Sanremo 2024, le pagelle dei 30 cantanti. Dai Negramaro ci si aspettava di più, sontuosa Mannoia, Bigmama la sorpresa più riuscita. Le foto
Sanremo 2024: canzone per canzone, ecco le pagelle della prima serata con tutti i cantanti in gara. Vivace Annalisa, la Bertè fa il suo rock, convince Bigmama, Mahmood sa rinnovarsi, quelli del Volo al solito retorici, deludenti i La Sad. Mengoni co-conduttore spigliato, buona la sua prima volta
di Stefano Miliani
Canzone per canzone, ecco le pagelle della prima serata di Sanremo 2024 con tutti i cantanti in gara, qui in ordine di apparizione. Bigmama la sorpresa più riuscita, dai Negramaro ci aspettavamo di più, Fiorella Mannoia ona conferma maestosa, Dargen D'Amico eccelle nel testo e nel ritmo. Il Volo è noia. Allargando il discorso musicale alle scelte complessive del direttore artistico Amadeus, rappresenta il rock solo la 73enne Loredana Berté e nessun altro: un po' assente, il genere, ricordando la clamorosa vittoria dei Maneskin. Il conduttore ha spiegato di non aver ricevuto proposte. Tanta trap, ammorbidita, senza però quelle espressioni violente o misogine che tanto fanno discutere. Forse il vero assente rispetto al pubblico under 40 è il rap. La tradizione sanremese è affidata ai due Ricchi e Poveri rimasti, ma con intelligenza hanno evitato di replicare i sé stessi di mezzo secolo fa. Vivace, a suo agio, perfino giocherellone Marco Mengoni in veste di co-conduttore. Come immaginabile, il suo numero musicale ha entusiasmato l'Ariston: sa cantare come pochi nella musica leggera sanno cantare.
MARCO MENGONI: 8,5
Marco Mengoni apre come co-conduttore e invita a fare un bel respirone. A parte un piccolissimo e quasi impercettibile inciampo nelle parole, nella nuova veste se la cava e invita ad amare le canzoni in gara. Si "scioglie" rapidamente, è spigliato alla sua prima co-conduzione. Diverente la gag in cui entra con manette, scopa che cita Gianni Morandi l'anno scorso, un tappeto gonfiabile ricordando lo spettatore che voleva buttarsi dalla galleria con Baudo e altri scherzi. Il minishow con le sue canzoni guadagna una meritata standing ovation.
AMADEUS 7
Amadeus impeccabile come sempre, anche nel fingere sorprese come gli stacchi "non previsti" dell'orchestra. Una garanzia, la Rai va sul sicuro.
FIORELLO 9
La prima incursione di Fiorello è davanti all'Ariston. Tutto infiocchettato. La miglior battuta: quando Amadeus si è seduto in platea su un signore che lo showman gli rivela essere il presidente di Rai Cinema e Fiorello chiosa: Ama ricorda Rosa Chemical che limonò in platea con Fedez l'anno scorso con grande clamore e scandalo. In formissima.
CLARA – “DIAMANTI GREZZI” 7,5
Voce non troppo potente, almeno in tv, ciononostante tiene bene il ritmo anche quando cambia passo e melodia. Piuttosto brava. Impavida.
SANGIOVANNI – “FINISCIMI” 6
Canzone lievemente lamentosa, Sangiovanni non così originale come si era dimostrato due festival fa. Prevedibile
FIORELLA MANNOIA – “MARIPOSA” 9
La canzone ricorda De André ed è un effetto voluto. Con rimando latinoamericano, Fiorella si presenta in forma eccellente e con un brano che fonde passionalità, gioia e una autocitazione all’iniziativa per le donne “Una nessuna centomila”.
LA SAD – “AUTODISTRUTTIVO” 5
Comprensibile parlare di un tema come la prevenzione al suicidio con i cartelli di tre persone durante l’esibizione, ma il pezzo finto-cattivo pseudo-punk del trio sembra mancare proprio della rabbia che proclama. Esecuzione poco sincera.
IRAMA - “TU NO” 5
Vuole essere magniloquente, suona retorico e sul solco di tante canzoni di questi tempi. Poco originale
GHALI – “CASA MIA” 7,5
Dialoga con esseri spaziali e la canzone ha il pregio dell'originalità e della fantasia. Fedele al suo stile e coerente. Non eccezionale ma si difende egregiamente. Profondo.
NEGRAMARO - “RICOMINCIAMO TUTTO” 6
Dal ritorno dei Negramaro potevamo aspettarci una interpretazione più graffiante e con più ritmo. Hanno mestiere, ci mancherebbe, Giuliano Sangiorgi cantando non sbaglia una nota, però un po' lasciano un po' delusi, potevano fare di più. Deludenti
ANNALISA – “SINCERAMENTE” 7,5
Con giacca lunga e reggicalze punta all'effetto sexy, tipo film "Cabaret" per chi lo ricorda. Annalisa presenta una canzone che ha una discreta dose di ironia nel modo di intonare le parole e nel ritmo danzereccio un po' diverso da suoi ultimi successi come Mon Amour o Bellissima. Brava
MAHMOOD – “TUTA GOLD” 8
Ritmica molto vagamente arabeggiante, ma il discorso è un altro: sta attento a non ripetere i suoi successi con cui ha vinto Sanremo ovvero “Soldi” da solista e “Brividi” con Blanco e quindi si muove in una zona in parte per lui nuova. Bravo.
DIODATO – “TI MUOVI” 6
Svolge il proprio compito in maniera tecnicamente impeccabile, tuttavia il brano non fa certo rumore, tanto per parafrasare il brano con cui ha vinto il festival. Scontato.
LOREDANA BERTÉ – “PAZZA” 7
L’unica canzone rock viene dalla 73enne Loredana con un brano nel suo stile, ma senza quelle durezze che l’hanno resa più originale al festivalone. Guarda sempre il ‘gobbo’ per le parole. Piacerà alla generazione affezionata agli echi rockettari. Coerente con sé stessa. 7
GEOLIER – “I P’ ME, TU P’ TE” 6,5
Sarà per la simpatia che suscita il dialetto napoletano (ammesso anche se non in italiano grazie a un cambiamento del regolamento da parte di Amadeus), a ogni modo il suo brano rap-trap è più che piacevole. Gradevole
ALESSANDRA AMOROSO – “FINO A QUI” 5
Non regge alla perfezione nella voce, qualche calo di tono non corrisponde alle incrinature del suo stile, come se in qualche momento abbia faticato. Una canzone normale da Sanremo classico. Certo ci vuole anche questo, al festivalone. Standard.
THE KOLORS – “UN RAGAZZO UNA RAGAZZA” 7
Testo francamente banale anche se non è certo l’unico a non svettare. Viceversa l’accoppiata verso-ritmica è ben azzeccata in un brano dove la dance è allegra e spensierata come vuole essere. Piacevole.
ANGELINA MANGO – “LA NOIA” 6.5
La “cumbia della noia” è un pezzo allegro, ben composto. La 22enne dà l’impressione di poter crescere e ha già familiarità con il palcoscenico. Che il padre, Mango, abbia calcato più volte il palcoscenico dell’Ariston forse le è stato d’aiuto come apprendimento ma lì se la cava da sola. La sua hit estiva “Che t’o dico a fa’” era più frizzante. Divertente
IL VOLO – “CAPOLAVORO” 4
Sanno cantare, chi lo discute?, anche se in un’opera lirica quasi sicuramente arrancherebbero. Nel loro stile lirico-pop, stavolta più pop e poco lirico, hanno sempre toni da melassa. Per questo hanno ottime chance per arrivare in alto nella classifica finale. Retorici.
BIGMAMA - “LA RABBIA NON TI BASTA” 8
Anche se il testo non è particolarmente ficcante, anche se il pezzo all’inizio pare incerto, presto decolla fra trap, rap e altro e trasmette gioia, determinazione, voglia di affrontare il buio. Convincente.
RICCHI E POVERI – “MA NON TUTTA LA VITA” 6
Infiocchettati in grande fiocco rosso Angela Brambadi e Angelo Sotgiu, i due Ricchi e Poveri rimasti, sono un po’ ridicoli. Interpretano un brano con venature dance, memorie disco anni ’70, bravi a non voler rifare i sé stessi del tempo che fu. Conquistano l’Ariston. Decorosi.
EMMA – “APNEA” 5,5
“Tagliami il cuore se vuoi con un paio di forbici” è un verso che Emma e gli altri autori potevano risparmiarselo. “Mi togli il respiro” si sarà già sentito cantare? Brano spiccatamente dance. Farà ballare in discoteca. Quasi sufficiente.
RENGA NEK - “PAZZO DI TE” 6
In questo Sanremo rappresentano un classico filone sanremese anni Duemila, lontani dalla dance che pare il filo conduttore scelto da Amadeus. Intonazione puntuale, interpretazione precisa. Opportuno ci siano interpreti così. Detto questo, nessuna sorpresa.
MR RAIN – “DUE ALTALENE” 6,5
Conserva quell’aria da ragazzo che tiene viva la propria fanciullezza che intenerisce. Senza fare previsioni che poi vengono puntualmente smentite, difficile immaginare che replichi l’exploit dell’anno scorso. Tenero
BNKR44 – “GOVERNO PUNK” 4,5
L’aspetto più divertente della boy band dell’empolese è dato dai loro abiti colorati. Una tipica boy band. Di “punk”, se si intende qualcosa di irriverente, coraggioso, fuori da canoni consueti, non c’è proprio niente tranne il titolo. Piaceranno a tanti giovanissimi. Banali
GAZZELLE – “TUTTO QUI” 6
Una canzone senza infamia, né in grado di suscitare particolare sorpresa. Sta a galla. 6
DARGEN D’AMICO – “ONDA ALTA” 9
Musicalmente parlando, uno dei pezzi più efficaci e meno prevedibili della serata. Non parla d’amore e già imbocca binari qui poco battuti. Con peluche di orsacchiotti, parole intonate benissimo al ritmo, ottimo brano e interpretazione eccellente. Con appello come chiosa perché “cessi il fuoco”, ovvero a Gaza.
ROSE VILLAIN – “CLICK BOOM” 6
Ammiccante, lievemente ironica, sexy per adolescenti, a suo agio sul palco benché sia al debutto. Rispetto al suo ancor giovane repertorio varia un po’. Ci prova.
SANTI FRANCESI – “L’AMORE IN BOCCA” 5
Uno schema già sentito. Canzone d’amore senza faville. Ordinari
FRED DE PALMA – “IL CIELO NON CI VUOLE” 5
“Questo amore è una sparatoria” non è proprio un verso bellissimo. Almeno è consapevole di aver fatto piangere la ragazza. Quando canta con Ana Mena, pur tra banalità ormai dilaganti in una marea di video come feste, auto di lusso, belle ragazze, fa ballare, qui no. Impalpabile
MANINNI - “SPETTACOLARE” 6
Brano invero ben poco spettacolare. Nella norma.
ALFA – “VAI” 7,5
Leggerezza e spensieratezza esercitati con classe. La combinazione ritmo ballabile-testo funziona. Brillante.
IL TRE – “FRAGILI” 5
Al di là del torso tatuato, come chissà quanti cantanti, Il Tre si presenta come rapper ma il rap si sente proprio poco, è una reminiscenza a volerla scovare. Né in lui né nelle altre canzoni. Amadeus ha puntato su altro. Poco da segnalare.
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