La verità è che è sempre stato "troppo". Troppo bravo, troppo tecnico, troppo "grande" nei formati di immagine usati, con sequenze spettacolari, grandiose, musiche come un tuono, pezzi di virtuosismo registico. Per non parlare poi delle trame multistrato, caro Christopher Nolan. Il ragazzo sempre ben pettinato, il britannico biondo e azzimato che pretendeva di stupire il mondo ad ogni film, spingendo ogni volta l'asticella della sfida più in alto. E a forza di spingere ecco il fungo atomico: Oppenheimer. Ed ecco dopo tanti tentativi frustrati, la consacrazione: l'Oscar come migliore regista.
Tutti i detrattori di Nolan
Le storie, dicevamo: contorte, cervellotiche, colte, matematiche. A sfidare lo spettatore. Era ancora giovanissimo e sconosciuto il Nolan che abbagliò per la prima volta il mondo con Memento, il suo film a basso costo con Guy Pearce l'australiano che certo non era una superstar. Trama che per capirla subito dovresti rimontare il film, perché la storia va al contrario. Erano già i segnali di stile. Poi Insomnia con le star hollywoodiane, Al Pacino e Robin Williams. Il meno bello, il più solito, forse gli Usa pensavano di addomesticarlo. Ma già spuntavano i detrattori, mentre arrivava Batman Begins, primo capitolo della sua trilogia sul supereroe Dc Comics. Troppo tecnico, troppo freddo, bravo nelle sequenze d'azione ma non sarà mai un autore con la "a maiuscola". Presuntuoso.
Un crescendo
Ma siccome quelli come Chrstopher Nolan sono costruiti per seguire la propria ossessione, la visione che brucia dentro, botte, critiche, lazzi e nomination finite a vuoto non lo hanno fermato. Se siamo qui a chiederci se il suo capolavoro, almeno fino a Oppenheimer, sia stato Il cavaliere oscuro o Inception è proprio per la sua capacità di cambiare passo: un film su un supereroe che diventa una straordinaria opera d'autore. Ciao ciao Avengers, ciao ciao film da popcorn come Spiderman. Qui siamo altrove. E il biondo britannico con la riga da una parte, che scrive tutto lui (ma col fratello e la fondamentale moglie produttrice Emma Thomas), produce tutto da sé, respinge gli effetti digitali perché vuole tutto concreto, reale, ricostruito, enorme, filmato in IMAX, prepara la sua scalata all'Everest.
L'Oscar abbagliante come un'esplosione
I giochi col tempo e la mente di Inception lasciano spazio a Interstellar. E ancora una volta il regista, devoto di Stanley Kubrick (che cita e addirittura vuole superare nel finale da quarta dimensione) spiazza. Scopre il calore delle lacrime, dell'amore, del legame fra esseri umani. Poi siccome ama rimescolare le carte, col film dopo, Dunkirk, asciuga tutto e gioca di montaggio, suoni, colonna sonora, pochissimi dialoghi. Poi l'astruso Tenet e ripiovono bastonate: hai visto che è un arzigogolo mentale vivente? Un saccente che si capisce solo lui? Ci è ricascato. Invece ecco il film che unisce temi morali, tecnologia, scienza, tormenti interiori e presenta perfino le prime scene di sesso e di nudo della sua filmografia. Boom, bang.
Oppenheimer spazza via Barbie e tutto il resto. Otto nomination, Oscar sempre negato. Poi eccolo, mentre il film sul Prometeo moderno, il distruttore di mondi, viaggia verso il miliardo di dollari di incassi. E lui se ne mette in tasca in un colpo 100 milioni. Straordinario ma con la giacca sempre a posto e la pettinatura da bancario del lunedì mattina. Strano tipo, Chris.
Cristiano Sanna Martini
Foto Ansa, Shutterstock, immagini dai film