Cosa succede quando credevi di essere una star ma Sanremo comincia a odiarti

Lacrime, incomprensioni ma anche errori grossolani. E poi il diverso, il bizzarro, sempre detestato. Basta un attimo per essere inceneriti

Ferreri, D'Alessio e Atzei. Tre facce della stessa medaglia, a ben vedere
Ferreri, D'Alessio e Atzei. Tre facce della stessa medaglia, a ben vedere

Sanremo odia le novità, le bizzarrie, le innovazioni e gli "strani". E molla per strada chi ha avuto la fragile fortuna di un momento. Poi ci sono quelli detestati perché hanno sbagliato nel porsi, fin da subito, dai primi passi. Nella serata del primo verdetto, c'è il solito ribaltone proverbiale: vince il ragazzino caramella, carino e patinato, Lele, ma torna dalle cantine buie in cui lo avevano spedito nella prima serata Tommaso Pini. Incrocio circense di Rino Gaetano, Capossela meno in carne e Johnny Depp versione piratesca. A lui il premio delle radio. Neanche un premio, per ora, a Bianca Atzei, che canta con così tanta rabbia e tensione da esplodere in lacrime. Sembra urlare: "Amatemi". Ma è dura riprendere credibilità e rispetto, quando ne hai perso un po' troppo esagerando e facendo la star dopo i primi cinque minuti in cui hai messo piede sul palco. Cos'è questa fretta? Non basta lavorare, passo dopo passo, costruire? La voce c'è, la bella presenza pure. Poi c'è la spietatezza verso il travet, l'impiegato, diventato stella fulgidissima in una stagione da talent. La cassiera lumbàrd che faceva il verso ad Amy Winehouse con la benedizione di Simona Ventura, Giusy Ferreri. E che poi non ha trovato più la canzone giusta, il disco azzeccato, mentre la voce invecchia. E sembra, ahilei, già vecchissima. Bianca spreme lacrime, invoca pietà e per una sera la ottiene. Giusy torna alla cassa. Dovrebbe, a questo punto, mollare ogni pretesa sanremese e puntare su una dimensione più cantautoriale, o che provi a riportarla verso dinamiche più black. Magari ripartire da lì. Poi c'è la mazzata data a D'Alessio. Era il re del Festival, viene cacciato via e paga un successo ingombrante (sempre imperdonabile in Italia) ma soprattutto aver fatto coppia con una giovanissima e bella donna che per lui si è trasformata in gran signora. Come si è permesso di sfasciare il matrimonio? E di buttare soldi nella Lambretta? Senza ridarli alla Marini che glieli aveva prestati? In queste storielle di errori grossolani e di moralismo da balcone italiano, Sanremo sguazza che è una meraviglia. Ecco le pagelle della serata.

Leonardo Lamacchia - Ciò che resta - Apre lui la finale Giovani, molto più convinto. Parte bene. Ma dei primi quattro è l'ultimo. 5

Lele - Oramai - Tutto come la prima sera. Accattivante. E infatti la spunta lui. E' il vincitore tra i Giovani. E proviene da Amici. Dice qualcosa? 7

Tommaso Pini - Premio Dalla da parte delle radio. Lo avevamo detto che il flippatissimo Jack Sparrow non moriva lì.  Comincia la rivincita. 7

Francesco Guasti - Universo - Al primo televoto è andato forte. La sua esibizione è identica a quella del debutto. Verso la vittoria? No, solo terzo posto. 5

Maldestro - Canzone per Federica - E' l'alieno del primo quartetto di finalisti. Intimista, occhiali scuri, voce malinconica e graffiata (che continua a stonare, peccato). Sembra difficile che ce la faccia. E invece arriva a mezzo passo dal trionfo. Premio sala stampa Mia Martini, e secondo posto. 7

Ron - L'ottava meraviglia - Che vuoi dire a un consumato professionista con voce ferma e grande mestiere? Ma il testo è davvero stereotipato. E' questo che a chi vota finora non va giù? Evidentemente. Adieu. 5

Chiara - Nessun posto è casa mia - Francamente siamo dalle parti della lagna. E anche il testo è la fiera degli stereotipi. 3

Samuel - Vedrai - I coautori sono il tastierista e il chitarrista di Jovanotti. Dunque vai di electrofunk. Lui è lui, fila tutto, ma resta l'inevitabile impressione di ascoltare una versione ruffiana e ripulita dei Subsonica. 6

Al Bano - Di rose e di spine - Sono gli anni Sessanta? I Settanta? Oggi? Non importa, Al Bano fa sempre la solita cosa, melodrammatica e a voce spiegata. La potenza di un tempo non c'è, l'infarto di un mese fa lascia il segno. Sanremo però tradisce il toro ferito, e lo manda via. 7

Ermal Meta - Vietato morire - In radio andrà alla grande. Ottime le strofe, belle le parole, il ritornello sale un po' troppo per le sue possibilità. Ma è un'artista in piena crescita, e sera dopo sera non fa eccezione a Sanremo. 8

Michele Bravi - ll diario degli errori - Il suo coming out gay lo ha fatto. Quello come cantante di levatura dovrà attendere. 4

Fiorella Mannoia - Che sia benedetta - Perfetta. Sempre più lanciata verso la vittoria finale. 10

Clementino - Ragazzi fuori - Gioca tutto sulla grinta. Ma il rap, il modo di portarlo dal vivo, non buca. 4

Lodovica Comello - Il cielo non mi basta - Basterebbe essere più convincente sul palco dell'Ariston. E andare oltre il compitino ben fatto. 6

Gigi D'Alessio - La prima stella - Metà Italia lo odia, ma metà lo adora. Doveva essere quella che guarda Sanremo. Ma la coda di veleni che attornia lui e la Tatangelo gli agguanta i piedi mentre canta. Adieu. 6

Paola Turci - Fatti bella per te - Ottima. Cresce sera dopo sera, e potrebbe davvero arrivare sul podio finale. 8

Marco Masini - Spostato di un secondo - Ma perfettamente in tempo per giocarsi la finale. Molto bene. 8

Francesco Gabbani - Occidentali's Karma - Il pop italiano come lo vorremmo sempre. Moderno, colto e popolare allo stesso tempo, con ritmo trascinante, ironia e intelligenza. Arrangiamento spaccaradio. Podio? Noi lo adoriamo. 10

Michele Zarrillo - Mani nelle mani - Se magari la smette di tentare di imitare lo scomparso Mango nel ritornello. Grazie. 5

Bianca Atzei - Ora esisti solo tu - Spinge al massimo, piange anche. Scoppia in lacrime in un corpo a corpo con l'Ariston. "Amatemi" sembra gridare col canto. Tanto astio comincia a pesare troppo. L'interpretazione c'è tutta e l'effetto pietà la spinge avanti. Non è una gara, la sua, è un teleromanzo. 6

Crozza - Riprende smalto e mena unghiate. Scontate quelle a Renzi, contro il quale è francamente un po' troppo invasato. Più a segno quelle assestate ai "promessi sponsor" Carlo e Maria, mentre si completa l'inciucio Rai-Mediaset. I dettagli? Qui

Levate la gomma dalla bocca a Giorgio Moroder - Uno stilista dell'electro pop mondiale non può masticare a bocca aperta mentre lo riprendono in primo piano. 8 alla storia, 4 allo stile. Eddài. Ps: l'omaggio del Festival, con vocalist scelta dal maestro fila alla perfezione.

Virginia Raffaele - Impeccabile, nei panni di una stranitissima Sandra Milo. Un po' poco però. Torni? Dai, torna. E infatti torna, ed è molto bella. 7

Sergio Sylvestre - Con te - L'asteroide di colore torna ad essere il mix di potenza e fragilità che adora il pubblico di Amici. Ma da' come la sensazione di arretrare quanto a efficacia. Forse è un momento. 6

Elodie - Tutta colpa mia - Fa tutto bene. Ma manca qualcosa. Bisogna pensarci su. 6

Fabrizio Moro - Portami via - L'autore di Pensa e Sono solo parole piace molto alla giuria di qualità e alla stampa. C'è molta tenerezza nel suo pezzo. Podio? Tira proprio quell'aria. 7

Giusy Ferreri - Fatalmente male - ll fatto è che canta sempre peggio. Sgraziata. E' come se il timbro, già di suo non per tutti i gusti, si fosse rovinato. Tanti errori di intonazione. Aiuto. Va frontalmente, traballante e precaria, alla gogna della giuria. Che infatti colpisce. L'ombra dell'Esselunga torna a farsi lunghissima su di lei. Dovrebbe ripensare con calma la sua proposta artistica, magari allontanandosi per un po' dal palco ora-o-mai-più di Sanremo. 3

Alessio Bernabei - Nel mezzo di un applauso - Può piacere dai 10 ai 15 anni, forse. Per il resto, passa e va. Senza traccia. 4

Robin Schulz - Serve a far ballare. E allora balliamo. 6