Le pagelle del Festival: i momenti da ricordare e quelli "grazie, ma no grazie"

Un successo clamoroso e insperato. Ma cosa resterà davvero di questo Festival? Ecco le nostre pagelle anarchiche e trasversali a conduttori, cantanti, ospiti e disturbatori che cercano di fissare qualche istante che tra quelli che ci hanno colpito al cuore ma anche tra quelli che avremmo preferito bypassare direttamente.
BIANCA BALTI Inno potente alla vita e alla gioia di vivere. Si mostra senza capelli e con un vestito aperto sulla pancia che lascia vedere le cicatrici dell’operazione, ma non accenna in nessun modo alla sua malattia. Non c’è bisogno di parole, il messaggio è lei stessa, la forza e il coraggio di affrontare il cancro. Bianca sorride e il suo sorriso la cura più efficace che ci sia. Voto: 10
CARLO CONTI E’ il vero vincitore di questo Festival. Gli hanno affidato una patata bollente, dopo le edizioni di Amadeus, che non voleva prendersi nessuno, ma lui è riuscito a strafare. Non solo fa volare l’Auditel, ma tiene magicamente lontano dal palco dell’Ariston tensioni, polemiche, provocazioni politiche a favore di uno show pulito e fatto di tanta musica. L’Italia applaude, i giovani accorrono a frotte, la Rai s’intasca conti d’oro. “Non so se ci sarò l’anno prossimo”, dice sornione. Ma chissà se il Festival sarà ancora targato Rai. Voto: 9
LO SKETCH INSULSO Vetusto e fuori tempo massimo il questionario sull’uomo ideale nella terza serata in cui lKatia Follesa, Miriam Leone ed Elettra Lamborghini devono rispondere a domande stupide come “qual è la cosa che ti colpisce per prima in un uomo?” Sembra di tornare alla tv di qualche decennio fa. Le tre stanno al gioco, ma nessuno si diverte. Del resto sono sembrate più “vallette” alla vecchia maniera che vere co-conduttrici. La Follesa si salva inseguendo Simon Le Bon in abito nuziale. Voto: 3
LUCIO CORSI Poeta, cantastorie, folletto, musicante di Brema: lo hanno definito in molti modi Lucio Corsi, è lui la vera grande rivelazione del Festival, quasi sconosciuto al pubblico prima dello sbarco all’Ariston. Certamente una creatura fuori dal comune. Il suo brano “Volevo essere un duro” e i suoi abiti un po’ fumetto un po’ glam rock, che si cuce da solo (mitiche le spalline fatte con i sacchetti di patatine), ne hanno fatto subito un beniamino del pubblico. Poi nel duetto con Topo Gigio sulle note del “Blu dipinto di blu” ha regalato uno dei momenti più magici del Festival. Autentico, visionario, ma questo è solo l’inizio. Voto: 9
ROBERTO BENIGNI: dieci minuti per mettere sottosopra il Festival e lasciare il segno. Chi se non lui può permettersi di mettere alla berlina Giorgia Meloni, Elon Musk, Trump, Salvini e soprattutto noi italiani esperti come pochi nello sport nazionale del saltare sul cavallo del vincitore? Tornerà a marzo su Rai1 e ci farà ancora sognare. Grazie Roberto. Voto 10
GEPPI CUCCIARI: battuta pronta, ironia corrosiva, non è certo una rivelazione ma la conferma che la Rai ha in casa una mattatrice capace di domare qualsiasi palco e soprattutto di tenere testa a Conti e alla sua velocità. Mitica quando mentre lui controlla l’ora lo fulmina così: “Io te lo buco quell’orologio”. Alla fine dell’era Conti, chissà se ci saranno dirigenti così coraggiosi da affidarle la conduzione. Voto 8
JOVANOTTI: unico gigantesco trascinatore di folle. Il suo mini show che parte da piazza Colombo e travolge l’Ariston è un’iniezione di energia e di voglia di vivere. Il ragazzo con le tasche piene di sassi si è rialzato e non ce n’è per nessuno. Voto 9
DURAN DURAN E IVA ZANICCHI: lo sguardo rivolto al passato e l’effetto nostalgia sono stati un leit motiv del Festival. Ma c’è chi ne è uscito con le ossa rotte. Come i Duran Duran che 40 anni fa facevano impazzire le ragazzine che sognavano di sposare Simon Le bon. I segni del tempo sono impietosi sui quattro ex ragazzi inglesi ormai signori imbolsiti. Decisamente più energica, spigliata e ironica Iva Zanicchi che incassando il premio alla carriera commenta: “Meglio da viva che da morta” e si fa una sana risata. Voto 5 e 8
FEDEZ: sembrava che il mondo dovesse cadergli addosso. Preceduto da mille polemiche, gossip e veleni era l’osservato speciale del Festival. Tutti aspettavano il passo falso, la parlata rallentata, un segno di cedimento e invece Fedez si è abilmente sottratto allo sguardo dei più e ha deciso di dare di sé un’immagine cupa, sofferente ma sfacciatamente sincera. E alla fine ha vinto lui. La cover “Bella stronza” è la più potente, “Battito” vola in vetta alle classifiche e lui si è ripreso la vita in mano. Voto 8