abito anni Settanta e cappotto di cammello, entrambi proccupati di non perdersi la nuova puntata di Centovetrine registrata per il post serata all'Ariston.
Bang, pow, prrr
Nell'anno della conduzione di Sanremo affidata a Raffaella Carrà con l'ausilio di Megan Gale, Massimo Ceccherini ed Enrico Papi, si ebbe l'idea di portare la band britannica all'Ariston. Forse per intercettare i gusti giovani? Forse perché nessuno ha mai ben capito, a parte l'incrocio di costi sostenibili-più-necessità di fare promozione agli artisti con album in uscita, quali siano le esatte dinamiche che favoriscano l'ingresso su palco del teatro più visto d'Italia in quei cinque giorni da delirio. Sia come sia, Molko inguainato di nero, occhiali neri e voce nasale da mosca, suonò, cantò e a pezzo finito cominciò a spaccare la sua chitarra contro l'ampli. Prima silenzio attorno ai colpi di manico contro l'amplificatore, poi i buuu, i fischi annoiati. E di fronte al suo rientro in scena a mostrare il dito medio e a tenere le braccia aperte come a dire "che volete? Sono qui che vi aspetto" via agli sceeemo sceemo.
Italia, Paese rock come lo è una bietola bollita
Le ultime immagini sanremesi di Molko vedono lui ripreso dalle telecamere che se ne va coprendosi il viso con le mani. Non si capisce se per la costernazione di essersi trovato di fronte gente attempata a cui di Hendrix a Woodstock frega poco ma che si inalbera moltissimo quando il prezzo della fainé sul lungomare di Sanremo è aumentato. A seguire la minaccia fra i denti: "Chi credono di essere questi commercianti? Mommiséntono. Alvise, andiamocene". O per la vergogna di essercisi prestato, a quel siparietto fuori dal tempo, dalla storia, dalla cultura di un Paese che ha fra i suoi totem Al Bano e che ha fatto appena fatto scoprire ai suoi pronipoti Orietta Berti versione finto trap. Cronaca e storia si fondono, a dirci che nel frattempo la band inglese è implosa dopo aver venduto 13 milioni di dischi, Oriettona è ancora fra noi. E a Sanremo una pelliccia conta ancora molto di più della tracolla di una chitarra elettrica. D'altra parte, non è che si potesse pretendere molto di più da un placebo.