Max Pezzali shock: "Con Repetto avremmo lasciato la musica". Poi la verità su Cecchetto


Un legame destinato a evolversi oltre la musica, un'amicizia che avrebbe potuto prendere strade diverse da quelle che hanno segnato la storia del pop italiano. Max Pezzali, protagonista indiscusso degli anni '90 e ancora oggi punto di riferimento della musica italiana, si racconta in un'intervista esclusiva a Vanity Fair, rivelando un retroscena sorprendente sulla storia degli 883: "Sono abbastanza sicuro che a un certo punto avremmo abbandonato la musica con tutti i rischi contrattuali del caso: comunque a Mauro (Repetto, ndr) andava stretto ballare e fare i cori. Avremmo trovato altro da costruire insieme."
L'ombra della causa legale - La rivelazione, destinata a far discutere i fan storici del duo pavese, arriva in un momento particolare della carriera di entrambi gli artisti, con una causa in corso al tribunale di Milano per l'utilizzo del marchio 883, quel nome che ha rappresentato per un'intera generazione la colonna sonora dei propri anni migliori. Una vicenda legale che non offusca però i ricordi di un sodalizio artistico che ha fatto la storia della musica italiana.
Il 2024 è stato un anno straordinario per Pezzali, che si è definitivamente consacrato come icona intergenerazionale del pop italiano. Dalla prima, trionfale tournée negli stadi al successo della serie Sky "Hanno ucciso l'uomo ragno", fino all'uscita dell'album "Max Forever Vol. 1" e ai live che culmineranno con il concerto nella notte di San Silvestro. Un percorso che trova le sue radici in un passato fatto di insicurezze e passioni ardenti: "Sono stato uno sfigato di proporzioni abbastanza monumentali fino al 1982-1983", confessa con la sua caratteristica sincerità, "finché a un certo punto ho spostato la mia attenzione sulla musica, su un genere un po' ostico per sentirmi culturalmente diverso e non semplicemente escluso: l'heavy metal degli Iron Maiden e dei Saxon."
"Sanremo? Se sei ansioso sei finito" - Guardando al futuro e all'imminente Festival di Sanremo 2025, Pezzali non nasconde le sue perplessità, regalando un'analisi lucida e schietta della kermesse: "In quella platea non c'è nessuno che è lì per te: sono lì a vedere che cosa puoi sbagliare, non che cosa puoi fare bene. Se sei un tipo ansioso, sei finito." Parole che rivelano una consapevolezza maturata in decenni di carriera e che fotografano perfettamente le dinamiche del palco più importante della musica italiana.
La rivelazione su Cecchetto - Nel corso dell'intervista, emerge anche il capitolo Claudio Cecchetto, figura fondamentale nella storia degli 883, con cui oggi i rapporti si sono interrotti: "Quando certi ingranaggi si bloccano così è perché ci sono delle ottime ragioni. Non a tutto si può applicare l'arte giapponese del kintsugi, del rimettere insieme i pezzi." Una metafora elegante per descrivere la fine di un rapporto professionale che ha segnato un'epoca: "Ma è giusto: si cresce anche con gli scontri, i conflitti, le rotture", aggiunge con maturità.
"Faccio l'amico con mio figlio" - L'artista si apre anche sul lato più intimo e personale della sua vita, quello di padre. Con il figlio Hilo, Pezzali rivela di aver scelto una strada educativa non convenzionale: "Sono uno di quei genitori che gli educatori non approvano: faccio l'amico. Poco rigore, poca autorevolezza." Una scelta che però sembra dare i suoi frutti, grazie anche alla personalità del figlio che, come racconta orgoglioso, "è ligio, preciso, osserva le regole." A lui, Max ha voluto trasmettere un insegnamento fondamentale che forse riassume tutta la sua filosofia di vita: "Gli ho spiegato che non esiste il possesso, che nessuno è di nessuno. Voglio tenerlo lontano dalle espressioni e dagli atteggiamenti assoluti."

Un legame destinato a evolversi oltre la musica, un'amicizia che avrebbe potuto prendere strade diverse da quelle che hanno segnato la storia del pop italiano. Max Pezzali, protagonista indiscusso degli anni '90 e ancora oggi punto di riferimento della musica italiana, si racconta in un'intervista esclusiva a Vanity Fair, rivelando un retroscena sorprendente sulla storia degli 883: "Sono abbastanza sicuro che a un certo punto avremmo abbandonato la musica con tutti i rischi contrattuali del caso: comunque a Mauro (Repetto, ndr) andava stretto ballare e fare i cori. Avremmo trovato altro da costruire insieme."
L'ombra della causa legale - La rivelazione, destinata a far discutere i fan storici del duo pavese, arriva in un momento particolare della carriera di entrambi gli artisti, con una causa in corso al tribunale di Milano per l'utilizzo del marchio 883, quel nome che ha rappresentato per un'intera generazione la colonna sonora dei propri anni migliori. Una vicenda legale che non offusca però i ricordi di un sodalizio artistico che ha fatto la storia della musica italiana.
Il 2024 è stato un anno straordinario per Pezzali, che si è definitivamente consacrato come icona intergenerazionale del pop italiano. Dalla prima, trionfale tournée negli stadi al successo della serie Sky "Hanno ucciso l'uomo ragno", fino all'uscita dell'album "Max Forever Vol. 1" e ai live che culmineranno con il concerto nella notte di San Silvestro. Un percorso che trova le sue radici in un passato fatto di insicurezze e passioni ardenti: "Sono stato uno sfigato di proporzioni abbastanza monumentali fino al 1982-1983", confessa con la sua caratteristica sincerità, "finché a un certo punto ho spostato la mia attenzione sulla musica, su un genere un po' ostico per sentirmi culturalmente diverso e non semplicemente escluso: l'heavy metal degli Iron Maiden e dei Saxon."
"Sanremo? Se sei ansioso sei finito" - Guardando al futuro e all'imminente Festival di Sanremo 2025, Pezzali non nasconde le sue perplessità, regalando un'analisi lucida e schietta della kermesse: "In quella platea non c'è nessuno che è lì per te: sono lì a vedere che cosa puoi sbagliare, non che cosa puoi fare bene. Se sei un tipo ansioso, sei finito." Parole che rivelano una consapevolezza maturata in decenni di carriera e che fotografano perfettamente le dinamiche del palco più importante della musica italiana.
La rivelazione su Cecchetto - Nel corso dell'intervista, emerge anche il capitolo Claudio Cecchetto, figura fondamentale nella storia degli 883, con cui oggi i rapporti si sono interrotti: "Quando certi ingranaggi si bloccano così è perché ci sono delle ottime ragioni. Non a tutto si può applicare l'arte giapponese del kintsugi, del rimettere insieme i pezzi." Una metafora elegante per descrivere la fine di un rapporto professionale che ha segnato un'epoca: "Ma è giusto: si cresce anche con gli scontri, i conflitti, le rotture", aggiunge con maturità.
"Faccio l'amico con mio figlio" - L'artista si apre anche sul lato più intimo e personale della sua vita, quello di padre. Con il figlio Hilo, Pezzali rivela di aver scelto una strada educativa non convenzionale: "Sono uno di quei genitori che gli educatori non approvano: faccio l'amico. Poco rigore, poca autorevolezza." Una scelta che però sembra dare i suoi frutti, grazie anche alla personalità del figlio che, come racconta orgoglioso, "è ligio, preciso, osserva le regole." A lui, Max ha voluto trasmettere un insegnamento fondamentale che forse riassume tutta la sua filosofia di vita: "Gli ho spiegato che non esiste il possesso, che nessuno è di nessuno. Voglio tenerlo lontano dalle espressioni e dagli atteggiamenti assoluti."

Un legame destinato a evolversi oltre la musica, un'amicizia che avrebbe potuto prendere strade diverse da quelle che hanno segnato la storia del pop italiano. Max Pezzali, protagonista indiscusso degli anni '90 e ancora oggi punto di riferimento della musica italiana, si racconta in un'intervista esclusiva a Vanity Fair, rivelando un retroscena sorprendente sulla storia degli 883: "Sono abbastanza sicuro che a un certo punto avremmo abbandonato la musica con tutti i rischi contrattuali del caso: comunque a Mauro (Repetto, ndr) andava stretto ballare e fare i cori. Avremmo trovato altro da costruire insieme."
L'ombra della causa legale - La rivelazione, destinata a far discutere i fan storici del duo pavese, arriva in un momento particolare della carriera di entrambi gli artisti, con una causa in corso al tribunale di Milano per l'utilizzo del marchio 883, quel nome che ha rappresentato per un'intera generazione la colonna sonora dei propri anni migliori. Una vicenda legale che non offusca però i ricordi di un sodalizio artistico che ha fatto la storia della musica italiana.
Il 2024 è stato un anno straordinario per Pezzali, che si è definitivamente consacrato come icona intergenerazionale del pop italiano. Dalla prima, trionfale tournée negli stadi al successo della serie Sky "Hanno ucciso l'uomo ragno", fino all'uscita dell'album "Max Forever Vol. 1" e ai live che culmineranno con il concerto nella notte di San Silvestro. Un percorso che trova le sue radici in un passato fatto di insicurezze e passioni ardenti: "Sono stato uno sfigato di proporzioni abbastanza monumentali fino al 1982-1983", confessa con la sua caratteristica sincerità, "finché a un certo punto ho spostato la mia attenzione sulla musica, su un genere un po' ostico per sentirmi culturalmente diverso e non semplicemente escluso: l'heavy metal degli Iron Maiden e dei Saxon."
"Sanremo? Se sei ansioso sei finito" - Guardando al futuro e all'imminente Festival di Sanremo 2025, Pezzali non nasconde le sue perplessità, regalando un'analisi lucida e schietta della kermesse: "In quella platea non c'è nessuno che è lì per te: sono lì a vedere che cosa puoi sbagliare, non che cosa puoi fare bene. Se sei un tipo ansioso, sei finito." Parole che rivelano una consapevolezza maturata in decenni di carriera e che fotografano perfettamente le dinamiche del palco più importante della musica italiana.
La rivelazione su Cecchetto - Nel corso dell'intervista, emerge anche il capitolo Claudio Cecchetto, figura fondamentale nella storia degli 883, con cui oggi i rapporti si sono interrotti: "Quando certi ingranaggi si bloccano così è perché ci sono delle ottime ragioni. Non a tutto si può applicare l'arte giapponese del kintsugi, del rimettere insieme i pezzi." Una metafora elegante per descrivere la fine di un rapporto professionale che ha segnato un'epoca: "Ma è giusto: si cresce anche con gli scontri, i conflitti, le rotture", aggiunge con maturità.
"Faccio l'amico con mio figlio" - L'artista si apre anche sul lato più intimo e personale della sua vita, quello di padre. Con il figlio Hilo, Pezzali rivela di aver scelto una strada educativa non convenzionale: "Sono uno di quei genitori che gli educatori non approvano: faccio l'amico. Poco rigore, poca autorevolezza." Una scelta che però sembra dare i suoi frutti, grazie anche alla personalità del figlio che, come racconta orgoglioso, "è ligio, preciso, osserva le regole." A lui, Max ha voluto trasmettere un insegnamento fondamentale che forse riassume tutta la sua filosofia di vita: "Gli ho spiegato che non esiste il possesso, che nessuno è di nessuno. Voglio tenerlo lontano dalle espressioni e dagli atteggiamenti assoluti."

