Mahmood: "Ero quello grasso e miope, preso in giro da piccolo. Torno a Sanremo coi Tenores di Bitti"
Il brano in gara si intitola "Tuta gold" ed è nel nuovo album "Nei letti degli altri". Il due volte vincitore si svela e porta appresso le sue radici
Prima i Soldi poi i Brividi. Due colpi due centri, prima come miglior promessa di Sanremo Giovani arrivata a vincere travolgendo i Big nel 2019, poi in coppia con Blanco tre anni dopo. Ora Alessandro Mahmood torna sul palco dell'Ariston con Tuta Gold che lancia il suo nuovo album Nei letti degli altri e il tour estivo anticipato ad aprile dalle date di un giro di concerti in altri Paesi europei. Un anno e mezzo di lavoro a Nei letti degli altri che, come dice alla presentazione del lavoro, lo ha profondamente cambiato aiutandolo ad aprirsi agli altri e al mondo. Dentro ci sono ferite antiche, però.
Quello "sbagliato" cresciuo col bisogno di essere amato
Mahmood era quello mezzo straniero, quello con un pessimo rapporto col padre egiziano (la mamma è sarda si Orosei), il bambino timido e un po' troppo "ciccio", poi l'adolescente con occhiali, che non sapeva bene come trovare il suo posto nel mondo e che veniva bullizzato e preso in giro. Fame d'amore, da sempre, una natura diffidente e fragile. Ma poi la musica, quella che ora lo ha reso Mahmood, nome d'arte che nasce dalla fusione del suo cognome paterno Mahmoud e la dicitura inglese my mood, cioè "come mi sento interiormente". Il canto, il rap, i suoni, educati anche dalle lezioni di canto con Gianluca Valenti, di teoria e solfeggio con Cristina Rampini e l'affinamento come interprete sotto la guida di Manuel Gervason. Poi il Cpm di Milano, fondato da Franco Mussida, chitarrista della Pfm, e l'incontro con Andrea Rodini, suo primo manager. Niente avviene per caso e l'affinamento nella preparazione non è un caso, così da mettere le origini "street" di Mahmood a contatto con il mestiere del fare musica.
A Sanremo con i Tenores di Bitti
Nei letti degli altri non è un titolo casuale come ha spiegato Mahmood alla stampa: è un album intimo e "il letto è il posto in cui si dorme, si sogna, ma si rimane anche svegli a pensare, soffrire, amare, leggere, osservare, e il tempo assume varie velocità. Nei confini del letto ci si confronta con se stessi e si esplorano i rapporti umani". In poche parole, si trova la propria casa. Così si torna a Sanremo e Mahmood ci torna portandosi appresso le radici sarde. Duetterà reinterpretando Come è profondo il mare di Lucio Dalla e avrà con sé i Tenores di Bitti. Quartetto corale che testimonia una delle forme musicali più antiche del mondo, che lasciarono a bocca aperta Frank Zappa e portarono Peter Gabriel a registrarli fra le vie, le pietre, i paesaggi di Bitti, centro del nuorese sardo, racchiudendo quei canti in un album della prestigiosa serie Real World. Per Mahmood è il confronto con la parte più profonda di sé.