Arriva nelle sale il film "Capitano" che vede Pierfrancesco Favino interpretare Salvatore Todaro, comandante di sommergibile nella marina fascista durante la Seconda guerra mondiale, che disubbidì agli ordini dei superiori e salvò dal naufragio gli uomini che lo avevano attaccato.
Un fascista realmente esistito, vero ma anche un uomo complesso e pieno di contraddizioni, come lo ha definito Favino parlandone alla presentazione del film: "Todaro era cattolico ma esoterista e spiritista, fascista ma prima di tutto si definiva uomo di mare" e a quel codice d'onore e di soccorso obbediva prima di tutto.
Poi c'è il Favino privato che racconta a Repubblica l'unica esperienza sessuale avuta nella sua vita: "Un uomo più grande di me mi corteggiava, e io ho voluto togliermi un dubbio sulla mia sessualità, per non portarmelo dentro tutta la vita. L’ho sciolto, ho capito che omosessuale non lo ero. Era un tempo in cui se sentivi un’emozione per un uomo ti chiedevi cosa avevi di sbagliato; adesso per le nuove generazioni è tutto più semplice. Nello spettacolo l’omosessualità è sempre stata presente". L'episodio capitato all'attore "non fu nulla di carnale".
Quindi un ritorno alla polemica innescata sulla scelta dell'attore americano Adam Driver per interpretare il film sulla vita di Enzo Ferrari: "In America esiste da anni una cultura che viene chiamata woke. Nasce come forma di rispetto per le minoranze. Ma ora vale anche per il cinema". E per questo, se i tedeschi girano con attori e staff della loro nazionalità un film pluripremiato come Niente di nuovo sul fronte occidentale, un biopic su Ferrari dovrebbe essere fatto solo da e con italiani.
Il dubbio resta.
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