Carlo Conti: "Io normalizzatore? No, sono "Baudiano". Poi gli viene da piangere
In sala stampa a Sanremo c'è chi gli dà del sovranista e chi del normalizzatore ma lui si definisce normale: un uomo che si commuove pensando che da domani andrà a portare il figlio a scuola

The day after a Sanremo comincia con il vincitore Olly, la rivelazione Lucio Corsi e il cantautore Brunori Sas che si raccontano. Ma oggi è anche il giorno dei bilanci di un Festival che è andato oltre ogni più rosea aspettativa con ascolti da record e tante canzoni che già dominano tutte le classifiche di streaming e gli ascolti radiofonici. Il primo a fare il suo bilancio è Carlo Conti che, dopo avere annunciato il bis per il prossimo anno, affronta la raffica di domande della sala stampa. Ma a volte più che domande si tratta di giudizi: c'è chi gli dà del sovranista e chi del normalizzatore. Titoli ai quale lui risponde definendosi normale: un uomo che si commuove pensando che da domani andrà a portare il figlio a scuola e tornerà alla sua vita di sempre.
E sul versante degli ascolti c'è un colpo di scena: la finale di Carlo Conti registra ascolti inferiori rispetto a quella dello scorso anno con 13 miloni di spettatori pari al 72,7% di hare. L'anno scorso, nel Festival di Amadeus, erano stati 14,3 milioni con il 74% di share.
Conti anche nel 2026? "Penso di sì"
"Quest'anno è stato bellissimo, la parola d'ordine è stata insieme: ci siamo divertiti insieme, lo abbiamo fatto insieme. Vediamo l'anno prossimo se mi viene un'idea, ma penso di sì. Adesso torniamo alla normalità", risponde Carlo Conti in sala stampa a una domanda sulla possibilità che l'anno prossimo, dopo i risultati record di quest'anno, torni alla guida del festival non solo come direttore artistico, ma anche come conduttore.
"L'azienda mi ha chiesto di divertirmi per due anni sul festival - aggiunge Conti -, io ho accettato, poi deciderò cosa fare strada facendo. Fare il Festival non è solo condurlo, che alla fine è la cosa più facile, ma è anche organizzazione, direzione artistica, scelta della scenografia, delle luci, degli abiti. Se nel futuro il mio lavoro dovesse servire ad aiutare qualche nuova leva, vedremo se potrò aiutare".
"Io normalizzatore? Se questo è normale ben venga"
"Essere definito normalizzatore non mi dà fastidio. Io sono normale e va bene così. Per me vivere la vita è un gioco da ragazzi e anche il festival l'ho sentito nel mio modo, nel mio stile, con il colore della mia pelle. Pensavo che fosse più che mai importante far sentire la musica. Con qualche riflessione: c'è stato il messaggio di Edoardo Bove, del santo Padre, al quale mandiamo un abbraccio forte perché si rimetta presto, il ricordo di Fabrizio Frizzi, il Teatro Patologico... poi ognuno fa le sue riflessioni. Ma se questo è normale ben venga il normale".
"I fischi? Fanno parte del Dna del festival"
"Vi faccio notare che insieme ai fischi ci sono stati anche boati e applausi quando ho lanciato il televoto per la cinquina finale. Tutto questo fa un po' parte del dna del festival di Sanremo", dice Carlo Conti commentando le proteste che hanno accompagnato all'Ariston la presenza di Giorgia e Achille Lauro fuori dalla top five. "Preferisco questo Ariston rispetto a quello di qualche anno fa, dove il pubblico era seduto e non faceva niente. Sono stato sorpreso anch'io come il pubblico dei risultati - sottolinea il direttore artistico - ma credo che la standing ovation per Giorgia valga più di un primo posto. Il tempo è galantuomo".
Conti, "spero di aver fatto un festival baudiano"
"Il mio festival? Lo definirei baudiano", aggiunge Conti. "Il festival è il festival: non credo che sia in un modo o in un altro. Il mio è un festival baudiano, nel senso migliore del termine. Pippo ci ha insegnato a fare il festival in questo modo. Gira che ti rigira, è una meravigliosa messa cantata, un meraviglioso rito collettivo e ci ha insegnato Pippo Baudo a farlo", ha spiegato.
"Non era una sfida, ho cercato di vincere per gli italiani"
"Non l'ho vissuto come una sfida, ho ripreso un lavoro iniziato con l'azienda nel 2015, portato avanti per tre anni, proseguito alla grande da Baglioni e poi nei cinque straordinari festival di Amadeus. Sono tornato a riprendere un lavoro, per questo è stato facile. Nessuno fa il direttore artistico per se stesso, ma per l'azienda, per la Rai e per il pubblico, è come il ct della Nazionale che cerca di vincere i mondiali: lo fa per la nazione, per l'Italia, per la squadra. Ho cercato di lavorare in questo senso come hanno fatto i miei amici prima di me, e i risultati mi pare mi facciano sorridere. Adesso il problema vero è per chi lo dovrà fare il prossimo anno: ah già sono io!".
La media del 67.1% è la più alta di sempre
Se si guarda la media di tutte le serate, arriva la sorpresa. "La media di ascolto di questa edizione del Festival è stata di 12.5 milioni di spettatori con il 67.1% share. È l'edizione più vista dal 2000 ad oggi. In termini di share il risultato più alto di sempre". A segnalarlo su X è Giancarlo Leone, storico dirigente Rai di lungo corso, già responsabile di cinque festival di Sanremo e oggi tra gli autori dell'edizione 2025.