Sanremo, l'autotune, i testi tremendi "da far cadere le braccia" per la Crusca. E l'uso dell'AI
Si avvicina martedì 11, prima serata del Festival numero 75. Gli esperti dell'uso della lingua analizzano le canzoni, fra sospetti dell'uso dell'Intelligenza Artificiale

In gara saranno in 29, numero "zoppo" dopo le indagini per associazione a delinquere che hanno travolto Emis Killa portandolo al ritiro. E mentre si avvicina martedì 11 febbraio, data della prima serata del 75mo Festival della canzone italiana di Sanremo, partono analisi e congetture sui brani in gara, sull'abuso di Autotune, sul presunto uso di Intelligenza Artificiale che "acchiappino" prima il successo presso la giuria e il pubblico, e sul livello di impoverimento a cui si è ridotta la musica italiana in particolare sul fronte dei testi. Qui a parlare è l'Accademia della Crusca, fra le più alte istituzioni italiane ed europee in merito all'uso della lingua.
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"Pesantissimo, mi cadono le braccia"
A parlare per la Crusca è il professor Lorenzo Coveri, a cui il Corriere della Sera ha chiesto di analizzare i testi delle celebrità pop e trap in gara nel Festival diretto da Carlo Conti. Il responso non è tenero: "L'80 per cento delle canzoni viaggia su un linguaggio familiare popolare e colloquiale, ormai lontano dal vecchio stile della canzonetta". Un Festival che come già si sapeva non ha niente di rock ma nemmeno la trasgressione hip hop che vorrebbero sbandierare i vari Achille Lauro, Tony Effe, Fedez e simili. Anzi, quest'ultimo prende la sufficienza dalla Crusca: "Diamo 6 a un testo deprimente che parla di depressione. Cita Mary Poppins col cianuro al posto della pillola che va giù. Mi cadono le braccia". C'è a chi va molto peggio. In rapida sequenza, Modà ("pesantissimi, siamo al limite dell'incomprensibile, sembra la predica di un prete"), Elodie ("testo pessimo, come se parlasse al telefono"). Inciampa perfino Gabbani, considerato fra i migliori della nuova generazione: "Senza infamia e senza lode". Poi ci sono i migliori tre, a sorpresa: il debuttante Lucio Corsi: "Il testo più fresco... da 9...usa immagini inattese...gergo intelligente...ironia". Il cantautore Brunori Sas: "Letterario, con immagini sofisticate...interessante...intimo" sulla gioia e preoccupazione di diventare padre. E siccome non tutto il rap vien per nuocere, promosso anche Shablo: "Originale, esce dai binairi". Il resto è scarso.
L'ombra dell'AI e l'onnipresente Autotune
Più che di Festival di Sanremo, c'è chi da più parti lo ha ribattezzato negli ultimi anni il Festival di Antares. Che è il nome del principale software di autotune usato nel mondo della musica, inventato nel 1997 dall'ingegnere elettronico Andy Hildebrand e usato per la prima volta da Cher l'anno successivo nel grande successo mondiale di Believe. Negli ultimi anni l'Autotune è ovunque, su voci pop, hip hop, perfino rock. In breve, ha un algoritmo che corregge e intona le note stonate cantate dagli artisti. Ma usato in maniera più "pesante" finisce per alterare parte del timbro della voce, facendolo suonare "sintetico". Da qui le critiche sulla fine della differenza fra grandi voci e incapaci totali miracolati da Antares, e della "umanità" e unicità delle voci. Però lo usano sempre più cantanti. C'è poi chi ha provato ad analizzare i testi di Sanremo 2025 con Chat GPT e simili, per capire se l'AI è in grado di capire quali testi siano stati scritti con altre AI. Ma al momento è semplicemente impossibile scoprirlo. Mentre resta la polemica, con tanto di denuncia all'Antitrust, sul monopolio di sempre meno autori sulla firma delle canzoni in gara.