Tutta la famiglia con lui sul red carpet, poi la conferenza stampa. Un Kevin Costner baffuto, segnato dall'età e dal ruolo a cui ha dato tutto, prima vestito di bianco cerimoniale poi in look più informale, ha presentato al Festival di Cannes quello che per lui è il film della vita. L'impresa della vita, come lui stesso ha confermato in conferenza stampa: "Horizon è per me più grande di Balla coi lupi". Ovvero superiore a quella che viene considerata la massima impresa cinematografica con al centro il divo americano oggi 69enne.
Horizon è un monumentale western che, dopo la prima a Cannes, molti hanno definito classico, un omaggio epico all'immaginario anni 50 legato a questo tipo di cinema. "Ci ho messo tutti i miei soldi - ha sottolineato Costner - perché questo è il film che sognavo di girare". Viene alla mente il parallelismo con un'altra opera assoluta, summa di una carriera, che a Cannes ha diviso pubblico e critica, il Megalopolis di Francis Ford Coppola. Con la differenza che quello è un film sperimentale e che sfida lo spettatore, questo di Costner vuole essere in tutto e per tutto un "classico".
Pure qui la scommessa è massima: 6 ore di durata, suddivise in due capitoli, e Costner già annuncia di voler girare altri due capitoli. La sua missione è rendere completa giustizia al West: "Era un mondo complesso, non era per niente facile viverci. Non c'era legge". Vita dura, modi bruschi, decisioni spesso senza mezze misure da prendere. Come avviene in Horizon: An American Saga che nessuno voleva produrre fino a spingere Costner a investirci di tasca propria 50 milioni di dollari. La classica scommessa da dentro o fuori.
La storia vede Costner, regista e attore che però non si fa vedere in scena per oltre la prima ora del film, scontrarsi frontalmente con una banda di criminali sulle tracce di una donna che ha sparato ad un pessimo elemento che la minacciava, senza ucciderlo ma ferendolo. I suoi figli giurano vendetta, il personaggio di Costner si troverà in mezzo fra la donna e i vendicatori, un una frontiera sconvolta dalla febbre per l'occupazione di terre e risorse e le sanguinose scorribande dei nativi. Una grande epica, accolta da 7 minuti di applausi fra le lacrime di Costner. Che si gioca tutto, davvero tutto.
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