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Il grande errore di Selvaggia Lucarelli: "Ho perso i capelli, soffrivo e ho rischiato la vita"

E' l'inflessibile giudice di "Ballando con le Stelle", la cacciatrice di leoni da tastiera che sui social insultano sotto falsa identità e poi scappano, l'opinionista prima di Libero, quindi del Fatto e di Tpi che ama i temi forti, i toni accesi e si muove in una costante nuvola di querele fatte e subite dai suoi "bersagli". Ma nessuno avrebbe immaginato che Selvaggia Lucarelli avesse un passato tanto fragile e tormentato. Ne ha parlato lei stessa, ospite di Daria Bignardi nel programma "L'Assedio" su Nove.

Il tutto a causa di un amore sbagliato, e finito molto male. La Lucarelli ne ha raccontato le conseguenze, devastanti: "Il lavoro era un disastro perché non pensavo di valere niente, ho perso almeno la metà dei capelli, io che li amavo profondamente. Avevo quella che si chiama sindrome di Defluvium Capillorum, quella in cui li perdi per via di un lutto o una malattia. vivevo costantemente in uno stato alterato, credo di aver rischiato anche la mia vita: guidavo piangendo, disperandomi, lasciavo messaggi inquietanti ai miei amici in cui dicevo, se mi succede qualcosa sapete perché". 

E ancora: "Questo tipo di relazioni vanno a infestare tutte le parti della tua vita. Ti vergogni, di solito, a parlare di queste cose, soprattutto se sei ritenuta un donna forte". C'è stata una via di fuga? La Lucarelli non si fa sconti: "No, nel senso che ho toccato il fondo, non riuscivo a gestire il mio denaro, a parte che guadagnavo poco. Mi sono svegliata una mattina con il direttore di banca che mi chiama e mi dice non hai più niente, per anni non mi sono goduta mio figlio perché ero molto triste. Un periodo terribile in cui sono anche finita dentro il processo per le foto della Canalis, che in fondo considero anche quella una conseguenza di quel periodo disastroso: mi sono interessata a cose inutili e stupide. Mi perquisirono casa alle 5 del mattino. Il 2011 è stato terribile. Quando ho capito che o mi risollevavo o sprofondavo, una mattina al risveglio ho detto: basta".