Mary Poppins, la tata magica che ha incantato generazioni di bambini, è finita nel mirino del politically correct. Il British Board of Film Classification (Bbfc), l'ente britannico di classificazione cinematografica, ha infatti riclassificato il film come PG, vietandolo ai minori di 12 anni non accompagnati da un adulto.
Il motivo? La presenza di linguaggio discriminatorio, in particolare il termine "ottentotti", usato per riferirsi agli spazzacamini con la faccia sporca di fuliggine. Un termine considerato offensivo e non adatto ai bambini.
La decisione ha acceso il dibattito. Da un lato, c'è chi sostiene la necessità di proteggere i bambini da contenuti offensivi e di sensibilizzare sul tema del razzismo. Dall'altro, c'è chi ritiene che la censura sia eccessiva e che il film vada visto nel suo contesto storico, in cui il linguaggio era diverso.
Mary Poppins, uscito nel 1964, è un film iconico che ha fatto la storia del cinema. La sua magia e i suoi messaggi positivi continuano ad affascinare grandi e piccini. La riclassificazione del Bbfc non ne cancella il valore, ma invita a una riflessione su come il linguaggio e la sensibilità collettiva siano cambiati nel tempo.
Il dilemma - Continuare a mostrare Mary Poppins ai bambini, accompagnando la visione con una spiegazione del contesto storico e dei termini offensivi presenti, oppure limitarne la visione ai più piccoli? La scelta è nelle mani dei genitori e degli educatori.
Ma un'altra domanda sorge spontanea: quali altri film classici potrebbero essere riclassificati in futuro per "linguaggio discriminatorio"? E dove si traccerà il confine tra censura e tutela dei minori?
La polemica su Mary Poppins è solo l'inizio di un dibattito più ampio che riguarda il nostro rapporto con il passato e con le sue rappresentazioni. Un dibattito importante, che ci sfida a trovare un equilibrio tra la conservazione della memoria storica e la promozione di una società più inclusiva e rispettosa.