Uscito dalla porta principale da cui era entrato quando la nuova Rai cominciava a nascere all'ombra del governo Meloni, con un flop immediato e fra mille critiche. Ora rientra dalla finestra e si riprende il suo spazio in tv. Pino Insegno è uno dei più bravi doppiatori italiani, abile attore di teatro. Un po' sparito dalla televisione che conta finché l'onda altissima di Giorgia Meloni diventata premier lo ha riportato al centro della scena.
Ma il nuovo inizio era andato malissmo, con la riedizione del Mercante in fiera sepolta in fretta sotto le macerie degli ascolti bassi. Sembrava finita, invece Insegno uscito dalla porta rientra dalla finestra e annuncia: "Ora mi posso scatenare". Promosso alla conduzione di Reazione a catena.
Lui però ad essere definito un miracolato perché in ottimi rapporti con la premier Meloni non ci sta. Dalle pagine de La Stampa manda a dire: "Appoggio Meloni perché mi piace quel che fa. Ma ho subito attacchi inimmaginabili". E ancora: "Non c’è stata nessuna pressione politica nemmeno per Mercante in fiera: io non smaniavo certo per andare avanti. Quando stai perdendo 5 a 0, forse conviene fingersi infortunato e uscire. Restare in campo è stato faticoso. Avevo accettato il programma perché avevo voglia di tornare a giocare in tv: mai avrei immaginato tutti quegli attacchi frontali. Era il mio primo flop in 40 anni di carriera".
Nessun problema anche con Marco Liorni, suo predecessore al timone di Reazione a catena. Mentre smentisce decisamente che la premier in persona gli abbia chiesto di andare ad una cena riparatrice con Amadeus, via dalla Rai e col futuro a Nove. Con sottolineatura al veleno: "Si è parlato più di me che della Ferragni" e dei guai che la vedono protagonista.
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