Tre quarti dei processi a suo carico si sono risolti in un'assoluzione piena. Per ora Kevin Spacey è, carte legali alla mano, un uomo e un artista che non ha commesso né gli abusi né le violenze sessuali di cui veniva accusato. Eppure la sua carriera è sostanzialmente ferma dal 2017, quando in piena onda del MeToo fu escluso dal cast di House Of Cards, per il cui successo era stato determinante contribuendo anche all'esplosione popolare di Netflix. E a seguire venne escluso da ogni altro ruolo al cinema e in tv. Una carriera congelata.
Anni dopo, sentenze di assoluzione passate in giudicato, la coda di conseguenze ha il sapore di una beffa milionaria per Spacey. Che dovrà pagare 1 milione di dollari alla MRC, società che ha prodotto House Of Cards. Inizialmente la richiesta era di 31 milioni di dollari. La società sosteneva che Spacey si era fatto ricoverare per trattare a sua dipendenza sessuale e che questo lo rendeva potenzialmente dannoso per la sua gestione sul set.
Con una complessa serie di passaggi legali, il giudice ha detto che questa fattispecie non era percorribile ma ha acconsentito a che le parti trovassero un altro tipo di accordo. E siccome una parte delle polizze assicurative a copertura dei danni ad uno show tv derivanti dalla defezione di un attore potevano ricadere in questa fattispecie, alla fine Spacey ha acconsentito che venissero analizzate le sue cartelle cliniche, accettando di pagare 1 milione di dollari per chiudere la questione. Doppia beffa quindi: riarcire la produzione per non aver potuto far parte di House Of Cards, quando era stata la produzione stessa, sull'onda del possibile scandalo, a farlo fuori.
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