Un regista coraggioso, "social", che tra i primissimi in Italia ha saputo dare voce, corpo e volto a donne forti e scandalose dentro storie altrettanto forti. Se n'è andato a 76 anni nella Roma che aveva scelto come sua città adottiva, Salvatore Piscicelli. Considerato un maestro da Paolo Sorrentino e Mario Martone.
Nato a Pomigliano d'Arco, Piscicelli si fece subito notare in ambito europeo con il film d'esordio Immacolata e Concetta - L'altra gelosia, primo a filmare l'amore lesbico fra due operaie come sfida al mondo proletario attorno, con addosso tutti i pregiudizi della cultura meridionale. Vinse il Pardo d'Oro a Locarno e lanciò la brava attrice di teatro Ida Di Benedetto al cinema. Il successivo Le occasioni di Rosa, storia di una ragazza delle borgate che si prostituisce, fece brillare l'astro dell'esordiente Marina Suma premiata subito con il David di Donatello.
A seguire il musical partenopeo Blues Metropolitano, poi tra gli altri Regina, il duro e criminale Baby Gang, lo sperimentale Quartetto ispirato alle regole del cinema-verità declinate dal Dogma di Lars Von Trier. Ultimo lavoro, molto bello, è Vita segreta di Maria Capasso, con Luisa Ranieri, ancora una storia di una donna stretta fra la criminalità e l'uccisione del marito, che trova il modo di usare il suo potere su chi l'avrebbe potuta usare e distruggere.
Ispirato al cinema di Fassbinder, quello di Piscicelli è un modo di raccontare la realtà aspro e poetico allo stesso tempo, senza paura di infastidire o scandalizzare i moralisti.
Foto Ansa e immagini dai film di Piscicelli