Da regine Lgbt e impegnate verso l'Oscar ad "appestate". Il passato che travolge Torres e Gascon


Alla fine, travolta dallo scandalo che ne ha distrutto l'immagine in poco tempo, ha annientato le sue speranze di vincere l'Oscar e rischia di danneggiare gravemente le 13 candidature di Emilia Perez, film di cui è protagonista principale, Karla Sofia Gascon, la prima attrice transessuale in nomination della storia ha dovuto cedere.
E sui social ha scritto: "Ho deciso, per il film, per Jacques, per il cast, per l'incredibile squadra che lo merita, per la bellissima avventura che abbiamo vissuto tutti insieme, di lasciare che l'opera parli da sola, sperando che il mio silenzio permetta che il film venga apprezzato per quello che è, una bellissima ode all'amore e alla diversità”.
Jaques è Audiard, il regista di Emilia Perez che di fronte al riemergere (per mano della giornalista Sarah Hagi) dei vecchi post e tweet di Karla Sofia Gascon con sparate contro l’Islam ("infezione per l’umanità") i cinesi e il vaccino contro il Covid-19 ("cinese e fornito con chip obbligatorio») l'omicidio di George Floyd ("truffatore tossicodipendente"), e il galà degli Oscar post Covid, troppo inclusivo e quindi "brutto, brutto, brutto" aveva detto che non avrebbe parlato più alla sua attrice. Le cui uscite trovava "disgustose" e di cui non capiva perché continuasse a fare la vittima invece di scusarsi e stare zitta.
In una foto su Instagram, la Gascon è abbracciata e sorridente a Fernanda Torres, attrice brasiliana molto lodata in nomination agli Oscar per I'm Still Here, struggente storia di una famiglia fra le difficoltà del Brasile. Pure lei travolta dal passato che non passa, e dalla memoria lunga di Internet. Qualcuno ha riproposto un suo vecchio sketch in cui era dipinta di nero per fare la parodia degli afroamericani, la cosiddetta black face.
A seguire, la consueta bufera mediatica e il processo per direttissima distruggerne immagine e reputazione. La Torres si è subito scusata, scrivendo: "Quasi vent'anni fa, sono apparsa con il blackface in uno sketch comico di uno show televisivo brasiliano. Mi dispiace molto per questo. Faccio questa dichiarazione perché è importante per me affrontare la questione rapidamente per evitare ulteriore dolore e confusione. A quel tempo, nonostante gli sforzi dei movimenti e delle organizzazioni nere, la consapevolezza della storia razzista e del simbolismo del blackface non era ancora entrata nella coscienza pubblica dominante in Brasile". Poi la chiusa: "Ora è chiaro nel nostro Paese e ovunque che il blackface non è mai accettabile".
La Gascon sembra ormai tramontata come vincitrice degli Oscar, la Torres ha fatto migliore figura senza fare vittimismi e prendendosi le proprie responsabilità. Ma non si sa se è fuori dai giochi pure lei, perché di questi tempi basta una frase o un video fuori luogo, magari di anni fa, per finire nella lista degli "appestati" con carriera e reputazione distrutte.
Foto dai film e da Instagram

Alla fine, travolta dallo scandalo che ne ha distrutto l'immagine in poco tempo, ha annientato le sue speranze di vincere l'Oscar e rischia di danneggiare gravemente le 13 candidature di Emilia Perez, film di cui è protagonista principale, Karla Sofia Gascon, la prima attrice transessuale in nomination della storia ha dovuto cedere.
E sui social ha scritto: "Ho deciso, per il film, per Jacques, per il cast, per l'incredibile squadra che lo merita, per la bellissima avventura che abbiamo vissuto tutti insieme, di lasciare che l'opera parli da sola, sperando che il mio silenzio permetta che il film venga apprezzato per quello che è, una bellissima ode all'amore e alla diversità”.
Jaques è Audiard, il regista di Emilia Perez che di fronte al riemergere (per mano della giornalista Sarah Hagi) dei vecchi post e tweet di Karla Sofia Gascon con sparate contro l’Islam ("infezione per l’umanità") i cinesi e il vaccino contro il Covid-19 ("cinese e fornito con chip obbligatorio») l'omicidio di George Floyd ("truffatore tossicodipendente"), e il galà degli Oscar post Covid, troppo inclusivo e quindi "brutto, brutto, brutto" aveva detto che non avrebbe parlato più alla sua attrice. Le cui uscite trovava "disgustose" e di cui non capiva perché continuasse a fare la vittima invece di scusarsi e stare zitta.
In una foto su Instagram, la Gascon è abbracciata e sorridente a Fernanda Torres, attrice brasiliana molto lodata in nomination agli Oscar per I'm Still Here, struggente storia di una famiglia fra le difficoltà del Brasile. Pure lei travolta dal passato che non passa, e dalla memoria lunga di Internet. Qualcuno ha riproposto un suo vecchio sketch in cui era dipinta di nero per fare la parodia degli afroamericani, la cosiddetta black face.
A seguire, la consueta bufera mediatica e il processo per direttissima distruggerne immagine e reputazione. La Torres si è subito scusata, scrivendo: "Quasi vent'anni fa, sono apparsa con il blackface in uno sketch comico di uno show televisivo brasiliano. Mi dispiace molto per questo. Faccio questa dichiarazione perché è importante per me affrontare la questione rapidamente per evitare ulteriore dolore e confusione. A quel tempo, nonostante gli sforzi dei movimenti e delle organizzazioni nere, la consapevolezza della storia razzista e del simbolismo del blackface non era ancora entrata nella coscienza pubblica dominante in Brasile". Poi la chiusa: "Ora è chiaro nel nostro Paese e ovunque che il blackface non è mai accettabile".
La Gascon sembra ormai tramontata come vincitrice degli Oscar, la Torres ha fatto migliore figura senza fare vittimismi e prendendosi le proprie responsabilità. Ma non si sa se è fuori dai giochi pure lei, perché di questi tempi basta una frase o un video fuori luogo, magari di anni fa, per finire nella lista degli "appestati" con carriera e reputazione distrutte.
Foto dai film e da Instagram

Alla fine, travolta dallo scandalo che ne ha distrutto l'immagine in poco tempo, ha annientato le sue speranze di vincere l'Oscar e rischia di danneggiare gravemente le 13 candidature di Emilia Perez, film di cui è protagonista principale, Karla Sofia Gascon, la prima attrice transessuale in nomination della storia ha dovuto cedere.
E sui social ha scritto: "Ho deciso, per il film, per Jacques, per il cast, per l'incredibile squadra che lo merita, per la bellissima avventura che abbiamo vissuto tutti insieme, di lasciare che l'opera parli da sola, sperando che il mio silenzio permetta che il film venga apprezzato per quello che è, una bellissima ode all'amore e alla diversità”.
Jaques è Audiard, il regista di Emilia Perez che di fronte al riemergere (per mano della giornalista Sarah Hagi) dei vecchi post e tweet di Karla Sofia Gascon con sparate contro l’Islam ("infezione per l’umanità") i cinesi e il vaccino contro il Covid-19 ("cinese e fornito con chip obbligatorio») l'omicidio di George Floyd ("truffatore tossicodipendente"), e il galà degli Oscar post Covid, troppo inclusivo e quindi "brutto, brutto, brutto" aveva detto che non avrebbe parlato più alla sua attrice. Le cui uscite trovava "disgustose" e di cui non capiva perché continuasse a fare la vittima invece di scusarsi e stare zitta.
In una foto su Instagram, la Gascon è abbracciata e sorridente a Fernanda Torres, attrice brasiliana molto lodata in nomination agli Oscar per I'm Still Here, struggente storia di una famiglia fra le difficoltà del Brasile. Pure lei travolta dal passato che non passa, e dalla memoria lunga di Internet. Qualcuno ha riproposto un suo vecchio sketch in cui era dipinta di nero per fare la parodia degli afroamericani, la cosiddetta black face.
A seguire, la consueta bufera mediatica e il processo per direttissima distruggerne immagine e reputazione. La Torres si è subito scusata, scrivendo: "Quasi vent'anni fa, sono apparsa con il blackface in uno sketch comico di uno show televisivo brasiliano. Mi dispiace molto per questo. Faccio questa dichiarazione perché è importante per me affrontare la questione rapidamente per evitare ulteriore dolore e confusione. A quel tempo, nonostante gli sforzi dei movimenti e delle organizzazioni nere, la consapevolezza della storia razzista e del simbolismo del blackface non era ancora entrata nella coscienza pubblica dominante in Brasile". Poi la chiusa: "Ora è chiaro nel nostro Paese e ovunque che il blackface non è mai accettabile".
La Gascon sembra ormai tramontata come vincitrice degli Oscar, la Torres ha fatto migliore figura senza fare vittimismi e prendendosi le proprie responsabilità. Ma non si sa se è fuori dai giochi pure lei, perché di questi tempi basta una frase o un video fuori luogo, magari di anni fa, per finire nella lista degli "appestati" con carriera e reputazione distrutte.
Foto dai film e da Instagram

