Alessandro Gassman si gusta il suo piccolo sogno: la "vendetta". "Sono uno che si arrabbia"





Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".
Un ex killer della 'ndragheta, apparentemente 'placato' da una seconda vita di famiglia che dovrà confrontarsi con la spietatezza del proprio passato nel tentativo di di salvare la figlia. E' il personaggio di Alessandro Gassmann in "Il mio nome è vendetta", il revenge movie di Cosimo Gomez, con Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, al debutto il 30 novembre su Netflix. "Nella vita non mi considero una persona vendicativa, anzi sono considerato un muro di gomma. Sono uno che si arrabbia ma non ho mai sgozzato persone nei lavandini" dice l'attore parlando del confronto con il protagonista del film, prodotto da Colorado. Tuttavia "credo che l'animosità, l'aggressività soprattutto quella nascosta nei social abbia accresciuto nella società contemporanea un senso di occhio per occhio che è sempre fuori luogo" aggiunge l'attore. Il bello del cinema è poter esplorare questi sentimenti "non facendo male a nessuno".
Un piccolo sogno che si realizza - Gassmann è un grande amante del cinema di genere: "Sono un appassionato di fantascienza, in particolare quella giapponese degli anni '50 e '60, ma anche di horror e thriller action, Per me partecipare a un film come questo è stato un piccolo sogno". Nella storia incontriamo Santo (Gassmann), ex implacabile killer della 'ndragheta nel pieno della sua tranquilla seconda vita in Alto Adige, con la moglie e la figlia adolescente Sofia (Francesconi). Tutto va in pezzi quando due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e lo zio di Sofia. E' il via per il viaggio di Santo verso la vendetta (e, spera, dopo, la salvezza) insieme alla figlia, costretta a confrontarsi con il passato del padre e una violenza senza freni da cui deve imparare a difendersi.
La sfida e l'incidente sul set - La sfida per Gassmann che ha avuto tra i modelli uno dei principi del genere, Liam Neeson ("che poi nella vita è una persona dolcissima" chiosa) è stata anche fisica: "Mi sono rimesso in forma per il film - dice sorridendo - ce ne vorrebbe uno all'anno". Si è molto divertita nell'esperienza, nonostante un piccolo incidente sul set ("un occhio nero istantaneo entrando in un portabagagli"), la 19enne Ginevra Francesconi anche se "quando ho letto la sceneggiatura avevo alta l'adrenalina e sentivo un forte senso di responsabilità nel rendere un personaggio come Sofia. Ho cercato di renderlo vicino a me, nel suo essere adolescente, e mettendo al centro il rapporto con il padre".