Anno di grazia 1862, quello successivo all'Unità d'Italia dopo le campagne di Garibaldi, Cavour e l'esercito sabaudo. Una riunificazione arrivata con i referendum per le annessioni dei territori al regno dei Savoia e con la repressione armata di tutto ciò che si ribellava al nuovo ordinamento. Briganti riparte da qui, la serie italiana in streaming da aprile 2024 su Netflix segue la vicenda di Filomena (Michela De Rossi), nata povera e rimasta orfana, vive in un umile villaggio finché accetta di sposare il ricco Clemente (Gianni Vastarella).
Ma l'uomo si rivela un violento, geloso e opprimente, e un collaborazionista con i Savoia per nascondere la mappa che nasconde le rotte dell’oro sottratto a Palermo e diretto in Piemonte. Filomena si ribella e fugge ma viene catturata dai briganti ribelli ai Savoia e al Regno percepito come un invasore che ammazza chi si ribella e ruba le ricchezze del territorio conquistato. La banda Monaco è comandata da Pietro (Orlando Cinque) e Ciccilla (Ivana Lotito), criminali feroci. Ma Filomena riesce a conquistarsi la loro fiducia. Da lì assieme a loro si metterà alla ricerca dell'oro del Sud, mentre gli alti ufficiali sabaudi reprimono nel sangue le rivolte e manipolano le bande di briganti per metterle le une contro le altre.
Girata in Puglia, scritta in sei episodi dal collettivo Grams* e diretta da Steve Saint Leger, Antonio Le Fosse e Nicola Sorcinelli, Briganti unisce un tono picaresco e avventuroso da western di Sergio Leone alla rievocazione della questione meridionale.
Non la approfondisce come in un documentario storico, ma fotografa una realtà in cui la gloriosa Storia d'Italia viene vista dalla parte di chi considerò sempre i Savoia e Cavour come dei predatori e invasori. Sotto l'urto di quell'esercito e dei Mille di Garibaldi crollo il Regno delle Due Sicilie, che ai tempi dei Borbone non aveva certo la modernità della Francia o della Gran Bretagna di fine Ottocento. Ma aveva terre, ricchezza, strutture amministrative. Tutto preso, spazzato via, inglobato nel nuovo Regno d'Italia. Il banditismo e la resistenza di forme di mafia nasce anche da lì. Esiste un filone di storiografia che sostiene che l'unificazione del Paese sotto il regno sabaudo sia stata una violenza predatoria con le migliori risorse portate al Nord, dimenticanto di pareggiare i conti col Sud sfruttato. E chi risponde che di certo il regno borbonico non era un modello di inclusione ed equità.
La ferita resta aperta, nel mentre Briganti ci riporta in mezzo a quella contesa.
Foto da Netflix e Youtube