Nero, con occhi giganti, molte minacce attorno e qualche alleato occasionale. Così ha conquistato il mondo, fino a prendersi la candidatura all'Oscar per quel che mostra e come lo mostra. Il gattino protagonista di Flow è senza ombra di dubbio una delle icone del momento. I grandi incassi al cinema e la nomination ne sono una conferma, il 3 marzo prossimo sapremo se la spunterà.
Flow è un piccolo miracolo, perché viene dal genio creativo di Gints Zilbalodis, dalla Lettonia. Non usa nessuna delle tecniche o degli stilemi di estetica da Disney Pixar. E mostra gli animali per quel che sono: con i loro versi, le loro paure, le loro capacità, la necessità di sopravvivere. In questo caso, a un terribile disastro naturale.
Nessuno parla, ci sono soltanto i suoni della Natura, compresi quelli realistici dei protagonisti di questo film, un gruppo di animali scampati al disastro che devono vagare e sopravvivere. Atteaversando scenari maestosi, meravigliosi e spesso minacciosi.
Zilbalodis scrive e dirige, usa tecnologie open source, basso budget e molte splendide idee. Ne viene fuori un film appassionante e commovente, che mette assieme un'animazione diversa da quella che va per la maggiore con tecniche da videogame evoluto (è stato usato per l'animazione Blender, che usa il motore grafico di Unreal, capolavoro del gaming). E parla, con gli occhi di questo gattino e dei suoi amici, a noi, alla nostra coscienza per quel che accade al mondo storto che abitiamo. Noi, e gli animali attorno a noi. (Cr.S.)
Fotogrammi dal film