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Zucchero canta con la figlia Irene: “Pensavo fosse una canzone sulla luna e invece ci sono due che si ammazzano”

Inarrestabile, in Discover II stupisce ancora: "Uno dei miei sogni? Un album a due chitarre, e una voce grande così, come fece Johnny Cash. Bilanci? Non li faccio. Mi ritengo fortunato della carriera che ho fatto"

Andrea Giordanodi Andrea Giordano   
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Zucchero non ha età, alla fine glielo confidiamo. Il grande cantautore e rocker emiliano infatti ha un potere, sia energia, carisma, perseveranza creativa, chiamatelo come volete, che lo hanno reso unico nel suo genere e in ciò che fa. Onnivoro di lavoro e musica, ovviamente, non smette di mettersi in gioco, e si proietta già al prossimo album in studio, sul quale si metterà a lavorare dal prossimo gennaio, come è solito realizzare, in maniera francescana, isolandosi. Nel frattempo, però, ci godiamo la sua nuova creatura, Discover II (da oggi disponibile), presentato nel suggestivo scenario del Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano, con una sedia in mezzo al palcoscenico a sancire l’inizio di tutto. Ascoltiamo il seguito di quel disco, Discover I, nel quale, oggi, Zucchero, torna, in maniera diversa, a divertirsi, reinterpretando brani (suoi e non suoi), Moonlight Shadow, With or Without You degli U2, Agnese di Ivan Graziani, Knocking on heaven's door di Bob Dylan, collaborando nella versione box deluxe con Salmo (in Overdose d’amore), e Jack Savoretti (cantano Senza una donna), la figlia Irene Fornaciari, Russel Crowe, bella in questo la versione di Just Breathe dei Pearl Jam. Un viaggio di cover, canzoni iconiche, particolari, entrate nello stesso immaginario di Zucchero. Non un semplice esercizio stilistico, semmai una prosecuzione della sua idea di colonna portante. E ancora: dall’amico Paul Young in “I See A Darkness” a Oma Jali, vocalist e storica sua corista.

Bardolino, il bassotto – divo

Una copertina, che sembra quasi un quadro d’altri tempi, immerso in un attimo sospeso, da incastonare nella memoria. “È la mia natura, io, quasi un signorotto di campagna, col mio cane bellissimo, dolce, ma anche ridicolo”, scherza. Composto da 13 brani nella sua versione standard, “Discover II” esce in diversi formati, cd, doppio LP e digitale, fino alla versione box deluxe in tiratura limitata e numerata è disponibile in esclusiva sullo store di Universal Music Italia. Tante possibilità, trasversale, aperto ad ogni gusto e ricerca, come Zucchero d’altronde fa da sempre. Anticipato dal singolo "Amor Che Muovi Il Sole”, cover del brano "My Own Soul’s Warning" dei The Killers impreziosita con un adattamento del testo a firma proprio sua, la versione standard del disco contiene anche il brano “Una Come Te”, sempre in italiano, e pensata da Zucchero, della canzone “Chinatown” della band Bleachers. “A toccare certe canzoni, si poteva rischiare il confronto, a non dare giustizia, io volevo solo dargli un vestito originale, e anche un modo forse introspettivo. Se non mi diverto non trovo emozioni, e allora non faccio dischi. Cambiare suoni e dinamiche, queste sono canzoni ho sempre amato e avrei voluto scrivere io, anche non così conosciute. Ho cominciato a ricordarmi quando a 13 anni suonavo il sassofono tenore nella banda locale, nelle balere, le prime discoteche, i brani legati a cui sono legato, c’è una fotografia, un film. Desideravo ridare nuova vita, rinfrescarle, sto parlando ad esempio di Acquarello, sembrava una filastrocca per bambini, parla di vita, e poi Agnese di Graziani”.

Moonlight Shadow insieme alla figlia Irene

“Riconosco in lei un talento naturale, perché non è stata obbligata a cantare, io tanto meno. Riesco a scindere il rapporto tra padre – figlia, e la musica. Sono molto severo, anche con i musicisti. Lei, però, ha un talento naturale che io difendo, quando la senti pezzi suoi, cover, mi entusiasma. Pensavo che il testo parlasse della luna, di una cosa più solare ed invece ci sono due che si ammazzano. Qui avevo bisogno di una voce quasi pastello che stesse con me, Irene aveva quello che mi serviva su questo brano”.

La musica e i giovani talenti di oggi

“Non sono quello che dice la musica di adesso fa schifo, o non c’è strada”, dice. “Ci sono degli artisti talentuosi, veri, come ad esempio Salmo, è uno che ha idee, un bagaglio importante, conosce Aretha Franklin, Otis Redding, Ray Charles. O come Marracash, Blanco, che scrivono veramente bene, perché mettono melodia nelle canzoni, oltre a una sequenza di parole. Se un brano non ha una melodia che ti entra dentro è difficile da ricordare: io sono aperto a queste contaminazioni. I giovani sono macchine da guerra, duttili, pensare che io all’inizio avevo solo una bicicletta”.

Russell Crowe

“Sono un suo fan suo, come attore, e pure ora come cantante. Ci siamo visti la prima volta nel febbraio del 2023 in Australia, io suonavo a Sidney all’Opera house, c’era anche Jimmy Burns, invitato a cantare. Andammo a bere e venne anche lui. Poi ci siamo rivisti da Andrea Bocelli, mi ha invitato ad un suo concerto a La spezia. Ero curioso, sono stato colpito da lui e di come cantava, così abbiamo deciso di fare questa canzone insieme”

Nel 2025 il tour-evento “Overdose d’amore” (4 date annunciate a giugno) e i 70 anni. “Bilanci? Non li faccio”. “Mi ritengo fortunato della carriera che ho fatto. Quando ho cominciato volevo vivere di musica decorosamente, e il massimo era fare un disco con le mie canzoni, senza pensare al successo, quindi le cose sono andate diversamente. Sono in attività, non sono passati anni, il cervello è rimasto ai 30, forse ero più “responsabile” a 25 quando dovevo mettere su famiglia. Adesso sono più libero da queste, diciamo, preoccupazioni. Uno dei miei sogni? Un album a due chitarre, e una voce grande così, come fece Johnny Cash”.

Andrea Giordanodi Andrea Giordano   
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