"Volevo i soldi che non avevo mai visto, le cose che non avevo mai fatto". Achille Lauro, il cantante che ha conquistato il pubblico italiano con il suo stile unico e provocatorio, riavvolge il nastro della sua vita e racconta come è iniziato tutto. Rischiando di perdersi. Lo fa nel docufilm "Ragazzi madre - L’Iliade" (disponibile su Prime Video). Una storia di fame, di ribellione, di arte e di redenzione, che parte da una infanzia difficile e arriva fino al successo di oggi.
La comune, la droga e i reati - Nato a Roma nel 1990, ha iniziato col vivere una vita da adulto, lontano dalla famiglia e soprattutto dalle regole. "Non era la vita di un bambino di 14 anni", dice nel docufilm, che mostra immagini inedite della sua giovinezza. Con il fratello maggiore Federico, che diventerà poi il suo produttore e la sua figura paterna, Achille entra in una comune, dove si trova a contatto con la droga, il crimine e la marginalità. "Artistoidi, delinquenti, figli di nessuno: a quindici anni venivo cresciuto da cinquantenni pluripregiudicati che per me erano qualcosa vicino a un padre", racconta. Sono gli anni bui, quando ha rischiato di perdersi. Quando tornava dal supermercato con cinque, seicento euro di roba. "Quello che l'ha salvato dal fare una brutta fine, e ci voleva davvero poco, è stato probabilmente avere qualcuno che gli voleva bene alle spalle". Appunto, suo fratello.
Grazie a lui, Achille Lauro scopre la sua passione per la musica, che diventerà la sua salvezza e la sua vocazione. "Si capiva subito che in lui c'era qualcosa di particolare", dice Federico, che lo porta a esibirsi nei locali e a registrare i suoi primi brani. La svolta arriva nel 2018, con il singolo Rolls Royce, che lo fa conoscere al grande pubblico e che diventa una hit. "Ci siamo detti: cavolo, questa canzone è diversa da tutto quello che abbiamo fatto prima", dice Boss Doms, il suo collaboratore artistico.
Da allora, Achille Lauro non si è più fermato, e ha continuato a sperimentare e a sorprendere con la sua musica, la sua moda e la sua controcultura. Ha partecipato due volte al Festival di Sanremo, dove ha presentato brani come C'est la vie e Me ne frego, e ha lanciato il suo progetto artistico 1920 - Achille Lauro & The Untouchable Band, con cui ha omaggiato la musica italiana del Novecento. Ha anche dimostrato il suo impegno sociale, aiutando i ragazzi che vivono nelle carceri e nelle comunità, e che hanno bisogno di una speranza. "Sono molto grato e ora posso aiutare persone che hanno vissuto quello che ho vissuto io, ragazzi che stanno nelle carceri, nelle comunità, che hanno realmente bisogno di aiuto", dice.
Il docufilm "Ragazzi madre - L’Iliade" è un modo per celebrare i suoi primi dieci anni di carriera, prima di partire per Los Angeles, dove si trasferirà per qualche mese. Un modo per raccontare la sua storia, fatta di alti e bassi, di sfide e di conquiste, di arte e di vita. "Sono una pop star, una rock star, un punk rocker, uno scrittore bohemienne. Sono il figlio di Dio, il figlio di ma', un ragazzo normale, un miracolato, un pessimo esempio. Mentre mi toglievo la vita, mi rivedevo: questa sarà una storia a lieto fine, e così fu. Fino a qui, tutto bene".