Kevin Costner, la saga western è un promemoria per l'America
(ANSA) - LIDO DI VENEZIA, 07 SET - Dopo Cannes, Venezia. Continua a tappe il tour di Kevin Costner con Horizon: An American Saga, che si inserisce nella grande tradizione del western da lui stesso percorso sin dal suo debutto da regista nel 1990 con il blockbuster Balla coi lupi, vincitore di sette Oscar, tra cui miglior film e miglior regista. Al Lido oggi c'è la premiere mondiale fuori concorso del capitolo due della saga diretto e interpretato da Costner con Sienna Miller, Sam Worthington, Giovanni Ribisi, Isabelle Fuhrman, Luke Wilson. Un terzo e un quarto film sono sceneggiati e pronti per le riprese. Horizon: An American Saga è una cronaca della Guerra civile e della colonizzazione dell'Ovest americano, "una storia dell'America troppo vasta per un solo film" che lo stesso Costner ha anche scritto insieme a Jon Baird e prodotto con la sua Territory Pictures.
Il primo capitolo, ha ammesso Costner, "non ha avuto un successo travolgente, ma non è la prima volta che faccio un film che poi resiste alla prova del tempo". Il secondo era previsto dal 15 agosto con Warner ma l'uscita è slittata al momento. La sua voce poi ha vacillato un po' mentre aggiungeva tra gli applausi: "Non so come farò a fare il 3 adesso, ma ce la farò". Horizon è il progetto della vita e a parlarne Costner si appassiona. Perché? "Questa saga è il simbolo della storia dell'America, la promessa di ciò che l'America era... Quando le persone che hanno lasciato l'Europa per attraversare l'Oceano Atlantico, hanno visto qualcosa a cui non potevano credere, un continente gigantesco senza un solo edificio. E gli occhi del mondo si sono aperti e sarebbero venuti in America con una promessa... Quella è stata una marcia di circa 300, 400 anni attraverso l'America da un mare all'altro, ed è stata fatta dai vostri antenati e dai miei". Si accalora Costner: "Il West non è Disneyland, è un posto dove è stato difficile vivere e volevo ricordare al mio paese che è stata una lotta e che fa parte della nostra storia". Dice, tuttavia, che Horizon "non è un messaggio per il mio paese; è un promemoria per il mio paese di quanto sia stato difficile per le persone intraprendere questo viaggio... Non è un messaggio politico per nessuno. I film ci parlano, e quando le luci si spengono, parlano ai nostri cuori individualmente. Possiamo tutti guardare la stessa cosa al buio, vivremo tutti lo stesso sogno, ma avrà un significato diverso per tutti noi". (ANSA). .