"Gentiloni rifà Renzi che rifaceva Berlusconi. Che a sua volta credeva di rifare Rocco Siffredi. Basta con la nostalgia"
Si stava meglio quando si stava peggio? Il comico si scaglia contro la nostalgia del passato e del vecchiume. Ma per la prima volta stecca, il numero è fiacco

Un Crozza meno cattivo e più soft, troppo, da lui ci si aspetta di più. Non vagare da una battutina all'altra in modo svogliato, senza tenere insieme la tensione del suo numero in modo coerente. Si comincia, a sorpresa, con il comico nei panni di papa Francesco: "Ho mandato video al Super Bowl, non potevo non mandarlo anche a Sanremo. Se guardi tutto il Festival te ne vengono due, di Super Bowl". Ed è ancora il finto Bergoglio a commentare la corruzione in Vaticano: "Ne parlavo sul giornale, ma scritto era in piccolo tra Giletti, le pallonate di Totti e la limonata di Maria con Robbie Williams".
Cosa sono le cover
Poi Crozza riprende i suoi, di panni: "Serata cover, ma cosa sono? Un rifacimento: allora il governo Gentiloni è una cover di Renzi che era una cover di Berlusconi, che a sua volta credeva di essere la cover di Rocco Siffredi. Una serata con i pezzi musicali vecchi, sulla nostalgia Conti ci ha costruito una carriera, senza tu Carlo suoneresti il Pulcino Pio alle feste dei bambini. Maria adora il vintage, per questo si è sposata Costanzo. Guarda poi Masini travestito da Giuseppe Mazzini". L'unico a sbellicarsi dalle risate, per contratto è Conti. Aspetti la zampata, la trovata, la frase chiave, che non arriva.
E basta con il culto del passato
Si stava meglio quando si stava peggio? Potrebbe essere, dice Crozza: "In qualsiasi epoca uno viva pensa che ce ne sia stata una migliore prima. Quando? Negli anni Ottanta? Rimpiangevamo i Sessanta, nei Sessanta per la Belle Epoque e così via. Nel paleolitico forse un homo sapiens ha detto 'si sta bene', poi lo ha schiacciato un mammut. Obama ha detto che il mondo non è mai stato più ricco, istruito di oggi. Peccato che ci sia Trump". Però basta camminare con la testa voltata indietro, e di dire tutto il peggio dei giovani: "Ho figli adolescenti, sbagliano le poesie e la grammatica, ma fanno video, montano, chattano con tre amici, palleggiano, fanno i compiti, cantano in inglese e mi chiedono soldi in italiano. Io alla loro età mi incastravo ancora i testicoli nella zip dei pantaloni. Loro sono veloci, rapidi. Li trattiamo come l'involuzione della specie, i figli". Un male del nostro tempo? "Oggi i ragazzi amano troppo i propri comodi, si comportano da maleducati, disprezzano i genitori. L'ha detto Platone nel 400 avanti Cristo". Basta rimuginare su quel che è stato, insomma, lo abbiamo capito, Maurizio. Però a dirla tutta questo è il pezzo di Crozza meno a fuoco, più buttato là. Abbastanza imperdonabile per chi è stato presentato in pompa magna, ha carta bianca e dovrebbe risollevare le sorti della serata storicamente più debole del Festival, quella dei rifacimenti poco sentiti come gara. Pollice verso. Davvero una delusione.