La lezione del cuore di Ezio Bosso commuove l'Ariston
Il pubblico ha riservato una standing ovation al pianista e direttore d'orchestra di fama internazionale affetto da una malattia neurologica degenerativa

Quando parla si inceppa, le parole gli si incastrano sulle labbra e vengono fuori a singhiozzi accompagnati da espressioni di gioia e sorpresa. Ma è solo il suono ad essere incerto perché il significato scorre veloce e senza dubbi fino al miocardio di ogni ascoltatore. A volte risale i condotti lacrimali e straripa dagli occhi facendo commuovere pure l’orchestra. Quando Ezio Bosso suona poi, il pubblico si scioglie e l’empatia pervade tutta la platea perché le sue mani, prima tanto impacciate nei movimenti, diventano ali sulla tastiera. Le dite dimenticano che il resto del corpo è afflitto da una patologia neurologica degenerativa e scorrono liberando la musica di un’anima mai imprigionata da malattia alcuna.
L'Ariston ha riservato una meritata standing ovation a Ezio Bosso, pianista e direttore d'orchestra di fama internazionale (ma è anche l'ex bassista degli Statuto) che suona tra Londra e i più prestigiosi teatri del mondo. La malattia neurologica non ne limita la creatività e le capacità di musicista, né limita la sua dialettica che ha commosso prima ancora della sua esibizione al pianoforte. Intervistato da Carlo Conti, ha indotto tutti a riflettere portando la sua testimonianza di artista e di essere umano, e segnando quello che probabilmente resterà il punto più alto di tutto il sessantaseiesimo festival.
"La musica è come la vita, si può fare in un solo modo, insieme", il suo messaggio più importante. E ancora: "Noi uomini tendiamo a dare per scontate le cose belle. La vita è fatta di dodici stanze: nell'ultima, che non è l'ultima, perché è quella in cui si cambia, ricordiamo la prima. Quando nasciamo non la possiamo ricordare, perché non vediamo, ma lì la ricordiamo, e siamo pronti a ricominciare e quindi siamo liberi". Ha parlato di nascita e di vita Ezio Bosso, mai di fine o di malattia e il suo entusiasmo è stato tanto che alla fine quel richiamo a “fare musica insieme”, chiunque lo ha sentito proprio, anche chi ha mani buone e senza difetti, ma non sa suonare.