In una toccante intervista a "La Volta Buona", Lello Arena ha rivelato dettagli inediti sul suo primo incontro con Massimo Troisi. Fu durante uno spettacolo di Natale quando, per sostituire un attore malato, venne chiamato "questo ragazzino che faceva ridere tutti". Arena ricorda con tenerezza quel momento: "Vedo questo ragazzo sulla porta con il copione in mano, ma quando chiesi se era lui che veniva per la parte, per prima cosa mi disse di no, aveva paura". Un inizio timido per quella che sarebbe diventata una delle più grandi amicizie del cinema italiano.
Quando l'amicizia con Troisi venne messa alla prova - Una delle rivelazioni più toccanti riguarda il periodo di separazione tra i due amici. "Per un po' di anni non ci siamo parlati", confessa Arena, spiegando come un'amicizia così profonda possa essere vulnerabile alle interferenze esterne. "Lui non ha creduto nella mia buonafede e io pensavo che in quel momento nei miei confronti fosse una grande ingiustizia", rivela l'attore, evidenziando quanto questa separazione abbia segnato entrambi.
La riconciliazione: il trionfo dell'amicizia - Il lieto fine di questa storia è arrivato grazie all'intervento degli amici comuni, sempre pronti a fare da ponte tra i due artisti. Arena sottolinea: "Noi non abbiamo mai smesso di essere amici, però in termini di comunicazione si può fare una cosa stupida ma può capitare". Una riflessione profonda sulla natura delle relazioni umane e sulla possibilità di superare anche i momenti più difficili.
La malattia non è stato un problema - Poi ai microfoni dei Lunatici, su Rai Radio 2, nel 2021, parlò anche della malattia del compianto amico e collega: "Voglio dire e ristabilire la verità. Per esempio il discorso sulla malattia di Massimo spesso viene utilizzato come grimaldello emotivo per ottenere il consenso del lettore. Ma la malattia di Massimo, tranne che per il suo epilogo drammatico, non è mai stato un problema per noi".
Pagavano i portieri - "Abbiamo avuto groupies che pagavano i portieri d'albergo per farsi trovare in camera nostra. Noi avevamo 26 anni, immaginate com'era la situazione".