Non è passata inosservata, la clamorosa assenza di Beyoncé dalle nomination ai Country Music Awards 2024. Con Cowboy Carter, l’artista texana ha scalato le classifiche, diventando la prima donna nera in vetta alla Billboard Top Country Albums e portando Texas Hold ‘Em al numero uno tra i singoli country. Un trionfo che, però, non ha convinto la Country Music Association: zero candidature per i premi del 20 novembre a Nashville.
Razzismo? - Il padre, Mathew Knowles, non ha esitato a puntare il dito: "È razzismo, qui conta ancora il colore della pelle", ha dichiarato a TMZ, rievocando il disagio di Beyoncé dopo la performance del 2016 ai CMA con Daddy Lessons, accolta da critiche e freddezza.
Il dibattito sulla vicenda è accesissimo - Se da un lato i CMA hanno nominato artisti neri come Shaboozey e Post Malone, dall'altro l'esclusione di Beyoncé – a differenza di Morgan Wallen, premiato con otto candidature nonostante uno scandalo razzista nel 2021 – alimenta i sospetti di discriminazione.
O scelta di stile - Eppure, c'è chi, come riportato dal Corriere della Sera, vede in Cowboy Carter un album troppo pop per le radio country, che lo hanno snobbato. Razzismo sistemico o resistenza a un'evoluzione del genere? Il confine è sottile, e la polemica non si spegne.
Al di là dei trofei, Beyoncé ha già lasciato il segno - Cowboy Carter non è solo un successo commerciale – oltre 220.000 copie vendute negli USA – ma un manifesto che celebra le radici afroamericane del country, spesso ignorate. Come nota Rolling Stone, una nomination avrebbe fatto storia per una donna nera nella categoria Album dell’Anno.
Il silenzio dei CMA, però, sembra confermare ciò che l'artista ha denunciato: sfidare le convenzioni ha un prezzo. Trofeo o no, Beyoncé ha aperto una breccia che non si richiuderà facilmente.