Addio al bambino di "Ladri di biciclette". La scena con De Sica e lo stratagemma per farlo piangere
Se n'è andato in punta di piedi come era arrivato, con quello sguardo che bucava lo schermo. Enzo Staiola, nato nella Garbatella il 15 novembre 1939 e spentosi mercoledì 4 giugno 2025 a Roma all'età di 85 anni, resta per sempre il piccolo Bruno di "Ladri di biciclette". Un bambino che senza saperlo è diventato l'icona di un'Italia ferita ma viva, quella del Neorealismo che ha conquistato il mondo. Era il 1948 quando Vittorio De Sica lo pescò per strada, nei vicoli popolari del suo quartiere: non sapeva recitare, ma camminava con la dignità di un uomo piccolo e aveva negli occhi la fame vera, quella che non si può fingere.
La magia di quel film resta intatta dopo 77 anni, così come l'episodio che ha fatto discutere generazioni di cinefili. Per farlo piangere nella scena più toccante, De Sica escogitò uno stratagemma crudele: gli nascose delle cicche di sigaretta nelle tasche e poi lo umiliò davanti a tutta la troupe chiamandolo "ciccarolo", raccoglitore di mozziconi. Il bambino scoppiò in lacrime vere e quella disperazione autentica entrò per sempre nella storia del cinema. Un aneddoto che ha diviso gli esperti: genialità di un regista visionario o crudeltà verso un innocente? La verità, forse, sta nel mezzo: erano altri tempi, e quel pianto disperato ha commosso milioni di spettatori in tutto il mondo.
Dopo la gloria, la scelta della normalità - "Ladri di biciclette" conquistò tutto: Oscar, Golden Globe, Bafta, cinque Nastri d'argento e l'ammirazione eterna di maestri come Spielberg e Scorsese. Per Enzo fu l'inizio e, in un certo senso, anche la fine. Recitò ancora accanto a star come Gina Lollobrigida, Anna Magnani e Aldo Fabrizi, ma quella scintilla irripetibile del neorealismo non tornò più. Negli anni '60 disse addio al cinema senza clamore, scegliendo una vita normale da impiegato del catasto. Una scelta sobria, coerente con quel suo pudore che lo aveva reso speciale già da bambino.
Se n'è andato in punta di piedi come era arrivato, con quello sguardo che bucava lo schermo. Enzo Staiola, nato nella Garbatella il 15 novembre 1939 e spentosi mercoledì 4 giugno 2025 a Roma all'età di 85 anni, resta per sempre il piccolo Bruno di "Ladri di biciclette". Un bambino che senza saperlo è diventato l'icona di un'Italia ferita ma viva, quella del Neorealismo che ha conquistato il mondo. Era il 1948 quando Vittorio De Sica lo pescò per strada, nei vicoli popolari del suo quartiere: non sapeva recitare, ma camminava con la dignità di un uomo piccolo e aveva negli occhi la fame vera, quella che non si può fingere.
La magia di quel film resta intatta dopo 77 anni, così come l'episodio che ha fatto discutere generazioni di cinefili. Per farlo piangere nella scena più toccante, De Sica escogitò uno stratagemma crudele: gli nascose delle cicche di sigaretta nelle tasche e poi lo umiliò davanti a tutta la troupe chiamandolo "ciccarolo", raccoglitore di mozziconi. Il bambino scoppiò in lacrime vere e quella disperazione autentica entrò per sempre nella storia del cinema. Un aneddoto che ha diviso gli esperti: genialità di un regista visionario o crudeltà verso un innocente? La verità, forse, sta nel mezzo: erano altri tempi, e quel pianto disperato ha commosso milioni di spettatori in tutto il mondo.
Dopo la gloria, la scelta della normalità - "Ladri di biciclette" conquistò tutto: Oscar, Golden Globe, Bafta, cinque Nastri d'argento e l'ammirazione eterna di maestri come Spielberg e Scorsese. Per Enzo fu l'inizio e, in un certo senso, anche la fine. Recitò ancora accanto a star come Gina Lollobrigida, Anna Magnani e Aldo Fabrizi, ma quella scintilla irripetibile del neorealismo non tornò più. Negli anni '60 disse addio al cinema senza clamore, scegliendo una vita normale da impiegato del catasto. Una scelta sobria, coerente con quel suo pudore che lo aveva reso speciale già da bambino.
Se n'è andato in punta di piedi come era arrivato, con quello sguardo che bucava lo schermo. Enzo Staiola, nato nella Garbatella il 15 novembre 1939 e spentosi mercoledì 4 giugno 2025 a Roma all'età di 85 anni, resta per sempre il piccolo Bruno di "Ladri di biciclette". Un bambino che senza saperlo è diventato l'icona di un'Italia ferita ma viva, quella del Neorealismo che ha conquistato il mondo. Era il 1948 quando Vittorio De Sica lo pescò per strada, nei vicoli popolari del suo quartiere: non sapeva recitare, ma camminava con la dignità di un uomo piccolo e aveva negli occhi la fame vera, quella che non si può fingere.
La magia di quel film resta intatta dopo 77 anni, così come l'episodio che ha fatto discutere generazioni di cinefili. Per farlo piangere nella scena più toccante, De Sica escogitò uno stratagemma crudele: gli nascose delle cicche di sigaretta nelle tasche e poi lo umiliò davanti a tutta la troupe chiamandolo "ciccarolo", raccoglitore di mozziconi. Il bambino scoppiò in lacrime vere e quella disperazione autentica entrò per sempre nella storia del cinema. Un aneddoto che ha diviso gli esperti: genialità di un regista visionario o crudeltà verso un innocente? La verità, forse, sta nel mezzo: erano altri tempi, e quel pianto disperato ha commosso milioni di spettatori in tutto il mondo.
Dopo la gloria, la scelta della normalità - "Ladri di biciclette" conquistò tutto: Oscar, Golden Globe, Bafta, cinque Nastri d'argento e l'ammirazione eterna di maestri come Spielberg e Scorsese. Per Enzo fu l'inizio e, in un certo senso, anche la fine. Recitò ancora accanto a star come Gina Lollobrigida, Anna Magnani e Aldo Fabrizi, ma quella scintilla irripetibile del neorealismo non tornò più. Negli anni '60 disse addio al cinema senza clamore, scegliendo una vita normale da impiegato del catasto. Una scelta sobria, coerente con quel suo pudore che lo aveva reso speciale già da bambino.
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